Il tesoro miniato della biblioteca capitolare

Giovedì 7 maggio, alle ore 16.30 in museo diocesano, viene presentato il catalogo dei manoscritti e dei primi libri a stampa miniati studiati in forma organica nell’ambito di un progetto universitario. L'appuntamento è anche occasione per un ricordo di mons. Pierantonio Gios, direttore per dieci anni della biblioteca capitolare, che avviò il progetto di ricerca.

Il tesoro miniato della biblioteca capitolare

Giordana Mariani Canova, l’appassionata docente padovana di storia della miniatura, lo dichiara fin dalle prime righe: «Il catalogo dei manoscritti miniati della Biblioteca capitolare di Padova è stato uno dei sogni della mia vita di studiosa e sono felice che, grazie al contributo della fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, al sostegno del dipartimento dei beni culturali dell’università di Padova entro cui il progetto stesso è nato e si è svolto, alla grande disponibilità di mons. Pierantonio Gios, direttore della biblioteca fino alla soglia del compimento di questo libro, esso si sia potuto finalmente realizzare».

Questo “sogno realizzato” sarà oggetto, giovedì 7 maggio alle ore 16.30 in museo diocesano, dell’incontro su “I tesori della Biblioteca capitolare”
Verranno presentati il volume in due tomi I manoscritti miniati della Biblioteca Capitolare di Padova (in cui la docente emerita è affiancata da altre due curatrici, Marta Minazzato e Federica Toniolo), e il volume parallelo su Gli incunaboli miniati e xilografati della Biblioteca Capitolare di Padova, curato da Silvia Fumian.

All’appuntamento parteciperà il vescovo mons. Mattiazzo, che ricorderà mons. Pierantonio Gios, e le studiose di storia dell’arte Francesca Flores d’Arcais e Lorena Dal Poz.
«Quello che abbiamo descritto – spiega Giordana Mariani Canova – è un patrimonio di manoscritti conservati con grande cura nel corso dei secoli, a partire dai due capolavori assoluti della biblioteca: l’Evangelistario di Isidoro, del 1170, e l’Epistolario del 1259, scritto da Giovanni da Gaibana, sacerdote della cattedrale, e probabilmente miniato da un maestro veneziano, che non ho dubbi a definire il massimo capolavoro della miniatura del Duecento in Italia».
Ma attorno a questi capolavori ci sono tante altre opere che non erano mai state studiate nel loro insieme.

Un altro corpus significativo è quello dei codici liturgici scritti e miniati nel Trecento, a partire già dal 1305-10, seguendo l’esempio, “freschissimo”, delle pitture di Giotto per gli Scrovegni.
«È un ciclo completo di libri da coro eseguiti appositamente per la cattedrale, che colgono l’essenza della rivoluzione giottesca, facendone propria l’iconografia, la forma delle figure, ma anche il senso del volume, dello spazio, della realistica narrazione della storia della salvezza».
Il volume più antico conservato in Capitolare è un Sacramentario carolingio della metà del nono secolo, di cui non si conosce la provenienza. Ma il patrimonio dei manoscritti conserva poi numerosi libri classici, di scienza, come l’Astrario di Giovanni Dondi, di diritto canonico e civile, di diversa provenienza, che erano conosciuti e studiati solo singolarmente.
Vengono soprattutto dalle collezioni dei due coltissimi vescovi, Jacopo Zeno e Pietro Barozzi, ma anche dalla Collegiata di Santa Giustina di Monselice, miniati dal grande Bartolomeo Sanvito, e da altre fonti.

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