Leone XIV: “nel mondo ferito dalla guerra portare a tutti i popoli una pace vera e duratura”

Il Papa, ricevendo in udienza le Pontificie Opere Missionarie, ha declinato la missionarietà come tratto distintivo della comunità ecclesiale, in un mondo "ferito dalla guerra" dove tutti i popoli anelano alla pace. "Dare priorità alla visita nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle comunità", la richiesta ai direttori nazionali. "Superare i confini", attraverso due parole-chiave- comunione e universalità.

Leone XIV: “nel mondo ferito dalla guerra portare a tutti i popoli una pace vera e duratura”

“Il nostro mondo, ferito dalla guerra, dalla violenza e dall’ingiustizia, ha bisogno di ascoltare il messaggio evangelico dell’amore di Dio e di sperimentare il potere riconciliante della grazia di Cristo”. Ricevendo in udienza i membri delle Pontificie Opere Missionarie, Leone XIV ha definito il loro servizio “indispensabile per la missione di evangelizzazione della Chiesa, come posso testimoniare personalmente dai miei anni di ministero pastorale in Perù”. Nel suo discorso, letto in inglese, il Papa ha esteso e proposto il paradigma missionario a tutta la comunità ecclesiale:  “la Chiesa stessa, in tutti i suoi membri, è sempre più chiamata ad essere una Chiesa missionaria che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola e che diventa lievito di concordia per l’umanità”, ha ribadito citando le parole pronunciate nell’omelia della messa di inizio pontificato:

”Dobbiamo portare a tutti i popoli, anzi a tutte le creature, la promessa evangelica di una pace vera e duratura,

che è possibile perché, secondo le parole di Papa Francesco, il Signore ha vinto il mondo e la sua permanente conflittualità avendolo pacificato con il sangue della sua croce”. Di qui l’importanza di “promuovere uno spirito di discepolato missionario in tutti i battezzati e il senso dell’urgenza di portare Cristo a tutti i popoli”, l’omaggio del Pontefice, che ha ringraziato i presenti “per l’impegno profuso ogni anno nel promuovere la Giornata Missionaria Mondiale, la penultima domenica di ottobre, che mi è di immenso aiuto nella mia cura per le Chiese delle aree di competenza del Dicastero per l’Evangelizzazione”.

“Le Pontificie Opere Missionarie sono effettivamente il mezzo principale per risvegliare la responsabilità missionaria di tutti i battezzati e per sostenere le comunità ecclesiali nelle aree in cui la Chiesa è giovane”, l’esordio di Papa Prevost: “Lo vediamo nella Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che fornisce aiuti a programmi pastorali e catechistici, alla costruzione di nuove chiese, all’assistenza sanitaria e alle necessità educative nei territori di missione”, l’elenco stilato da Leone XIV: “Anche la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria sostiene programmi di formazione cristiana per i bambini, oltre a occuparsi dei loro bisogni primari e della loro protezione”. Allo stesso modo, “la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo aiuta a coltivare le vocazioni missionarie, sia sacerdotali sia religiose, mentre la Pontificia Unione Missionaria si impegna a formare sacerdoti, religiosi e religiose e tutto il Popolo di Dio per l’opera missionaria della Chiesa”. Secondo il Papa, “la promozione dello zelo apostolico tra le genti rimane un aspetto essenziale del rinnovamento della Chiesa previsto dal Concilio Vaticano II, ed è ancora più urgente oggi”, perché anche oggi, “ come nei giorni successivi alla Pentecoste, la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, prosegue il cammino nella storia con fiducia, gioia e coraggio, annunciando il nome di Gesù e la salvezza che nasce dalla fede nella verità salvifica del Vangelo”. E le Pontificie Opere Missionarie “sono una parte importante di questo grande impegno”, ha osservato il Pontefice chiedendo ai direttori nazionali di

“dare priorità alla visita nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle comunità, aiutando così i fedeli a riconoscere l’importanza fondamentale delle missioni e del sostegno ai nostri fratelli e sorelle in quelle aree del mondo dove la Chiesa è giovane e in crescita”.

“Coltivare e a promuovere ulteriormente tra i vostri membri la visione della Chiesa come comunione di credenti, vivificata dallo Spirito Santo, che ci permette di entrare nella perfetta comunione e armonia della Santissima Trinità”. E’ la consegna affidata da Leone XIV alle Pom, tramite due parole-chiave – comunione e universalità – considerate segni distintivi del loro carisma. “È infatti nella Trinità che tutte le cose trovano unità”, ha spiegato il Papa: “Questa dimensione della vita e missione cristiana mi sta a cuore e si riflette nelle parole di Sant’Agostino che ho scelto per il mio servizio episcopale e per il mio ministero papale: In Illo uno unum. Cristo è il nostro Salvatore e in lui siamo uno, una famiglia di Dio, al di là della ricca varietà di lingue, culture ed esperienze”. “La consapevolezza della comunione come membra del Corpo di Cristo ci apre naturalmente alla dimensione universale della missione di evangelizzazione della Chiesa e ci ispira a

superare i confini delle singole parrocchie, diocesi e nazioni,

per condividere con ogni luogo e popolo la sublimità della conoscenza del Signore Gesù”, la tesi del Pontefice: “Una rinnovata attenzione all’unità e all’universalità della Chiesa corrisponde esattamente all’autentico carisma delle Pontificie Opere Missionarie, il quale, dovrebbe ispirare il processo di rinnovamento degli statuti che avete avviato. A tal proposito, sono fiducioso che questo percorso confermerà i membri delle Pontificie Opere in tutto il mondo nella vocazione a essere lievito dello zelo missionario del Popolo di Dio”.

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Fonte: Sir