Taggì di Sotto in festa, tra passato e futuro

Taggì di Sotto nei prossimi giorni vivrà due momenti davvero emozionanti. Giovedì 4 dicembre viene presentato il libro "Aspetti della realtà religiosa del Veneto: un esempio nel territorio di Taggì di Sotto". Domenica 7, il vescovo Antonio benedice gli ultimati lavori di restauro della chiesa parrocchiale, risalente al 1933. 

Taggì di Sotto in festa, tra passato e futuro

Potrà sembrare una frase di circostanza. Ma mai, come in questi tempi, è importante recuperare e salvaguardare la propria storia per procedere con sicurezza verso il futuro.
Lo ha capito bene la parrocchia di Taggì di Sotto, intitolata a san Nicola vescovo, che nei prossimi giorni vivrà due momenti davvero emozionanti.
Giovedì 4 dicembre, alle 20.45 in chiesetta, sarà presentato il libro "Aspetti della realtà religiosa del Veneto: un esempio nel territorio di Taggì di Sotto". La storia documentale impressa sulle pagine di un volume.
Domenica 7, invece, dopo aver celebrato la messa delle 10.30, il vescovo Antonio benedirà gli ultimati lavori di restauro della chiesa parrocchiale, risalente al 1933. La storia della comunità, mattone su mattone.

Autore del volume è Mario Poppi
«Ci ha lavorato quattro anni – conferma il parroco don Paolo Pegoraro – Nel libro ha trattato la religiosità della parrocchia di Taggì di Sotto dai suoi albori, mille anni fa, fino a oggi. Parlare della storia della religiosità significa raccontare gran parte del vissuto di queste terre, dato che tutte le attività, dalla cultura all’assistenza, nascevano, e nascono ancora in gran parte, all’ombra di un campanile».
«A mio parere – racconta Mario Poppi – la parrocchia nasce come tentativo della diocesi di Padova, tra il 1048 e il 1060, di incunearsi in un territorio occupato dai longobardi, ma che dipendeva economicamente da essa. Un tentativo riuscito: cento anni dopo il papa stesso avrebbe assegnato a Padova la Pieve di Limena, di cui Taggì fa parte».
Nel volume è raccontata anche l’origine della divisione tra le due Taggì: «Avvenne presto, molto presto: già nel 1190 le comunità erano divise. Per secoli, però, ebbero lo stesso parroco, che celebrava la messa, a domeniche alterne, nelle due chiese. La situazione fu risolta da san Gregorio Barbarigo che nel 1670 vi assegnò due parroci diversi: gli abitanti di Taggì di Sotto, infatti, non volevano mettere piede nella chiesa di Taggì di Sopra, e viceversa».
Campanilismi a parte, dagli studi del professor Poppi emerge un dato significativo: «In questi mille anni c’è sempre stata grande vitalità e religiosità, nonostante la scarsa popolazione, per di più spaccata civilmente tra due comuni. La comunità ha sempre partecipato alle spese, anche per la costruzione della chiesa nuova nel 1933».
«La storia è stupenda – chiosa don Paolo – ci racconta l’intervento di Dio attraverso gli uomini, i parroci, i fedeli di questa comunità cristiana. Ci parla di corsi e ricorsi: se le due Taggì sono state separate per secoli, ora tornano a essere un tutt’uno grazie all’unità pastorale».

Se la stampa del volume – scritto gratuitamente e distribuito in omaggio casa per casa – è stato finanziata dalla regione Veneto e dai fratelli Vecchiato di Birra Antoniana, i lavori di restauro della chiesa, che ammontano a 400 mila euro, sono stati, e vengono tutt’ora, pagati interamente dai parrocchiani.
«Il restauro è durato un anno e mezzo. Abbiamo sistemato il tetto, sostituito i vetri delle finestre, riparato i serramenti, tinteggiati gli interni. Non siamo in un momento economico felice, ma ce la facciamo: siamo una parrocchia in espansione. Molti giovani vengono a vivere qui: per questo, appena terminati i lavori della chiesa, abbiamo pensato di iniziare la costruzione di un patronato, che attualmente ci manca».
Propaggine dell’asilo, il nuovo centro parrocchiale, con annesso circolo Noi, avrà il bar, due stanze per attività e catechesi e una larga sala polivalente. Importo stimato 300 mila euro: per questi lavori ci sarà un contributo della fondazione Cariparo.
«La visita del vescovo Antonio – conclude don Paolo – rappresenterà simbolicamente l’avvio di questa nuova opera».

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