V Domenica di Pasqua *Domenica 19 maggio 2019

Giovanni 13, 31-33a.34-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Un comandamento nuovo

Siamo di fronte a un momento estremamente solenne e gravoso quando Gesù pronuncia queste parole. Lo si percepisce dal fatto che usa un termine come comandamento, che si collega all’alleanza fondamentale fatta da Dio con Israele attraverso le tavole della legge date a Mosè. E lo si percepisce soprattutto dal contesto. Siamo dentro l’ultima cena. Sono le ultime ore della vita terrena di Gesù, le ultimissime ore tranquille. Ma le angosce e le inquietudini si affollano paurosamente. Gesù ha riunito i suoi e ha compiuto un gesto straordinario lavando loro i piedi. Lui che era il loro maestro. Poi si guarda attorno e pensa che i suoi gesti e le sue parole avrebbero potuto anche perdersi del tutto. Difatti la prima reazione alla lavanda dei piedi è quella di Giuda che esce per andare a chiamare le guardie che avrebbero dovuto arrestare Gesù. E Gesù lo sapeva. Non perché fosse un veggente, ma semplicemente perché oramai conosceva bene questi uomini. Da quando aveva cominciato a parlare del regno in maniera diversa da come loro lo intendevano, Giuda e lui si saranno confrontati e probabilmente anche scontrati scambiandosi le rispettive opinioni. Gesù sapeva come la pensava Giuda e cosa poteva passargli per la testa. Giuda cercava lo scontro diretto con i romani, cercava la ribellione anche violenta se necessario e non c’era verso di fargli cambiare idea. Ma anche quando lo sguardo di Gesù sarà caduto su Pietro le riflessioni non saranno state ottime. Anche qui aveva già fatto esperienza di tutta la fragilità, l’incostanza e la spacconeria. Gesù non sapeva che un gallo avrebbe cantato tre volte, però poteva dire con certezza che prima che il gallo avesse cantato, cioè prima che fosse iniziato il nuovo giorno, con tutto quello che stava per capitare Pietro si sarebbe quanto prima defilato e nascosto, facendo anche finta di non averlo mai conosciuto. 

Gesù allora pensa bene di lasciare questo monito così solenne. «Succeda quel che succeda, voi non dovete assolutamente dimenticarvi di questa cosa che deve invece diventare per voi fondamentale. Aggiungete ai comandamenti che già cercate di vivere questo nuovo ordine: amatevi». Sembra strano che Gesù comandi l’amore. Non sta suggerendo o indicando. Non sta neanche evocando come al solito, magari con qualche parabola. L’aveva del resto appena fatto, con il gesto della lavanda dei piedi. Gesto profetico, nel senso che come spesso facevano i profeti spiega le sue parole proprio compiendo un’azione che attirasse l’attenzione. Così adesso può dire: fate anche voi altrettanto. Ma vuole essere sicuro che non si facciano interpretazioni. È un comandamento. Altrimenti noi uomini e donne saremmo bravi a selezionare quando usare questo amore che lui ha messo dentro di noi. Noi saremmo portati a non sprecarlo. A tenerlo buono per chi ci piace. Per chi “se lo merita”. Per chi non ci darebbe fastidio ricambiare. Gesù qui invece è esplicito. Voi mi state tradendo. Mi state rinnegando e io vi lavo i piedi. Domani qualcuno tradirà te: tu lava i suoi piedi. Domani qualcuno rinnegherà te: tu lava lo stesso i suoi piedi. A noi basta una parola detta male perché ci venga istintivo chiudere il rubinetto dell’amore. Per questo Gesù è costretto a scomodare i comandamenti. Altrimenti saremmo tutti molto accomodanti sul chi amare e quando. Ma da subito i cristiani hanno fatto fatica. Basta riascoltare i brani degli Atti degli apostoli che si leggono queste settimane come prime letture. Litigi, incomprensioni, gelosie, rancori: c’è tutto! Ma ricordandosi di questo comandamento si sono sempre sforzati comunque di trovare modi per proseguire senza mandare all’aria tutto, cercando di risolvere questioni che probabilmente da soli, senza questo comando, non avrebbero mai sanato.

È anche questo il motivo per cui Gesù usa l’aggettivo nuovo. Non solo per indicare che effettivamente si tratta di un comandamento che non è nella lista canonica dei comandamenti. Anche perché se si vuole era un po’ quello che stava alla base di tutto il decalogo. La riflessione ebraica aveva ampiamente elaborato i suoi dettami in materia di amore del prossimo. Qui Gesù aggiunge che bisogna sforzarsi sempre più per incarnarlo. E ogni giorno era un comando che andava rinnovato. Non aveva scadenze o limiti di sorta. Ogni persona, ogni situazione, ogni condizione ci chiama fortemente a rinnovare questo amore da far uscire da noi stessi per permettergli di incontrare qualcun altro. E sempre questo comando si rinnova. Esattamente come lui l’ha rinnovato su di noi e continua a rinnovarlo. Il suo amore esce sempre rinnovato da ogni confessione. Il nostro deve rinnovarsi e vivificarci sempre spinto da questo comando. È ancora una volta un invito forte a vivere e a riempire di vita la nostra esistenza. E cosa meglio dell’amore ci tiene in vita? Un amore da spendere per sentirci vivi fino all’ultimo istante, senza considerare le conseguenze o le ricompense o riconoscenze. 

Amate perché così vi sentirete vivi. Amate perché così sentirete la presenza di Dio dentro di voi. Tanti chiedono «ma Dio dov’è? Perché non si fa vedere?». In realtà lo si può vedere dietro ogni gesto d’amore, ogni sguardo, ogni cosa fatta per qualcun altro. È un lascito che merita di esser preso in considerazione. È un comandamento che forse più degli altri dovremmo sforzarci di non abbandonare. Anche perché lo sforzo è relativo. Non lo dobbiamo produrre tutto noi questo amore. È suo: il Signore l’ha messo dentro di noi. Noi dobbiamo solo usarlo. In lui la forza di farlo potremmo sempre trovarla. Anche di fronte agli amori che costano più fatica, quelli difficili, penosi e faticosi. Per Gesù amarci è stato tutt’altro che facile. Però questa era la sua natura e questa ha assecondato, dandoci un esempio. Certo la sua vita terrena è stata troncata molto prima del tempo, però il Signore ci mette davanti questa prospettiva: meglio una lunga vita fatta di rancore o una vita breve piena di amore?

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