Voucher, verso il referendum da posizioni contrapposte

Da una parte la Cgil, che il referendum lo ha promosso, dall'altra gli imprenditori. Per il sindacato, lo strumento ha fallito l’obiettivo di far emergere il lavoro nero in alcuni settori e inoltre il lavoro pagato con i voucher ha sostituito quello a termine, lo stagionale, il part-time. Per Federalberghi non esistono alternative per la gestione del lavoro stagionale: eliminare lo strumento per perseguire gli abusi non è una misura accettabile.

Voucher, verso il referendum da posizioni contrapposte

Voucher sì, voucher no.
L'obiettivo del referendum proposto dalla Cgil è di abrogare lo strumento e, quel che è certo per tutti, è che va combattuto l’uso del lavoro nero che spesso nascondono.

«Quello che non emerge con chiarezza dai dati diffusi dal ministero del Lavoro e dalla ricerca presentata l’anno scorso da Inps e Veneto Lavoro, è l’enorme quantità di lavoro nero che i voucher hanno prodotto in questi anni, che non consente di mettere in luce i dati reali sul loro utilizzo. Questo strumento per come è stato congegnato dal punto di vista normativo si presta a “coprire” i committenti utilizzatori non esponendoli a sanzioni da parte degli organi di vigilanza e in questo ha largamente fallito l’obiettivo di far emergere il lavoro nero in alcuni settori. Non è un caso se i voucher sono prevalentemente utilizzati al Nord – Lombardia, Veneto e Friuli ne utilizzano oltre il 40 per cento – e poco al Sud. E i dati lo dicono chiaramente», spiega Fabrizio Maritan del dipartimento Politiche del lavoro di Cgil Veneto.

La ricerca di Inps e Veneto Lavoro del 2016 evidenzia come in pratica si equivale il numero di persone che hanno avuto una prestazione con i voucher presso la stessa impresa in Veneto (circa 40 mila) e il numero di lavoratori che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro intermittente (circa 41 mila).

«Significa che il lavoro pagato con i voucher ha sostituito quello a termine, lo stagionale, il part-time soprattutto nel terziario, settore che utilizza oltre il 40 per cento dei voucher»

«Le casistiche di utilizzo improprio e di abuso dei voucher – continua Maritan – sono infinite e vanno dai cantieri edili alle aziende manifatturiere che spesso lo usano anche come periodo di prova. Il voucher maschera elusione contrattuale, previdenziale e fiscale ed è una forma di precariato estremo e povero che svantaggia ulteriormente soggetti già deboli nel mercato del lavoro. Per questo la Cgil lo ritiene uno strumento sbagliato che va abrogato e sostituito con una nuova normativa, come proponiamo nella nostra Carta dei diritti», conclude il responsabile Cgil. 

Ma gli imprenditori non ci stanno ad accettare passivamente la cancellazione di uno strumento considerato decisamente utile:

«Vorrei chiedere quale sarebbe per il sindacato l’alternativa ai voucher per picchi e lavori stagionali. Senza i voucher ci sarebbe un’esplosione del lavoro nero e dove i voucher non sono usati mi viene qualche sospetto che questa sia una pratica in voga»

«Sono uno strumento ottimo – spiega il presidente di Federalberghi Veneto e vice presidente nazionale, Marco Michielli - che ci consente di gestire al meglio l’attività quando non abbiamo i ristoranti o gli alberghi pieni. Purtroppo il costo del personale è così alto per noi che ottimizzare questa spesa diventa fondamentale e l'uso dei voucher lo consente. Trovo che quella della Cgil sia una battaglia ideologica: c’è chi abusa dello strumento? Affrontiamolo e risolviamo, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca».

Anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha dichiarato che i voucher sono stati uno strumento «abusato», ma non vanno «aboliti tout court, bisogna sedersi e capire perché».

Voucher, il boom: 121 milioni in dieci mesi. Il Veneto seconda regione dopo la Lombardia

Gli ultimi dati sull’utilizzo dei voucher aggiornati dall’Inps a ottobre 2016, parlano chiaro: nei primi dieci mesi del 2016 sono stati 121 milioni i buoni venduti, equivalenti a circa 250 mila lavoratori occupati per tre mesi. I lavoratori che a livello nazionale hanno utilizzato i voucher sono stati circa un milione e mezzo. Nel Veneto, seconda regione dopo la Lombardia per utilizzo dei voucher, ne sono stati venduti 15 milioni 434 mila 357, con un aumento del 27,1 per cento (oltre 3 milioni 290 mila) rispetto al 2015. Ciascun voucher vale dieci euro e tolti i contributi Inps e Inail, al lavoratore rimangono sette euro e mezzo.

L’ultimo dossier realizzato da Inps e Veneto Lavoro sul “Lavoro accessorio”, è della primavera scorsa e analizza il boom dei voucher osservato negli ultimi anni considerando che nel 2015 sono stati venduti 115 milioni di voucher (nel 2010 erano meno di 10 milioni), che significa, una volta riscossi, circa 860 milioni di compensi ai lavoratori e circa 150 milioni di contributi a fini previdenziali.

I committenti nel 2015 sono stati 473 mila, mentre i lavoratori coinvolti 1 milione 380 mila e le posizioni lavorative 1 milione 730 mila, questo perché un lavoratore può aver prestato lavoro occasionale per più di un committente. Il fenomeno registra una crescita continua, particolarmente intensa nel periodo più recente. Le categorie di lavoratori temporanei sono: pensionati, persone che non hanno mai lavorato, ex disoccupati, occupati, indennizzati; la maggior parte di loro nel 2015 ha ricevuto 60 voucher pro capite. Nel 2015 il settore che ha utilizzato maggiormente i voucher è quello dei servizi sociali e personali col 9 per cento, seguito dall’alberghiero e ristorazione col 7,7 e i servizi alle imprese e informatica con 5,1.

Nel 2015 in Veneto i committenti sono stati 59.390, i lavoratori 214.986 e i voucher 11 milioni 977 mila. In regione l’incremento registrato in due anni, dal 2013 al 2015, è stato del 92 per cento per i committenti, 120 per cento per i lavoratori e 134 per cento per i voucher.

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