Da soli si va più veloce, insieme più lontano

È il proverbio africano che ispira il cammino condiviso scelto con coraggio un anno fa da San Filippo Neri, San Bellino e Santissima Trinità, le tre comunità parrocchiali dell'Arcella che oggi vivono in Unità pastorale e hanno anche deciso di unire i loro consigli pastorali. Dopo il tempo della conoscenza, viene quello delle scelte per rimodellare la vita di comunità.

Da soli si va più veloce, insieme più lontano

Fraternità, conoscersi e camminare insieme, essenzialità. Sono le parole chiave che stanno guidando questo primo tratto di strada del consiglio pastorale unitario delle parrocchie di San Filippo Neri, Santissima Trinità e San Bellino che compongono l’unità pastorale all’Arcella in Padova.

L’organismo è nato un anno fa «grazie al coraggio dei laici delle tre comunità», come spiega il parroco moderatore don Gilberto Ferrara. Coraggio perché il cammino di collaborazione nel popoloso quartiere cittadino, iniziato nel 2011, stava ancora procedendo su un terreno tutto da dissodare ed esplorare: l’unità d’altronde non si crea dall’oggi al domani. «In quel momento si trattava di decidere se continuare ancora a prepararsi a una condivisione più matura della nostra vita comunitaria o se partire già da questo quinquennio a progettare in unità – riprende il sacerdote – Le presidenze dei tre consigli hanno scelto chiaramente la direzione da prendere e noi sacerdoti ci siamo attenuti alla decisione».
A prevalere quindi è stata la fraternità. Sono seguiti i mesi in cui la nuova avventura di chiesa è decollata. «Per noi questa è una fase d’inizio in tutto e per tutto – commenta Alessandro Braglia, vicepresidente del consiglio – perché l’avvio di questo organismo così rinnovato è coinciso con quello del nuovo impianto di iniziazione cristiana, sul quale ci stiamo impegnando con molta energia». L’unitarietà di questo consiglio si riflette fin dalle fasi iniziali della sua costituzione. Ogni parrocchia infatti ha designato un elenco di candidati, otto per comunità sono stati eletti e nella stessa presidenza San Bellino, Santissima Trinità e San Filippo Neri sono rappresentati in maniera equivalente.
 Per salvaguardare l’aspetto strettamente pastorale dell’organismo si è deciso di individuare nei tre direttivi dei centri parrocchiali (due di Noi associazione e uno delle Acli), composti dai rappresentanti di gruppi e associazioni che li abitano, il “braccio operativo” chiamato a concretizzare le iniziative. Nel consiglio poi siedono rappresentanti unitari della catechesi, di Azione cattolica, scout e Caritas, oltre ai diaconi permanenti e alla delegata delle religiose.

Prima cosa, conoscersi meglio. «Abbiamo trascorso i primi mesi a conoscerci – riprende Braglia – Ogni consigliere si è presentato e ogni gruppo ha illustrato la storia e le attività presenti della comunità di provenienza». Per dare nuovo impulso a questo cammino condiviso, il pellegrinaggio quaresimale che viveva tradizionalmente la Santissima Trinità da quest’anno diventa un appuntamento aperto a tutte e tre le parrocchie: domenica 6 aprile, dunque, tutti al santuario mariano di Chiampo, nel Vicentino.
La scelta di collaborare strettamente, comporta delle conseguenze sul piano pratico. Il criterio guida in questo senso è l’essenzialità, per arrivare a un’organizzazione più snella. Oggi i sacerdoti, oltre a don Ferrara qui operano i coparroci don Marco Galletti e don Dino Bertato, hanno ruoli precisi. La formazione di catechisti ed educatori è unitaria in sinergia anche con la vicina parrocchia del Buon Pastore. Unici sono anche gli incontri per genitori e il bollettino parrocchiale. All’essenziale si punta anche nell’ambito liturgico, con orari delle messe più sostenibili, e in estate, con i sacerdoti ai campi, diaconi e ministri straordinari della comunione terranno delle liturgie della parola.
 Un anno di fraternità, conoscersi e camminare insieme ed essenzialità, si diceva. Un anno in cui l’albero dell’unità, che pure ha ancora bisogno di molte attenzioni, ha dato il primo frutto, riflette Alessandro Braglia: «In questo tempo di semina, abbiamo capito che possiamo vivere insieme».

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