L'inventario è finito. Ora è il momento di sfruttare l'archivio dell'Arca del Santo

Il lavoro che diverrà un’opera cartacea e un’edizione digitale offre agli studiosi un’enorme quantità di materiale che consentirà di riscrivere la storia artistica, economica e culturale del patrimonio che gravita da sei secoli intorno alla basilica. Se ne parla in un convegno il 23 giugno.

L'inventario è finito. Ora è il momento di sfruttare l'archivio dell'Arca del Santo

Due sono i convegni di studi inseriti all’interno del Giugno antoniano 2016.
Quello del 23 giugno, nella sala dello studio teologico, è dedicato a valutare risultati e prospettive del progetto di riordino e inventariazione dell’Archivio storico della Veneranda arca, durato cinque anni e concluso con la fine dell’anno scorso.
«Ora – spiega padre Luciano Bertazzo che dirige il Centro studi antoniano da più di trent’anni – entriamo nella fase di elaborazione dell’enorme materiale emerso, che uscirà sia come volume cartaceo sia in edizione digitale on line. Ho la soddisfazione personale di veder coronata una mia insistenza ventennale per salvare quell’enorme tesoro archivistico. Cinque anni fa siamo riusciti, anche grazie all’intelligenza del presidente capo dell’Arca, a creare quelle sinergie con la fondazione Cariparo, a cui va il merito economico, e con l’università di Padova che ha offerto la collaborazione scientifica nelle persone di Giorgetta Bonfiglio Dosio, che ha dato la garanzia scientifica, e di Giulia Follador che è stata impegnata per quattro anni nella catalogazione e nell’inventariazione vera e propria, creandosi una competenza unica. Ora carta per carta l’archivio è stato schedato, riassunto con regesto, in modo da offrire agli studiosi uno degli inventari più precisi e puntuali, e quindi più preziosi a disposizione degli studiosi, una vera miniera per la storia economica, la storia dell’arte e la storia tout court della basilica».

L’archivio dell’Arca ha il pregio unico di essere rimasto sempre attivo dal 1396, quando venne fondata, fino ai giorni nostri.
Una continuità ininterrotta che lo rende una delle fonti più rilevanti sia per la storia civile, poiché i massari dell’Arca erano sempre esponenti dell’élite padovana, ma ancor più per la storia dell’economia.
Consente infatti di conoscere i criteri con cui per sei secoli ininterrottamente è stato condotto il feudo di Anguillara, la grande proprietà terriera donata da Francesco II da Carrara, dopo aver requisito il tesoro della basilica del Santo.
Adesso, per la stessa ragione, si può fare anche una storia analitica della Veneranda arca, l’ente laico a cui è affidata l’amministrazione dei beni della basilica.

Un tesoro da valorizzare al meglio.
«Adesso – conclude padre Bertazzo – il problema concreto è la valorizzazione di questo patrimonio in modo che sia usufruito non solo dagli studiosi. L’Arca, con i suoi sette membri, cinque dei quali nominati dal comune, è in scadenza di mandato. Il Centro studi ha sempre cercato di dare continuità alla sua memoria storica, a partire dal 1995 quando abbiamo catalogato per la prima volta le oreficerie, i tessuti, il patrimonio artistico, riaprendo il museo e dando vita a un progetto per valorizzare la miniera artistica del Santo, con le mostre, insieme all’università e al comune, su Casanova, Pogliaghi, Boito. Ora, da due anni stiamo progettando un convegno su arte, cultura e committenza sacra nel Novecento, quando il Santo è stato uno dei cantieri di rinnovamento più fertili in Italia, seguendo quanto fatto per il Trecento e il Quattrocento».

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