L'ascesa dei Venetex, nuovo stimolo all'economia circolare

Un circuito di credito complementare e aggiuntivo rispetto al mercato tradizionale. Un'opportunità per le aziende venete di fare rete e di "scambiarsi" l'invenduto per poter fronteggiare la crisi e ripristinare un valore umano e sociale all'interno dell'economia.
Ecco il "sistema" Venetex e i numeri di un'ascesa positiva.

L'ascesa dei Venetex, nuovo stimolo all'economia circolare

Per capire che cosa sia Venetex è necessario partire decostruendolo ed eliminando tutto ciò a cui viene accostato, ma che non corrisponde al reale:

non è una moneta virtuale, non è come alcuni lo definiscono una nuova forma di "baratto 2.0", ma soprattutto non è un’alternativa all’euro.

Il Venetex è un circuito di credito commerciale esclusivo del Veneto nato con l’idea di fare rete tra le imprese del territorio, erogando servizi e fornendo alle aziende e ai professionisti locali strumenti di pagamento paralleli e complementari a quelli tradizionali.

L’obiettivo? Sostenere l’economia reale e le produzioni locali.
In altre parole, e più semplicemente, Venetex invita le aziende a finanziarsi reciprocamente, senza interessi, trasformando la propria capacità produttiva inespressa in liquidità supplementare.

«Non ci sono motivazioni di tipo ideologico che si rifanno all’indipendentismo, alla chiusura, al “no euro” – tiene a precisare con un sorriso Francesco Fiore, amministratore delegato del circuito Venetex.net – È un mercato complementare e aggiuntivo alla moneta corrente. Le aziende che entrano non si tolgono nulla dell’attività economica e del fatturato del mondo euro, ma oggi in Veneto il 30 per cento della capacità produttiva delle imprese non viene assorbito dal mercato. È un problema che porta alla chiusura, al licenziamento dei lavoratori e tante altre conseguenze a cascata. Nel circuito, le aziende possono invece mettere a disposizione l’invenduto».

In buona sostanza, le aziende che decidono di entrare in questa rete parallela si aiutano a vicenda comprandosi i beni reali di cui necessitano e creando legami di reciprocità: se nel mercato "ufficiale" un’impresa riesce a vendere l’80 per cento della propria capacità produttiva, grazie a Venetex può spingersi all’85-90, potendo ambire, negli anni futuri, anche al 100 per cento come avviene in Sardegna, dove tutto è iniziato nel 2010 con il Sardex.

Tutto limpido e legale, sia ben chiaro: il credito Venetex non è tramutabile in euro e quindi porta profitto solo se viene speso.
Prima di accedere alla piattaforma, i consulenti valutano se l’azienda produce servizi che possono realmente trovare interesse nel mercato, evitando così di inserire l’ennesima attività similare o addirittura fuori contesto.
Successivamente ciascuna impresa apre un conto corrente online, senza spese, parte con un credito pari a zero – quindi non si creano Venetex dal nulla – e inizia a incassare crediti solo quando vende a un’azienda dello stesso circuito.
Inoltre ogni debito-credito è a interessi zero: in questo modo chi ha il conto in attivo non è stimolato ad accumulare ma a spendere, anche perché più è alto il numero di spese più si stimola il meccanismo di compravendite.

«E accanto a questo, si ripristina la valenza della relazione umana all’interno della relazione commerciale – continua Francesco Fiore – È un beneficio su scala territoriale perché girano crediti all’interno della regione e chi ce li ha li spende più velocemente. Un credito Venetex fa fare 12 fatture in media all’anno rispetto alle due fatture con un euro. Quanto più c’è scambio, quanto più denaro passa di mano, tanto più c’è lavoro e l’economia gira».

Un anticorpo alla recessione e soprattutto alla stagnazione, dunque, ma anche un sostegno concreto all’ideale di economia circolare, perché acquistando da un venditore locale questo è “obbligato” a usare a sua volta il credito all’interno delle varie proposte del mercato veneto.

La “condivisione delle eccedenze” funziona, gradualmente sta toccando tappe significative e i numeri corroborano la crescita
«In Veneto siamo partiti ad aprile 2016 e oggi il circuito vede già più di 300 imprese scambiarsi beni e servizi. In soli 13 mesi dall'accensione della piattaforma abbiamo raggiunto il primo milione di scambi in Venetex, molto velocemente rispetto agli altri circuiti: solo a luglio sono stati fatti scambi superiori ai primi sei mesi messi assieme».
Le premesse sono confortanti e il trend di crescita (in media un’azienda al giorno aderisce al circuito) lascia pensare che ben presto si potranno toccare i 700-800 iscritti che permetteranno al progetto di essere molto più solido e vantaggioso.

Perché, di fatto, più ci sono aziende aderenti e più ci saranno scambi ed è necessario avere un paniere di imprese e servizi il più variegato e il più simile possibile al mondo euro: dal commercialista alla ditta di pulizie, passando per commercianti, artigiani e grossisti, si deve puntare al giusto mix che riproduce, in versione ridimensionata, il mondo commerciale reale.

All’interno di questo percorso eterogeneo, poi, ci sono aziende che hanno già intrinseche una mentalità della condivisione, dell’economia circolare o del km0
«È il mondo dell’agricoltura biologica, dei servizi innovativi o degli artigiani di qualità soprattutto del campo tessile e moda che non vogliono solo fare i terzisti ma rendersi autonomi creando un proprio mercato locale. Non mancano poi le associazioni, perché per loro è più facile raccogliere fondi, sponsorizzazioni e donazioni per realizzare un evento».

Assieme è possibile riavviare e ravvivare l’intera filiera economica del Veneto e per stimolare la crescita in un momento senz’altro delicato, a fine luglio, Venetex ha stretto un accordo con Banca Etica: con questa intesa, le imprese che fanno parte del circuito potranno accedere, a condizioni vantaggiose, a prestiti e ad altri servizi finanziari come il microcredito o il crowdfunding. Per converso, i soci e clienti della banca potranno accedere al mercato complementare. 

Fiducia e collaborazione sono insomma una vera ricchezza per realizzare un’economia sana. Senza bisogno di attaccarci l'etichetta di "2.0".

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