La forza del perdono. Fuori dal perdono, afferma Francesco, non c’è speranza, non c’è pace

Com’è difficile saper perdonare, mettere da parte ira, vendetta, offesa e avere la capacità di dire: ti ho perdonato

La forza del perdono. Fuori dal perdono, afferma Francesco, non c’è speranza, non c’è pace

“Sfida non facile” il fenomeno migratorio afferma il Papa, e lo vediamo anche in questi giorni sia nei numerosi arrivi nell’isola di Lampedusa, primo lembo d’Italia ma anche dell’Europa, sia nelle diverse prese di posizione dalla politica nazionale ma anche europea. Papa Francesco venerdì sarà a Marsiglia – “chiamata a essere porto di speranza” – per prendere parte alle giornate conclusive dei Rencontres Méditerranéennes, un evento, una “bella iniziativa” che vede assieme “responsabili ecclesiali e civili per promuovere percorsi di pace, di collaborazione e di integrazione attorno al Mare nostrum, con un’attenzione speciale al fenomeno migratorio”. Una sfida afferma all’Angelus il vescovo di Roma che “va affrontata insieme, in quanto essenziale per il futuro di tutti, che sarà prospero solo se costruito sulla fraternità, mettendo al primo posto la dignità umana, le persone concrete, soprattutto le più bisognose”.

Angelus nel giorno in cui Matteo nel Vangelo ci propone il famoso brano del perdono con Pietro che chiede al Signore quante volte dovrà perdonare il fratello che “commette colpe contro di me … fino a sette volte?”. La risposta di Gesù non può non lasciarci senza parole: “non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.

Com’è difficile saper perdonare, mettere da parte ira, vendetta, offesa e avere la capacità di dire: ti ho perdonato. Le cronache ci portano atteggiamenti e parole molto distanti dall’idea del perdono: voglio che patisca la stessa sorte; non lo perdonerò mai. Quante volte abbiamo sentito frasi come questa. Pietro non mette in dubbio il perdono come tale, ma si chiede quante volte. Di fronte all’ira, all’offesa, al desiderio di vendetta ci sentiamo chiamati a misurare, a porre dei limiti: sì perdono, ma fino a un certo punto; perdono, ma le guance sono due. Quando si perdona “non si calcola” dice Francesco, “è bene perdonare tutto e sempre, proprio come fa Dio con noi”.

Nella parabola che troviamo in Matteo gli attori principali sono il re misericordioso e l’amministratore. Il primo è uomo generoso, pronto a perdonare il servo e a condonare il grande debito che questi aveva: diecimila talenti, una cifra immensa, impossibile da restituire per un servo. Il secondo, condonato il debito, si comporta in modo spietato con un servo che ha un debito di cento denari e non può onorarlo e lo fa chiudere in prigione.

Il messaggio che viene da questo testo del Vangelo è chiaro, dice il Papa: “Dio perdona in modo incalcolabile, eccedendo ogni misura. Lui è così, agisce per amore e per gratuità. Dio non si compra, Dio è gratuito, è tutto gratuità. Noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano. Ognuno di noi, infatti, è un ‘perdonato’ o una ‘perdonata’”. Come dire, nel modo di agire di Dio tutto è eccessivo, tutto è oltre misura, oltre ogni attesa, oltre ogni speranza: per-dono.

Noi siamo perdonati, ricorda il Papa all’Angelus, proprio perché “Dio ha dato la vita per noi e in nessun modo potremo compensare la sua misericordia, che egli non ritira mai dal cuore. Però, corrispondendo alla sua gratuità, cioè perdonandoci a vicenda, gli possiamo dare testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi”.

Fuori dal perdono, afferma Francesco, non c’è speranza, non c’è pace: “il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società”.

Dio “è sempre pronto a perdonarmi anche quando cado, anche quando gli altri non lo fanno, anche quando nemmeno io riesco a perdonare me stesso”, afferma il vescovo di Roma. Dio perdona ma “so perdonare a mia volta chi mi ha fatto del male?”. Per questo chiede ai fedeli “un piccolo esercizio”, ovvero pensare a una persona che ci ha ferito: “chiediamo al Signore la forza di perdonarla. E perdoniamola per amore del Signore: ci farà bene, ci restituirà la pace nel cuore”.

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Fonte: Sir