Papa Francesco, un Gesuita francescano
Con la scelta del nome, ha dato un orientamento al cammino della Chiesa sotto il suo pontificato: essere povera per i poveri. Seguendo l’esempio del Poverello, ha incarnato il suo esempio nell'accoglienza e nel dialogo

Grazie, Papa Francesco, per aver scelto di incarnare il Francescanesimo in toto nella vita. Più volte mi si è affacciata una domanda: perché lo Spirito ha voluto che un Papa Gesuita vivesse ogni giorno secondo la spiritualità francescana?
Scrive Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’ “Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. […] Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. […] Viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore. Ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione» (LS 10-11.).
Il nome che ha scelto nel momento in cui è stato eletto Papa, ha dato subito un orientamento ben preciso al cammino della Chiesa: essere povera e per i poveri, vivendo il Vangelo sine glossa come Francesco di Assisi.
É stato un invito rivolto a tutti i credenti in Cristo a ritrovare le radici della propria fede, per rendere credibile in ogni istante il proprio Battesimo attraverso una vita autenticamente evangelica.
Come Francesco di Assisi che ha seguito l’insegnamento e le orme di Gesù Cristo, il Papa ha testimoniato di vivere costantemente alla presenza del Signore, ricordandoci che solo l’incontro personale con Lui permette di vivere il Vangelo con passione.
Seguendo l’esempio del Poverello, ha incarnato il brano del Vangelo relativo al mandato affidato agli apostoli, cioè che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il regno di Dio e la penitenza (cfr. FF 356). Egli ha scelto di vivere in modo molto povero e semplice, per comunicare alle persone la tenerezza di Dio anche attraverso la vicinanza umana.
Papa Francesco nella lettera Enciclica Dilexit Nos scrive: “Il modo in cui Cristo ci ama è qualcosa che Egli non ha voluto troppo spiegarci. Lo ha mostrato nei suoi gesti. Guardandolo agire possiamo scoprire come tratta ciascuno di noi, anche se facciamo fatica a percepirlo. Andiamo allora a guardare lì dove la nostra fede può riconoscerlo: nel Vangelo” (n.33). Papa Francesco come Francesco di Assisi si è spogliato di tutto, per vivere come Cristo.
Aperto all’accoglienza, all’ascolto, al dialogo Papa Francesco ha incontrato il 4 febbraio del 2019 negli Emirati Arabi il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, e insieme hanno firmato la Dichiarazione di Abu Dhabi, per riscoprirsi fratelli e promuovere insieme la giustizia e la pace, sostenendo i diritti umani e la libertà religiosa.
Anche Francesco di Assisi dimostrò particolare attenzione al dialogo con i saraceni infatti inviò i frati tra di loro senza usare potere o sicurezza, ma andando tra i poveri da cristiani (cfr. FF 43). Egli stesso, in occasione della V Crociata, andò in Terra Santa per incontrare il Sultano d’Egitto:
“Stando alla sua presenza, tutto acceso dalla fiamma dello Spirito Santo, con tale forza, vivacità ed efficacia di parola gli parlò di Cristo Gesù e della sua fede evangelica che il sultano ne restò ammirato e con lui tutti i presenti. Alla forza delle parole che Cristo proferiva per lui, il sultano, mosso a mansuetudine, gli prestò ascolto volentieri, lo invitò con insistenza a fermarsi nella sua terra e diede ordine che lui e i suoi frati, liberamente, senza pagare pedaggio, potessero accedere al santo Sepolcro (FF 2154).
Papa Francesco a distanza di secoli scrive: “Come leader religiosi siamo chiamati ad essere veri “dialoganti”, ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori. […] Il mediatore è colui che non trattiene nulla per sé, ma si spende generosamente, fino a consumarsi, sapendo che l’unico guadagno è quello della pace, […] aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri!» (FT 284).
Un evento che ha voluto richiamare l’importanza dell’accoglienza di ogni altro con il cuore sempre aperto, per costruire con tutti gli uomini e le donne di buona volontà la fratellanza universale.
Come non mettere in rilievo ancora l’impulso dato al valore e al rispetto delle donne?
Francesco di Assisi ha tenuto in grande considerazione Donna Jacopa alla quale chiese alla fine della vita di portare quei dolci che era solita preparare quando ammalato si trovava a Roma (FF 255). Ed ancora condivise profondamente con Chiara di Assisi e con le Sorelle il carisma donato dallo Spirito, anche se vissuto con modalità diverse.
Papa Francesco ha curato nella sua vita le relazioni femminili, dando grande importanza all’apporto specifico delle donne nella Chiesa e per il mondo, perché ha sempre considerato la loro prospettiva indispensabile nei processi decisionali e nell’assunzione di ruoli nelle diverse forme di pastorale e di missione.
Altro aspetto importante è l’attenzione agli ultimi. Francesco di Assisi dopo aver incontrato Cristo povero e crocifisso sceglie di essere povero con i poveri, di servire i lebbrosi, gli emarginati del suo tempo: “Visitava spesso le loro case; elargiva loro generosamente l’elemosina e con grande compassione e affetto baciava loro le mani e il volto. […] Bramava spendere non solo i suoi beni, ma perfino se stesso” (FF 1036).
Anche Papa Francesco ha dimostrato particolare attenzione verso gli “scartati” del mondo. Riferendosi all’esperienza di S. Francesco scrive in Fratelli Tutti:
“San Francesco, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi” (FT 2).
Anche il Papa è venuto in soccorso delle decine di persone senzatetto dei paesi in guerra o colpiti dalla povertà, ma anche di coloro che di notte si sono riparati sotto il Colonnato di piazza San Pietro. Con l’aiuto di volontari ha distribuito viveri di prima necessità, l’occorrente per la pulizia personale, le docce, il cambio di indumenti, o donando coperte o sacchi a pelo, ha condiviso anche il pranzo con loro.
Alla fine della vita, Francesco di Assisi si fece portare a Santa Maria della Porziuncola in barella. A chi lo accompagnava chiese di orientare la lettiga in modo che tenesse il viso rivolto verso la città di Assisi per benedirla per la misericordia ricevuta dal Signore (cfr. 1546).
Anche Papa Francesco, ormai al termine della sua vita, ha voluto salutare il popolo di Dio, impartendo, nonostante la fatica, la benedizione Urbi et Orbi di Pasqua, dopo aver invocato la pace sui Paesi in guerra, ribadito la preziosità di ogni vita umana, offrendo a tutti l’indulgenza plenaria. Poi da Pastore, con l’odore delle pecore, ha voluto fare il giro della piazza per salutare i fedeli da vicino. Infine ha ringraziato chi lo ha accompagnato e servito sino al termine della sua vita.
Constatando il parallelismo tra la vita di Francesco di Assisi e quella di Papa Francesco possiamo chiederci: Quale messaggio da parte dello Spirito alla Famiglia Francescana attraverso la testimonianza di Papa Francesco, Gesuita, che ha incarnato fino in fondo il carisma ricevuto da Francesco di Assisi?
Diana Papa