La strada delle pari opportunità per le lavoratrici è ancora lunga

Nella provincia di Padova, dal 2008 a oggi, il numero delle disoccupate è raddoppiato. E' il dato impietoso emerso nel dibattito organizzato dalla Cgil durante la Festa della donna, l'8 marzo. Presente anche Susanna Camusso, segretaria generale, che ha parlato della Carta dei diritti universali del lavoro. Durante l'evento si sono alternate testimonianze di donne discriminate sul posto di lavoro. 

La strada delle pari opportunità per le lavoratrici è ancora lunga

La gioia per l’attesa di un figlio, poi la comunicazione di una gravidanza a rischio e la correttezza di avvisare i suoi datori di lavoro. «Ma è un pesce d’aprile?!»; «Non devo dirti io come usare il preservativo», sono le risposte, una via messaggio e l’altra tramite e-mail che Lucia, assunta nel 2010 da una piccola azienda veneta, ha ricevuto dai suoi “capi”. Ha continuato a lavorare da casa pagandosi l’attrezzatura senza supporto aziendale e il 31 dicembre 2015 è stata licenziata.  

La sua è una delle testimonianze che hanno accompagnato il dibattito promosso dalla Cgil, al centro culturale San Gaetano, sulla Carta dei diritti universali del lavoro. Con la presenza di Susanna Camusso, segretaria generale, l’evento, organizzato l’8 marzo durante la Giornata internazionale della donna, è stato l’occasione per discutere sul ruolo delle lavoratrici all'interno di una società che deve percorrere tanta strada per raggiungere il traguardo delle pari opportunità.

La storia di Lucia, cruda e senza umanità, racconta una realtà nella quale la disuguaglianza tra uomo e donna è ancora marcata: «L’eguaglianza per la donna è una parola difficile, ma in un mondo che rivendica diversità, anche gli uomini devono dimostrarla e non devono confonderla con la superiorità – ha detto la segretaria Camusso - È impensabile che l’obiettivo di una donna sia voler essere uguale a un uomo, perché la diversità non è minorità se viene riconosciuto il contributo unico che diamo alla società».

10mila disoccupate in più dal 2008
Sul luogo di lavoro, però, i numeri sono impietosi: «Il salario di una lavoratrice è più basso del 30% rispetto a quello del collega e il tasso di occupazione è inferiore del 20% in confronto alla media maschile – ha affermato Christian Ferrari, segretario generale della Cgil di Padova - Nella provincia padovana, dal 2008 a oggi siamo passati da 8.100 donne disoccupate a 18mila».

Vittime di contratti impari, subiscono ricatto, violenze psicologiche che portano stress, insonnia e stati di bulimia e anoressia, ma anche danni fisici: la scarsa qualità degli strumenti e delle attrezzature, infatti, è un problema che ha evidenziato Francesca Crivellaro, della Flai: «Pur di lavorare, le donne sono disposte a condizioni di precarietà. A 30 anni si sono già operate per problemi fisici, per esempio al tunnel carpale, e alcune di loro non possono tenere in braccio il figlio per allattare».

Crescere un figlio è ancora compito esclusivo della madre
La maternità è un elemento di forte demarcazione nell'esperienza lavorativa di una donna: già durante un colloquio, spesso la ragazza alla ricerca di un’occupazione deve rispondere a domande scomode sui suoi ideali di famiglia futura, ma anche a lavoro già acquisito la situazione non migliora. Le discriminazione e i disagi, infatti, costringono le donne a fare figli in età avanzata oppure a smettere di lavorare dopo aver partorito.

Ci troviamo in un’epoca che pone la figura femminile dinanzi a un bivio: scegliere tra la famiglia e la professione; una scelta condizionata da strutture per l’infanzia sempre più frammentate e privatizzate, ma anche dal preconcetto che etichetta la crescita del bambino in mani esclusivamente femminili. «Durante il periodo protetto, che va dalla gravidanza ai primi tre anni del bambino, l’uomo chiede le dimissioni non tanto per stare vicino alla compagna o alla moglie, ma per trovare un altro lavoro», è il dato singolare che Rossana Giaretta ha esaminato in quanto direttrice della Direzione territoriale del lavoro.

"Andiamo donne, al lavoro!", l'esortazione di Valeria Solesin
Ma può la Carta dei diritti universali del lavoro farsi promotrice di un futuro più dignitoso? La risposta, secondo Susanna Camusso è proprio nell'aggettivo universale: «Il lavoro è un luogo di relazioni e se non ci sentiamo liberi come possiamo relazionarci con serenità? Come possiamo mettere in pratica il nostro sapere? Ma il lavoro, oggigiorno, si è anche frammentato: uomo, donna, precari, voucher, diverse tutele, ci sono tante divisioni, ma il problema della pensioni, dei diritti della donna, della reversibilità deve riguardare tutti noi. Uniti, da qui il carattere universale, dobbiamo combattere».

Tra le poltrone della sala gira un foglietto giallo: è un articolo scritto da Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana uccisa nel massacro del Bataclan a Parigi. Il titolo esortativo del pezzo è un invito alle donne a non fermarsi mai: “Allez les filles, au travail!” (Andiamo donne, al lavoro!). 

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