XXX Domenica del Tempo ordinario *Domenica 25 ottobre 2020

Matteo 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

È così il mio modo di amare?

La mia esperienza di tanti cammini e route mi ha insegnato l’attenzione da avere nel preparare lo zaino. Ciascuno ha un proprio metodo e il mio è questo: penso a ciò che mi servirà durante la giornata, da quando mi sveglierò fino a quando andrò a dormire nel sacco a pelo e prendo le cose che mi serviranno durante il giorno, poi conto i giorni in cui starò via e vedo se le cose preparate possono bastare; penso al luogo in cui andrò (montagna, pianura...), tengo presente le condizioni atmosferiche della stagione e aggiungo quello che mi servirà. Non scelgo quello che mi piacerebbe avere a disposizione, ma quello che l’esperienza mi ha fatto capire essere essenziale.
Mi viene da sorridere pensando alla mia prima esperienza di cammino vissuta con i giovani tanti anni fa: lo zaino era gigantesco e carico di tante cose, comode ma pesantemente inutili. Nel corso degli anni lo zaino si è fatto più leggero ed essenziale: ci sono cose che non devono mancare e altre di cui si può fare a meno. La fatica che graffia e appesantisce dolorosamente le spalle fa imparare a scegliere.

È così anche nella vita. Pian piano si impara, anche se non automaticamente, che cosa è davvero necessario avere con sé, nel proprio zaino personale.
A questo proposito, provo, ancora una volta, a leggere in modo sapienziale la vita e guardo alla mia esperienza chiedendomi: che cosa riconosco essere davvero necessario per vivere con forza, significato e serenità? Che cosa mi ha dato e mi dona vera sicurezza?

Alla domanda che gli viene posta, su che cosa sia davvero importante nella Legge, Gesù risponde citando il comandamento che gli ebrei religiosi recitano ogni giorno, come preghiera personale. «Amerai…»: se non ricordo male, nella forma ebraica il verbo è un imperativo futuro. Trovo che questa forma, al futuro, liberi dall’illusione di poter imparare le cose subito e magari senza difficoltà, dall’immaturità di chi crede di saper già come si fa, dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione che si provano quando si scopre di aver mancato nell’amare e quando si provano o si danno delle delusioni.

Amerai… come per dire: stai imparando, continua e vedrai che giorno per giorno scoprirai cosa vuol dire e ne distinguerai il sapore.

Amerai… è come dire: allenati e acquisterai abilità e fiducia in te. 

Amerai… è come dire: tenta e ritenta quotidianamente perché il bisogno di amare e la forza che ti viene dall'amare si faranno pian piano più chiare e vere.

«Amerai il Signore Dio tuo…».

Dio mi chiede di essere amato non perché abbia bisogno del mio amore, ma perché sa che sono io ad averne bisogno.
Amare è imparare a stare nella relazione e la relazione, quella autentica e buona, è uscire dall’invisibilità, dall'anonimato: chiama a vivere. Penso che Dio comandi di essere amato perché imparare ad amarlo ci aiuterà a diventare persone con un'identità più definita e con un modo di stare nella vita facendoci diventare segno e differenza. Il comandamento dice di amarlo con il cuore, con l’anima, con la mente perché amare non è cosa da “progetto a medio termine” o da “collaborazione temporanea”, ma scelta che attraversa quanto sostiene la vita e che la fa maturare portandola a unificazione e completezza, dandole valore e unicità.

Amerai: è il bisogno che tutti abitiamo, credenti e non credenti, giovani e vecchi, perché amare è la risposta a tutto, la completezza ad ogni fatica, impegno, sogno, desiderio.
E come l’amore cresce grazie alla concretezza che nel tempo si nutre di frequentazione e sincerità, che fa riconoscere presente in chi si ama quel qualcosa che se viene accolto aiuta a diventare se stessi, così è con Dio.  
Dio mi comanda di amarlo perché io divento quello che cerco e che amo: mi invita ad amarlo perché possa diventare come lui, per essere non suo servo ma suo amico.

Perciò è importante cercare concretamente dei tempi in cui fermarsi con sé, anche solo per stare in silenzio senza imbarazzo e fretta, anche solo per ascoltare quel che dal cuore pian piano affiora e per metterlo poi con sincerità davanti al Signore. Questo esercizio, che è esercizio che si fa per amore, ci farà sentire non sopportati, ma accolti e amati così come siamo, darà fiato alla vita perché ci farà scoprire che l’essenza dell’amore sta proprio nella misericordia, nel sentirsi aiutati a diventare ciò per cui siamo stati chiamati in vita. Questo tempo è pieno di paura e di paura di amare perché non accetta la propria debolezza, non conosce la verità di sé e non accetta di aver bisogno di misericordia. È per questo che siamo pieni di dipendenze che non saziano. Per guarire dalla paura ha bisogno di gente che abbia la forza che viene dal sapersi guardati con simpatia e bontà, amati e rinnovati nel perdono. Per guarire ha bisogno di gente che torni ad amare quello che c’è e chi c’è con uno sguardo di misericordia, perché chi si scopre perdonato sceglierà di dare all’amore il significato del perdono.

Per questo Gesù lega il grande comandamento al secondo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Il prossimo: chi è vicino a me, chi vive con me, chi incontro o incrocio nella strada o nel lavoro o che in qualche modo, spesso inaspettato, entra a far parte della mia vita. E il primo bisogno che ha il prossimo (noi stessi) è avere sempre un'altra opportunità, un'altra possibilità. Per una verifica del modo di amare suggerisco di confrontarsi con il famoso brano di Paolo, quello della prima lettera ai Corinti al capitolo 13: «Chi ama è paziente, è benevolo, non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta».
È così il mio modo di amare? 
Come posso aiutarmi concretamente a scoprire l’amore di Dio ha per me?

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