Dopo la Brexit la “Venexit”? È scontro tra Lega e opposizioni

Il referendum che chiederà ai veneti se vogliono vivere in una regione autonoma potrebbe tenersi già prima della fine dell’anno. Meglio se in un election day assieme al voto sulla riforma della costituzione a cui il premier Renzi ha legato il suo futuro politico. Eppure nei giorni scorsi è tornata a sventolare su palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale, anche il vessillo dell’indipendenza del Veneto.

Dopo la Brexit la “Venexit”? È scontro tra Lega e opposizioni

I progetti di legge su cui mercoledì scorso ha dibattuto la prima commissione consiliare, presieduta dal vicentino Marino Finozzi (Lega), sono due.
Uno a firma dello stesso Finozzi, e uno di Antonio Guadagnini (Siamo Veneto). L’obiettivo è analogo: chiedere ai veneti se vogliono staccarsi dalla repubblica italiana rispondendo a questo quesito: «Vuoi che il Veneto sia uno stato indipendente e sovrano?». Il tutto sfidando la Corte costituzionale che già due anni fa aveva bocciato un’iniziativa del tutto simile, dando invece il via libera a una consultazione sull’autonomia.

L’acceso dibattito in commissione ha prodotto la decisione di coinvolgere esperti e portatori di interessi nella discussione attorno all’indipendenza.
Nelle prossime settimane quindi vedremo sfilare a palazzo Ferro Fini docenti universitari, rappresentanti delle professioni, esperti giuristi, ma soprattutto imprenditori e artigiani: lo scopo della commissione è approfondire l’argomento in termini tecnici e tentare di tracciare le ricadute economiche del processo di indipendenza.

«Le audizioni saranno un importante banco di prova per tutti perché passeremo dalla teoria, ovvero dal dibattito politico, alla pratica, ossia all’ascolto dei rappresentanti della società veneta – ha annunciato Finozzi – In quella sede risulterà evidente che la soluzione ai mali del Veneto è l’indipendenza».

Critiche dalle opposizioni
Molto critica verso i due progetti di legge la posizione dei consiglieri del Partito democratico che accusano la Lega di voler compiere un salto nel buio: «Dopo Brexit fare uscite di questo tipo su un’ipotetica “Venexit” senza rendersi conto degli effetti economici e sociali è folle. Noi non neghiamo l’identità veneta ma un conto è parlare di autonomia e un altro è collocarsi fuori dalla Costituzione parlando di indipendenza».
I tosiani con Giovanna Negro parlano invece di una giunta Zaia non più credibile: «L’altro ieri erano per l’indipendenza, ieri per l’autonomia, oggi di nuovo per l’indipendenza. Noi – ha tuonato la consigliera – siamo per un’autonomia regionale in applicazione della costituzione di oggi, la macroregione del Nordest e applicazione dei costi standard».

L’iter
Impossibile fare previsioni sugli esiti e sui tempi di questo nuovo braccio di ferro. Di certo c’è che dopo le audizioni occorrerà fondere i due progetti di legge in uno (operazione piuttosto semplice) e passare poi all’approvazione. A questo punto la discussione approderà in aula dove però la maggioranza è tutt’altro che scontata.
L’assessore di Forza Italia Elena Donazzan ha parlato infatti di «presa in giro nei confronti dei veneti», facendo capire quindi che il suo partito non garantisce il voto. «La Consulta ha già detto “no” a questo referendum – ha aggiunto Donazzan a Il Giornale di Vicenza – Mentre l’autonomia serve a misurare la capacità di governare, chi non vuole confrontarsi tira in ballo l’indipendenza».

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