Leone XIV. César Piscoya: “Non ha avuto paura di toccare la carne sofferente”

Forse, un po’ se la sentiva, sicuramente ci sperava, César Piscoya Chafloque. Tanto che, nelle ultime settimane, nei tre messaggi Whatsapp che aveva scambiato con il cardinale Francis Robert Prevost, ora Papa Leone XIV, dopo la morte di Papa Francesco e prima dell’inizio del Conclave, aveva sempre scritto: “Ora, devo pregare ancora di più per te”.

Leone XIV. César Piscoya: “Non ha avuto paura di toccare la carne sofferente”

Forse, un po’ se la sentiva, sicuramente ci sperava, César Piscoya Chafloque. Tanto che, nelle ultime settimane, nei tre messaggi Whatsapp che aveva scambiato con il cardinale Francis Robert Prevost, ora Papa Leone XIV, dopo la morte di Papa Francesco e prima dell’inizio del Conclave, aveva sempre scritto: “Ora, devo pregare ancora di più per te”. La risposta di ringraziamento era puntualmente arrivata. Da Chiclayo, ci risponde uno dei laici che più è stato vicino al nuovo Papa. Un legame prolungato, un’amicizia profonda, una collaborazione ecclesiale intensa, soprattutto negli ultimi anni, quando il vescovo Prevost, a Chiclayo, ha chiesto a Piscoya di animare la pastorale diocesana, nel nome di una effettiva valorizzazione del laicato. “Questa – dice al Sir – è una grande giornata, per noi, per il popolo peruviano, per tutto il mondo. Una grande grazia, davvero sono convinto che lo Spirito Santo si sia fatto presente”.

La chiamata del vescovo Robert. César Piscoya conobbe padre Robert Prevost ai tempi dell’esperienza del religioso agostiniano, come missionario: “Lo conobbi nel 1996, a Trujillo, dove era in servizio in quel periodo. Diventammo amici”. Il legame rimase, ma, negli anni successivi, la frequentazione si fece meno intensa. Padre Prevost lasciò il Perù, César si spostò per un’esperienza in Bolivia. E proprio nel Paese andino lo raggiunse, nel 2016, la chiamata di colui che era stato nominato, un anno prima, vescovo di Chiclayo: “Voleva che mi occupassi di animare e di coordinare la pastorale della diocesi, mi chiese, insomma di accompagnarlo nel suo ministero pastorale. Per me fu una sorpresa, dovevo parlarne con mia moglie, era un nuovo cambiamento di vita. ‘Mi dia del tempo’, gli chiesi. Da parte sua ci fu la massima comprensione e pazienza. ‘Prenditi il tempo che ti serve’, mi disse. E a febbraio 2017 ero con lui, a Chiclayo. ‘Ti ha chiamato il Signore’, le sue parole, quando arrivai. Sono la conferma del suo atteggiamento spirituale, con il quale, certamente, ha accolto l’elezione a Papa”.

La valorizzazione dei laici. Quelli nella pastorale di Chiclayo, fianco a fianco del vescovo, sono anni che César ricorda con gioia: “Con vescovo Robert abbiamo lavorato moltissimo per la comunione e per l’unità, abbiamo girato per la diocesi, visitato le parrocchie, è stato un grande sforzo si vivere insieme, appunto, in comunione, l’azione della Chiesa”. Con una particolare attenzione ai laici, alla loro valorizzazione, ma anche formazione, seria e qualificata: “Devo dire che non era facile dare tutta questa responsabilità a un laico, com’ero io. Nella Chiesa di Chiclayo, per alcuni aspetti, prevaleva ancora una pastorale di conservazione, molto basata sulle celebrazioni e sui sacramenti. Oggi lo dico, non è stato facile. Ma mons. Prevost mi è sempre stato molto vicino, e non ha mai cessato neppure per un momento di avere fiducia nella mia persona”.

Attento ai poveri e alle sofferenze personali. Un’altra priorità pastorale è stata quella per i poveri, in coerenza con l’esperienza missionaria del Vescovo, in un Paese, il Perù, caratterizzato da squilibri strutturali: “era sempre presente nelle periferie, tra le sofferenze della gente. Una vicinanza che si allargava anche al dolore spirituale. L’ho sperimentato personalmente, quando è venuta a mancare mia moglie. Mi è stato vicino continuamente, mi ha accompagnato, era presente. Non ha avuto paura, con me e con gli altri, di ‘toccare la carne sofferente’, è sempre stato una persona premurosa e attenta”. Attento ai poveri e ai sofferenti, fu anche durante il drammatico momento del Covid-19, quando Chiclayo era la seconda città del Perù (uno dei Paesi al mondo colpiti più duramente dalla pandemia) per numero di contagi. In quell’occasione, il Sir lo intervistò. “Ci sono stati casi di pazienti portati in ospedale con urgenza che sono morti in taxi mentre attendevano di essere accettati. E c’è mancanza di personale sanitario nei centri medici”, denunciava. E, in quel frangente, la diocesi, con la Caritas, fu in prima linea.

Continuità, ma darà la sua impronta. La parola torna a César Piscoya, che prova a immaginare i prossimi passi di Papa Leone XIV, nella speranza di poterlo, presto, incontrare: “Sicuramente, proseguirà nella direzione intrapresa da Papa Francesco. Ma darà anche una sua impronta, approfondirà e aggiungerà nuovi tasselli alla Dottrina sociale della Chiesa, come si può intuire che ha scelto lo stesso nome, Leone, del Papa della Rerum Novarum”.

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Fonte: Sir