Migranti, accordo Ue-Turchia al via: iniziati i rimpatri dalla Grecia; in Germania i primi siriani

Dopo la stretta di mano tra Bruxelles e Ankara, sono iniziate le operazioni di rimpatrio dalla Grecia verso la Turchia. In Germania, invece, sono atterrati i primi siriani che godono di protezione internazionale. L'accordo vuole ostacolare le tratte illegali e pericolose, favorendo percorsi migratori sicuri e legali. Non mancano le proteste: «Alcuni tenteranno il suicidio se torneranno in Turchia», dice Save the children; padre Camillo Ripamonti del Centro Astalli: «Si calpestano 60 anni di diritti umani».

Migranti, accordo Ue-Turchia al via: iniziati i rimpatri dalla Grecia; in Germania i primi siriani

Hanno rimesso piede sulle coste turche, le stesse che avevano lasciato alle spalle qualche mese prima per intraprendere un viaggio che li avrebbe portati in Grecia e in Europa: un percorso al rovescio mentre sulle loro teste aerei decollati dalla stessa Turchia volano in direzione del vecchio continente. A bordo di navi e aerei ci sono i migranti che l’Unione europea e Ankara hanno deciso di scambiarsi in base all’accordo siglato lo scorso 18 marzo per ostacolare l’immigrazione illegale diffusa nel mar Egeo. Nello scambio “uno a uno”, la Commissione europea, promettendo aiuti economici, ha chiesto al presidente turco Erdogan di riaccogliere i migranti salpati illegalmente, dando invece la possibilità ai siriani ancora fermi in Turchia, ma che godono di protezione internazionale, di arrivare in Europa. Per il 2016, la Commissione ha fissato un tetto massimo di 72mila siriani da accogliere.

Più di 200 sbarcati in Turchia; 35 siriani, invece, sono atterrati in Germania
Nella giornata di martedì 4 aprile sono iniziate le operazioni di rimpatrio forzato: i primi traghetti, con a bordo 202 persone provenienti maggiormente da Pakistan, Bangladesh e paesi africani, sono salpati dalle isole di Lesbo e di Chio e sono giunti a Dikili, sulla costa occidentale turca. Una volta scesi, i migranti sono stati fotografati e poi trasferiti in alcuni campi profughi, in attesa di essere espulsi. Nelle stesse ore, invece, è atterrato ad Hannover, in Germania, il primo gruppo di 35 rifugiati siriani partito dalla Turchia per essere ricollocato in Europa. Non è ancora chiaro se si fermeranno nel paese tedesco o se verranno posizionati in altri paesi dell’Unione europea; è certo, invece, che paesi come Francia e Finlandia sono pronti ad ospitare e accogliere altri rifugiati.

«Alcuni minacciano di buttarsi in mare se costretti a tornare in Turchia»
Save the children, organizzazione non governativa che presta aiuti umanitari, ha definito l’accordo tra Ue e Turchia illegale e inumano: «Invitiamo con forza i leader europei a sospendere i rinvii fino a quando non saranno messe in atto le necessarie salvaguardie legali che assicurino il rispetto dei diritti umani – sono le parole di Simona Mortolini, responsabile dell’organizzazione in Grecia - Alcune persone ci hanno detto che tenteranno il suicidio se verranno rimandati in Turchia, altri hanno detto che salteranno giù dalle barche. Queste persone sono veramente disperate: hanno venduto tutti i loro averi per pagarsi il viaggio, rischiando la vita durante la traversata e non hanno nulla nemmeno nei loro paesi d’origine devastati dalle guerre, dalla violenza dilagante e dall’insicurezza».

A Dikili, proteste contro un nuovo campo profughi
Laura Boldrini, presidente della Camera, parla di «una macchia sulla reputazione dell’Unione europea come continente dei diritti umani», mentre Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci parla di «un baratto formalizzato di esseri umani». Duro anche il commento di padre Camillo Ripamonti, direttore del centro Astalli che attacca l’Europa colpevole di «non rispondere alla domanda principale: come è possibile oggi arrivare a chiedere asilo senza affidarsi ai trafficanti? Al momento non ci sono alternative legali. Ci pare ampiamente dimostrato che innalzare muri non basta e soprattutto non serve. Oggi si calpestano 60 anni di lavoro sui diritti umani». 
Proteste ci sono state anche nella stessa Dikili, dove sulle vetrine dei negozi sono statti affissi e poi rimossi cartelli e striscioni contro l’arrivo dei migranti, mentre centinaia di persone hanno manifestato e firmato una petizione contro l’accordo, spiegando di non volere accanto a loro un nuovo campo profughi come successo a Idomeni, in Grecia.

L'obiettivo alla base dell’accordo tra Europa e Turchia è quello di sostituire le tratte irregolari, pericolose e affidate ai trafficanti con flussi organizzati, sicuri e legali. Un atto che ha visto un’accelerazione soprattutto negli ultimi mesi dopo la chiusura, a febbraio, della cosiddetta rotta balcanica che ha provocato tensioni, un disumano sovraffollamento a Idomeni e ha portato la Grecia quasi al collasso. L’accordo, inoltre, andrebbe a colmare la lacuna che si era venuta a creare dopo il rifiuto di numerosi stati membri di farsi carico di una “quota” di migranti e dei richiedenti asilo maggiormente in difficoltà.  

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