V Domenica di Quaresima - Laetare *Domenica 9 marzo 2016

Giovanni 8, 1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Primo e sesto

Protagonista dell’insegnamento di Gesù nel cortile del tempio è una donna senza nome che potrebbe ben rappresentare tutta l’umanità, ogni essere umano. Recuperando l’insistente riflessione dei profeti (soprattutto Osea), sappiamo che l’adulterio non è solo violazione del sesto comandamento, è anche grande e forte simbolo dell’offesa al primo comandamento: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo... Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso» (Es 20,2s). Il matrimonio – alleanza d’amore fra due persone – è trasparenza/simbolo dell’alleanza d’amore fra Dio e l’umanità. È richiesta fedeltà nell’uno e nell’altro. L’adulterio è un cercare amore nel posto e nella forma che proprio non fa per noi: se è vero che tutti desideriamo essere amati e amare, quante volte constatiamo che questa nostra sete si ferma a surrogati o impigrisce o si ferma alla soddisfazione di sé ecc. Allora qui a essere violata non è solo la sacralità del patto coniugale: ogni idolatria – quando il Creatore viene subordinato alle creature – è adulterio, cioè amore immaturo, scorretto, fuori obiettivo. Gesù guarisce l’umanità dall’idolatria, tentazione di sempre, attraverso la forza rigeneratrice del perdono che fa nuove le persone. A proposito di creare inedito, di operare novità, così Dio si esprime attraverso il profeta Isaia nella prima lettura: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?».

Insegnare non a parole

Tutta la scena si svolge nel tempio. Gesù alla donna samaritana aveva detto «Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano» (Gv 4,23). Questa è l’ora dello spirito e della verità. Se il punto qui è l’amore sano, vero e pienamente umano; se qui la chiamata è a “sposarsi” con il Signore, allora non c’è codice, formalismo o legalismo che tengano, che possano rinchiudere dentro sentenze e pene questo mistero grande, senza del quale la vita degli esseri umani sarebbe ben poca cosa. Il Maestro solennemente che cosa insegna, cos’avrà mai detto? È da notare il modo con cui egli “affronta la tentazione” (il greco indica questo, non il generico “mettere alla prova”): si tratta della tentazione di fraintendere il volto di Dio, un Dio che si autodefinisce così. «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,17). La potenza della misericordia divina qui non è solo questione di belle parole; avviene, accade, si realizza nei fatti con potenza. Il Maestro insegna misericordia operando misericordia. Attenzione: non si tratta di grazia a basso prezzo, di perdono divino... “in saldo”! Alla donna-umanità è detto in modo netto di non peccare più: l’incontro con Gesù ha trasformato per sempre la sua vita. Non sarà una “brava persona”, una santa a forza di... sforzi, ma per grazia. Con san Paolo nella seconda lettura dirà: «Non sono arrivata alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stata conquistata da Cristo Gesù». Potrà andare in giro per il mondo a proclamare e testimoniare il vangelo per averne fatta esperienza diretta.

Nel mezzo

“Il plotone d’esecuzione” era pronto a condannare la donna e al tempo stesso Gesù ponendo nel mezzo, al centro dell’attenzione, quello che era un chiaro peccato. In tanti, con violenza, contro uno: una strada che l’umanità non poche volte ha imboccato e imbocca, ahimè. Alla fine, però, restano in mezzo, al centro dell’attenzione, la misericordia e la “misericordiata”. In questo giubileo della misericordia troviamo slancio per essere chiesa che non mette al centro ciò che è male, che non si fa “dettare l’agenda” dal negativo perché, dice il Signore, «io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ez 33,11). Al centro vi sia Dio misericordia, la potenza della risurrezione di Cristo.

Lo sbattezzo e l’indelebile

 Arriva una raccomandata A/R che chiede lo sbattezzo (annotazione nel registro del battesimo della volontà di non far parte della chiesa cattolica): cosa resta del dono ricevuto dai genitori nella persona che fa questa richiesta? Cosa vien tolto via? Gesù una prima volta traccia segni per terra e poi sempre per terra scrive (due verbi leggermente diversi): questo agire di Gesù ha un che di misterioso. Sono gesti per richiamare l’attenzione? Per placare la turba agitata, già con le pietre in mano, assetata di morte? O un richiamo a Geremia 17,13, per ammonire: «O speranza d’Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva». Secondo alcuni Gesù scrive i peccati degli accusatori della donna; per altri scrive frasi bibliche. Chissà... Certo non lascia traccia ciò che è segnato/scritto per terra con un dito, mentre ciò che la Grazia divina opera nel cuore dell’essere umano è indelebile. Quaresima ci ricorda che il dono del battesimo è per sempre, che immergere nel mistero pasquale è imprimere il “carattere”, ossia un sigillo d’amore. Perché in fondo quando ti hanno voluto del bene, quando hai ricevuto amore, tutto questo resta scritto nel profondo di te. La donna “graziata” non dimenticherà mai quel momento, ma anche gli spietati accusatori possiamo pensare che se ne siano andati toccati per sempre dalla divina misericordia. Cambiati pure loro!