L’umanità di Gesù Cristo, figlio di Dio, inchiodata sulla croce

Siamo giunti alla celebrazione del venerdì santo: Gesù, condannato a morte, è condotto sul Golgota e muore in Croce. Mentre ci fermiamo a contemplare Cristo crocifisso e facciamo memoria del Suo amore per noi, della sua determinazione a portare a termine il progetto d’amore del Padre per l’umanità, vogliamo riflettere anche sulla dimensione umana di Gesù.

L’umanità di Gesù Cristo, figlio di Dio, inchiodata sulla croce

Siamo giunti alla celebrazione del venerdì santo: Gesù, condannato a morte, è condotto sul Golgota e muore in Croce. Mentre ci fermiamo a contemplare Cristo crocifisso e facciamo memoria del Suo amore per noi, della sua determinazione a portare a termine il progetto d’amore del Padre per l’umanità, vogliamo riflettere anche sulla dimensione umana di Gesù.
Ripercorrendo alcuni momenti della sua vita, possiamo chiederci:
Come ha vissuto il tradimento di Giuda che Gesù ha chiamato amico (Mt 26,50), nonostante fosse stato venduto da lui per trenta monete ai capi dei sacerdoti?
Quale risonanza nel suo cuore per il rinnegamento di Pietro che disse di non essere uno dei suoi discepoli (cfr. Gv 18,17.25)?
Che cosa ci comunica l’esperienza di Gesù che con Pietro, Giacomo e Giovanni si reca nel podere chiamato Getsemani e, provando tristezza e angoscia, chiese loro di vegliare con lui, ma che dopo la preghiera al Padre li trovò addormentati?
Quali sentimenti ha provato quando si è reso conto che gli apostoli erano fuggiti dopo la sua condanna, nonostante tutte le prove d’amore dimostrate fino ad abbassarsi per lavare i loro piedi?
Come si è comportato Gesù quando è stato schernito, percosso, sputato, beffeggiato dai soldati?
“…Insultato non rispondeva con insulti, maltrattato non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia” (1Pt 2,23).
Siamo consapevoli che spesso noi ci comportiamo come Giuda, Pietro, i discepoli, i sacerdoti, i soldati, ecc. con Gesù e con tutti i fratelli e le sorelle? Ci accorgiamo che anche noi tradiamo, rinneghiamo, facciamo delle scelte di parte, scappiamo dall’amore senza fine, condanniamo gli altri senza cercare ciò che ci unisce?
Gesù continua il suo cammino verso il calvario, perché consapevole che l’amore senza fine richiede la capacità di non ricambiare la violenza con la violenza e di rimanere sempre in relazione con tutti, in particolare con chi ha causato il dolore.
Chissà quante volte Gesù, rivolto al Padre, ha ripetuto dentro di sé: “perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). L’amore vissuto in pienezza non porta alla condanna, ma tenta sempre, anche nella sofferenza silenziosa, di redimere coloro che hanno sbagliato!
Quanta sofferenza ha provato Gesù prima di morire! Spesso dimentichiamo che Gesù ha avuto un cuore di carne, infatti basta rivisitare alcuni momenti della sua vita terrena, per cogliere la sua umanità.
Cristo ci ha lasciato un esempio, perché seguiamo le sue orme (cfr.1Pt 2,21). Egli che ha donato la vita per noi, attende ancora oggi, in silenzio sulla croce, che ciascuno ritorni a Lui per lasciarsi amare, per ricevere la forza di donare nella gratuità la vita ovunque, annunciando l’amore infinto del Padre per ogni vivente.
Come identificarci con Cristo crocifisso per essere sempre testimoni del suo amore?
Che cosa può dire oggi al nostro cammino spirituale la richiesta di Francesco di Assisi rivolta a Cristo?
“O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione; la seconda si è ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori” (Fonti Francescane 1919).
Siamo disponibili a vivere profondamente la bellezza della vita imitando Gesù Cristo, per rimanere costantemente in contatto con la dimensione umana e divina che ci abita?

Diana Papa

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Fonte: Sir