Solidarietà Veneto, crescono iscritti e patrimonio del primo fondo pensione

Presentati i dati 2015. Complessivamente i lavoratori associati al fondo, a fine anno, erano oltre 49 mila, per la gran parte (il 75 per cento), provenienti dal mondo industriale. Le aziende associate sono circa 6.300. Il patrimonio gestito da Solidarietà Veneto supera il miliardo di euro e lo scorso anno ha registrato una crescita di oltre 137 milioni rispetto all’anno precedente (più 19 per cento), un record.

Solidarietà Veneto, crescono iscritti e patrimonio del primo fondo pensione

Il balletto tra timori, minacce, assicurazioni politiche, si ripete con una certa frequenza
Non un bel segnale, probabilmente infatti si tratta del preludio a qualcosa che prima o poi potrebbe accadere, mettendo in discussione quello che da decenni è un caposaldo del welfare nazionale: le pensioni.

In questi giorni si discute sulla reversibilità, altre volte sulla sostenibilità del sistema, legato in particolare allo sbilanciamento demografico tra anziani e giovani, tra chi lavora e chi invece beneficia della quiescenza.
Comunque, già da parecchio è in moto la macchina della pensione integrativa, cioè l’azione per convincere i cittadini a provvedere al proprio futuro dotandosi di una fonte di reddito pagato personalmente, che andrà a integrare (appunto) quello derivante dagli anni di lavoro.

Nella nostra regione, tanto per citare un caso, addirittura dal 1990 è attivo Solidarietà Veneto, il fondo pensione contrattuale del mondo produttivo, il primo territoriale avviato in Italia, nato con una convergenza bilaterale di associazioni di categoria imprenditoriali (Confindustria, Confapi, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Federclai) e sindacali (Cisl, Uil, ma non Cgil).
L’obiettivo del fondo, che opera senza scopo di lucro, è quello di ricercare per i lavoratori dipendenti e autonomi occupati in Veneto, le migliori condizioni in termini di investimento sui mercati, di costi di gestione e di erogazione delle rendite.
Possono iscriversi i lavoratori dipendenti di tutti i settori dell’industria e dell’artigianato, gli operai agricoli e florovivaisti, gli imprenditori artigiani e i loro collaboratori familiari, i lavoratori atipici, i lavoratori interinali, i liberi professionisti senza cassa previdenziale, gli associati in partecipazione, i coltivatori diretti e i familiari.

Il bilancio 2015
Complessivamente i lavoratori associati al fondo, a fine anno, erano oltre 49 mila, per la gran parte (il 75 per cento), provenienti dal mondo industriale. Il settore più rappresentativo è il metalmeccanico con oltre il 37 per cento degli iscritti, seguito da quello legno-costruzioni-edilizia (circa il 17), quello della moda – occhialeria (14) e l’alimentare (5). Le aziende associate sono circa 6.300.
Il patrimonio gestito da Solidarietà Veneto supera il miliardo di euro e lo scorso anno ha registrato una crescita di oltre 137 milioni rispetto all’anno precedente (più 19 per cento), un record.
Solidarietà Veneto, che è presieduto dall’imprenditore Andrea Tomat, è anche un motore che sostiene l’economia regionale; attraverso le scelte intraprese negli ultimi anni, infatti, investe già nel “sistema paese” circa 70 milioni di euro, pari a circa il 7 per cento del patrimonio (oltre alla quota destinata ai titoli di stato italiani).
«Il percorso avviato – hanno detto i responsabili del fondo presentando i dati del 2015 – costituisce un valore che deriva da un forte investimento in personale, organizzazione e governance. Tale investimento produrrà i suoi effetti non solo nel breve periodo: l’investimento in “economia reale” infatti, è divenuto ormai una componente strategica dell’asset allocation del Fondo da qui ai prossimi anni».

Sulla pensione integrativa, dunque, associazioni di categoria e sindacati stanno spingendo molto, anche per quel che riguarda i piccoli imprenditori.
Nella sede dell’Unione artigiani di Padova, ad esempio, a breve entrerà in funzione uno sportello di consulenza e promozione del fondo di previdenza. Tutto questo nella convinzione che sempre più, oltre al pubblico, al futuro “di riposo” dei lavoratori dovrà pensarci il privato.

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