Una sala del Parlamento europeo per Aldo Moro, politico italiano con lo sguardo sull'Europa

A cent'anni dalla nascita del fondatore della Dc, in suo ricordo è intitolata una stanza del Parlamento europeo. Il presidente, Martin Schulz:«Ha lasciato all’Italia e all’Ue un'eredità che che dobbiamo difendere in questo periodo di grande difficoltà per il progetto europeo»

Una sala del Parlamento europeo per Aldo Moro, politico italiano con lo sguardo sull'Europa

«Nessuno è chiamato a scegliere tra l'essere in Europa e nel Mediterraneo, poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo». Una frase quanto mai attuale se si pensa allo scenario nel quale le diverse correnti politiche europee continuano a scontrarsi. Immigrazione, profughi, nuovi muri e barriere, il senso dell’odio xenofobo che serpeggia sottoterra e le tensioni con i nostri dirimpettai africani e orientali: l’Unione europea, mai come oggi, deve dimostrare la sua solidità. Eppure quella frase fu pronunciata nel 1973 in Senato, da Aldo Moro, allora ministro degli affari esteri, in riferimento alla crisi petrolifera con il vicino Oriente. Moro, tra i fondatori e poi segretario della Democrazia cristiana, è stato tra i primi a parlare di Europa come senso comune sovranazionale nel quale profondere i valori della democrazia, della cittadinanza e della pace.  

Martin Schulz: «Difendere l'eredità di Moro in un periodo di grande difficoltà per l'Europa»
Mercoledì 24 febbraio, al padre costituente ed esponente di spicco del mondo cattolico per la sua militanza nella Fuci e nel Movimento laureati di Azione cattolica, è stata intestata una sala al Parlamento europeo a Bruxelles. Un gesto per celebrare l’Aldo Moro “europeo”, come l’ha definito Martin Schulz, presidente in carica, il quale ha aggiunto: «A cento anni dalla sua nascita è il momento ideale per celebrare Aldo Moro, un esempio di “alta” politica, in Italia e in Europa. La filosofia politica, il suo rispetto del pluralismo, la ricerca del dialogo sono un’eredità che Moro ha lasciato all’Italia e all’Unione e che dobbiamo difendere in questo periodo di grande difficoltà per il progetto europeo».

La Comunità economa europea, il primo tassello dell'unità politica internazionale
In un mondo diviso in due blocchi con l’ingombrante cortina di ferro a spaccare l’Europa, lo statista di origini pugliesi, con lungimiranza, sottolineò l’importanza della costruzione di una Comunità europea in grado di ricoprire una posizione autonoma e distensiva nella prospettiva globale. Egli, infatti, non riteneva la Comunità economica europea un traguardo, ma un punto di partenza da allargare ulteriormente: la Cee, assieme alla Ceca, rappresentò, infatti, il germe fecondo di un’unità politica internazionale. Seppur nata nel 1957 con obiettivi economici, lavorò sia per il libero movimento dei beni e dei servizi, ma anche dei lavoratori, abolendo cartelli e dazi doganali e facilitando, dunque, trasporti e commercio estero. Anche di questo era convinto Moro che, durante un’Assemblea delle Nazioni unite nel 1971, disse: «Questa azione unificatrice di gran parte dell’Europa occidentale è nata da un grande disegno: sostituire con una feconda cooperazione le diffidenze e le rivalità fra i popoli dell’area, fattori che furono all’origine di due guerre mondiali».

La svolta epocale dell'elezione a suffragio universale del Parlamento europeo
In questo contesto, il 1° luglio 1975, l’Italia assunse il semestre di Presidenza della Comunità europea e durante il primo consiglio, Aldo Moro invitò i partner della Cee a valutare una possibile riforma del Parlamento europeo attraverso l’elezione a suffragio universale. Fu quella una proposta dal sapore epocale: un primo e vero atto verso l’integrazione europea che si concretizzò durante il consiglio  di Roma dell’1 e 2 dicembre. La riforma fu approvata all’unanimità dei membri della Comunità europea, fissando le prime elezioni europee a suffragio universale per la primavera del 1978, poi, rimandata al 1979.

L'impegno di Moro per ridurre le tensioni della guerra fredda
Un ruolo fondamentale, poi, lo ebbero i Paesi aderenti alla Cee durante gli Accordi di Helsinki, sempre nel 1975, considerati come momento embrionale della creazione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Aldo Moro, anche in qualità di presidente del Consiglio delle Comunità europee, fu decisivo perché per la prima volta nella sua storia la Cee venne identificata come blocco politico unitario: la dichiarazione, firmata da ben trentacinque stati, tra cui Urss, Stati Uniti e Repubblica Democratica Tedesca, fu vista come un passo significativo per la riduzione delle tensioni della guerra fredda e un tentativo di miglioramento delle relazioni tra il blocco comunista e l’occidente.

L'integrazione europea: un sogno che Moro poté solo auspicare
Fu uno degli ultimi atti internazionali di cui Aldo Moro fu testimone: rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio da alcuni terroristi delle Brigate Rosse, non vedrà mai quel processo di integrazione europea da lui auspicato. «E’ importante che siamo concordi nel ritenere che l’Europa sia necessariamente il luogo nel quale il dibattito politico dovrà svilupparsi…vi è in sostanza da noi, pur nella permanente diversità delle nostre posizioni, un sostanziale accordo per essere europei, per ritenere questo il nostro destino. Vi è una vocazione europea connaturale al popolo italiano», disse, rivolgendosi al parlamento italiano, in uno dei suoi ultimi interventi. 

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Fonte: Sir