VI Domenica di Pasqua *Domenica 9 maggio 2021

Giovanni 15, 9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Dare la vita per i propri amici...

 

Ogni tanto, da qualche parte, si sente riportata la curiosa notizia che noi usiamo in minima parte le potenzialità del nostro cervello. Gli esperti di settore dicono invece che questo non corrisponde alla realtà e suggeriscono di far aumentare la potenzialità del cervello stimolandolo in continuazione, età dopo età. Questo modo ne migliora le funzionalità e ne fa acquisire di nuove. Bella questa cosa, che si può imparare a tutte le età!
Senza scomodare gli esperti, ciascuno di noi sa che non sempre usa nel modo migliore e al massimo le possibilità e potenzialità che gli sono date, anzi. Spesso, con l’andar degli anni, rallentiamo o spegniamo del tutto la tensione dell’imparare e ci sediamo sopra quello che ci sembra di sapere, illudendoci di essere nel gruppo dei “migliori”, di “quelli che hanno ragione e che sanno”, anche se poi non si sa bene che cosa...
È vero, a vivere si impara a qualunque età. Ma non è detto che si sia disposti a mettersi in discussione o ad ammettere di dover ancora imparare e cambiare. Anche ad amare si impara, ma non è detto che si sia pronti a rimanere scolari di questa scuola.

Nel Vangelo di questo domenica, a tale riguardo Gesù dice che perché la capacità di amare cresca, maturi fino a diventare forza e benedizione ha bisogno di stare in ciò che la educa, difende e purifica: ha bisogno di comandamenti.
Comandamenti… una parola che può far suscitare la sgradevole sensazione di pesantezza, obbligo, disciplina, stretta osservanza, mancanza di libertà. C’è da dire che spesso, in passato, i comandamenti sono stati presentati come norme da osservare a prescindere, senza aver aiutato le persone a coglierne la profonda motivazione, e tutto ciò ha suscitato la sensazione di doversene liberare non appena possibile.
«Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore». 
Il comandamento non è una noiosa e impraticabile disciplina fine a se stessa, ma è custodia di un bene che pur abitando in noi stessi ha bisogno di continua protezione per giungere a maturazione. Il comandamento custodisce, purifica e fa bello il bisogno più vitale e necessario di tutti che abbiamo nel cuore, quello di amare ed essere amati.
Guardiamo all’esperienza: non c’è sempre bisogno di impegno perché ciò che sbrigativamente chiamiamo “relazione d’amore” diventi davvero tale?
E le amicizie? Non hanno bisogno di purificare in continuazione il bene che le anima per non diventare un luogo esistenziale in cui si asservisce l’altro a se stessi più che aiutarlo a rafforzare la sua identità?
Non capita anche in alcuni matrimoni di credere di amare l’altro, di essere amati ma non ci si accorge che nonostante gli anni di convivenza, non ci si aiuta a crescere e non si diventa più forti?
Quanti modi di amare, di educare, di essere genitori, di vivere la fede, di essere amici che, pur animati dalle migliori intenzioni, rendono le persone più dipendenti, fragili e deboli.  
«Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore». 
Il modo di amare di Gesù non crea servi, ma amici. Per imparare da lui questo modo di amare, per educare la propria capacità di amare e farla diventare vitale, Gesù dice: «Vivi i miei comandamenti».

E quali sono i comandamenti di Gesù?
Prima di dire qualche frase a memoria o di citare qualche precetto, ciascuno provi a darsi un po’ di tempo per leggere un Vangelo. Suggerisco di leggerlo senza fretta o solamente per curiosità: meglio “lasciarsi leggere” leggendolo con disponibilità, cercando e trovando un suggerimento che dica, a chi legge, come prendersi cura in modo più efficace dei bisogni che sente presenti nella propria interiorità.
Ripeto, proviamo a leggere un Vangelo con calma e ciascuno si fermi a sottolineare quelle parole e quei modi di fare di Gesù che gli sembrano suggerire un percorso da seguire.
Dopo aver fatto questo, proviamo a rileggere quello che abbiamo sottolineato…
Le parole e i modi di Gesù che hanno attratto la nostra attenzione, proprio quelle ci indicano il modo e la via da percorrere personalmente e quotidianamente per far crescere la capacità e il bisogno di amare presente in noi, ci aiutano a purificarlo dagli eccessi dell’egoismo fino a farlo diventare un bene grande, buono e vero al punto da somigliare al modo di amare di Gesù, amare fino a «dare la vita per i propri amici».

Questa frase di Gesù mi aiuta a fare verità sul mio modo di voler bene e di amare. Ho già proposto altre volte questa domanda, ma trovo sia una domanda sempre nuova:
Il mio modo di vivere l’amicizia aiuta gli amici a diventare migliori? Il mio modo di amare il mio fidanzato, lo sta aiutando a diventare più se stesso o lo svuota di sé?
Sono assieme da tanti anni a mia moglie o a mio marito: è diventata una persona più felice e forte o l’ho resa una persona più insicura, fragile e dipendente?
Le persone che della mia comunità anche grazie a me hanno arricchito la loro vita o la mia presenza ha tolto vigore e spento in loro il desiderio di credere e di vivere?
Il metro di misura è sempre rispondere a questa domanda: chi sta con me, vive con più forza o se ne va indebolito e fiacco? 

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