8xmille. Una firma che fa bene

Se fare un gesto d’amore... È questo l’incipit dello slogan scelto per la campagna di comunicazione dell’8xmille. Il focus è su tutto il bene che si genera facendo migliaia di gesti d’amore. Con una firma

8xmille. Una firma che fa bene

«Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia»: è questo lo slogan della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza episcopale italiana, che mette in relazione il valore di ogni firma con la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. «Il messaggio – spiega Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – punta a essere immediato e intuitivo. Aiutare una persona a rialzarsi da terra, accogliere in casa un amico che arriva all’improvviso, rimboccare la coperta di una persona che dorme o condividere un ombrello sotto la pioggia... Gli spot scommettono su gesti quotidiani e alla portata di tutti. Gesti che ci fanno stare bene, quando li facciamo. Gesti che tante altre persone possono ripetere, amplificati per migliaia e migliaia di volte grazie alle firme dei contribuenti che scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. Abbiamo avvertito l’esigenza di comunicare la bellezza che c’è nel prendersi cura degli altri e quanto ogni singola firma possa moltiplicare esponenzialmente questa bellezza».

La campagna – rinnovata rispetto al passato – mette in luce la sensazione di benessere che si prova quando si fa un gesto d’amore così come fa la Chiesa in uscita, ogni giorno, con interventi che sul territorio sostengono chi ne ha più bisogno. Sono questi i valori del Vangelo su cui avete voluto scommettere?

«Certamente. Il Vangelo non cambia, da duemila anni, e le opere di misericordia, corporale e spirituale, sono sempre quelle. Con questa campagna vorremmo cercare di declinarle maggiormente a misura della nostra quotidianità attuale, ricordando a chi vede gli spot che l’impegno della Chiesa in uscita verso le necessità degli ultimi non si ferma. Così è stato negli ultimi trent’anni, da quando è in vigore il sistema dell’8xmille, e così è ancora oggi. Solo che le firme di ciascuno di noi diventano sempre più preziose e fondamentali».

Dopo gli anni difficili della pandemia la campagna, quest’anno, vola all’estero per documentare come a Tosamaganga, in Tanzania, con il supporto delle firme la speranza sia giunta in aula e in corsia. Quanto è importante far conoscere ai contribuenti l’aiuto alle popolazioni più fragili del pianeta?

«Da sempre tra i progetti che finanziamo ci sono opere che mirano a raggiungere le popolazioni più provate e abbandonate del pianeta, per far crescere – lì dove queste persone sono – competenze e professionalità adeguate. L’ospedale di Tosamaganga, in cui abbiamo girato uno degli spot, ne è una testimonianza esemplare, proprio per come sono prese per mano e aiutate a crescere le giovani leve tanzaniane. Ciò non vuol dire che si possa trascurare il soccorso a chi comunque ha cercato una vita dignitosa e vivibile raggiungendo il nostro Paese in qualche modo. C’è lo spot di Tosamaganga ma c’è anche quello dell’accoglienza dei migranti a Roccella Ionica».

E poi ci sono le migliaia di progetti che ogni anno si realizzano anche nelle nostre città... Per quale ragione sostenete che le firme dei contribuenti per la Chiesa cattolica generino un “plus-valore” rispetto alla somma che ricevete dai fondi dell’8xmille?

«Innanzitutto, c’è un aspetto sotto gli occhi di tutti: i progetti finanziati con questi fondi si avvalgono, nella stragrande maggioranza dei casi, del contributo di migliaia di volontari. Sono donne e uomini generosi che mettono a disposizione gratuitamente tempo, conoscenze e cuore e il loro apporto amplifica a dismisura i benefici di tutto quello che grazie ai fondi viene progettato, realizzato e scrupolosamente rendicontato. L’8xmille è un vero e proprio moltiplicatore di risorse e servizi sul territorio, un sostegno concreto per i più fragili e un volano per la promozione di percorsi lavorativi. Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato credo che ci sarebbe un vuoto enorme».

Stefano Proietti

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