Salmo 131. C’è qualcuno fra noi che non farebbe di tutto per poter vivere quante più ore, giorni, mesi ed anni della vita così: quieto e sereno?

Siamo svezzati nei confronti di Dio, cioè sappiamo che è stato lui a desiderarci fin dal concepimento, è la fonte della nostra vita.

Salmo 131. C’è qualcuno fra noi che non farebbe di tutto per poter vivere quante più ore, giorni, mesi ed anni della vita così: quieto e sereno?

“Come un bimbo svezzato è l’anima mia”, il verso conclusivo del Salmo 131, con un’immagine di tenerezza che resta nel cuore, può definire la vita di fede, come un cammino di conversione, a piccoli passi, verso una fiducia sempre più piena nel Signore. Ecco questa breve preghiera per intero. “Signore, non si esalta il mio cuore, né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre”. Sto guardando un piccolo acquerello in una cornice di legno sottile che è appeso a fianco dell’ingresso di casa: vi sono dipinte le note e le parole del Canto d’umiltà che si ispira al salmo e abbiamo scelto ventitré anni fa, per la celebrazione del nostro matrimonio, nella chiesa del Santissimo Sacramento, a Trento. Una delle testimoni ci ha donato questo ricordo che, da allora, nutre la memoria di una promessa che non resta nel passato, ma chiediamo sia feconda ogni giorno. Quando sei giovane, in salute e forte del legame con chi hai scelto per sempre, ti pare di toccare il cielo con un dito e basta poco per scivolare, senz’accorgerti, verso una superbia sottile. È umano: il cuore si inorgoglisce, perdendo il ritmo di battiti sani e lo sguardo diviene vorace di futuro. Accumuli progetti che da sogni si mutano in gabbie che tolgono fiato al domani. Puoi dimenticare che sei creatura e che di tutto ha avuto e hai sempre bisogno. No, certo, non avviene all’altare, mentre ci si scambiano le fedi! Chi potrebbe essere così cinico? Non voglio rubare lo splendore delle nozze che da millenni si succedono nella storia della Chiesa (peccato siano sempre di meno)! Esse sono infiniti sorrisi di Dio che, come nel giorno in cui creò l’uomo e la donna, ogni volta si compiace della bellezza di quel suo amore che si fa una sola carne. Il pericolo a cui alludo si accovaccia alla porta di due sposi che vanno a vivere insieme, con il passare delle primavere e può anche capitare che, per Grazia, questa tentazione non sfiori mai l’anima di una coppia, che magari avrà altri banchi di prova. Quando, però, si è in cordata insieme, è l’energia stessa che reciprocamente si condivide che, paradossalmente, può indurre a diventare presuntuosi. Basta star bene e avere qualche sicurezza nella casa, negli stipendi e perfino nei legami con le tante persone che ti vogliono bene e si può andare a cercare cose troppo grandi, non proporzionate al nostro passo; oppure aspettarsi che l’efficienza del lavoro, o anche solo l’essere “brave persone” possa quasi autorizzarci a confidare in miracoli dietro l’angolo o effetti speciali che, di solito, non appartengono alla nostra terrestrità, condivisa con i milioni di coniugi del mondo. La Bibbia è un infinito tesoro di umana saggezza ispirata e il salmo mette in guardia con parole di una bellezza rara: “io, invece, resto quieto e sereno”. C’è qualcuno fra noi che non farebbe di tutto per poter vivere quante più ore, giorni, mesi ed anni della vita così: quieto e sereno? E poi l’immagine si perfeziona: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre. Non come un neonato che, col suo assordante pianto per la fame, sfianca le forze dei suoi genitori, in quelle notti bianche che sono dolci solo anni dopo, quando il ricordo diventa nostalgia… quasi come le tremende doglie del parto che le pluripare dicono di aver dimenticato da una volta con l’altra, forse come dono di natura perché il mondo non sia popolato di figli unici. Come un bimbo di due o tre anni, che la mamma è già riuscita a staccare dal seno, con un’operazione delicata e destinata a rimanere impressa forse per sempre nella psiche di quell’uomo in miniatura. Un graduale, ma deciso impegno che la donna svolge anche contro il suo istinto, quello della simbiosi e del possesso, un distacco a cui già prima il padre può contribuire, quando dovrebbe “staccare il cordone ombelicale”. Ogni puericoltore conferma che lo svezzamento è importante. Lo sapeva anche il salmista che, con acume, ce lo indica come metafora della vita spirituale. Siamo svezzati nei confronti di Dio, cioè sappiamo che è stato lui a desiderarci fin dal concepimento, è la fonte della nostra vita, Colui che ci alimenta e ci sostiene, ma ci siamo svestiti del solo vincolo di sussistenza; ora teniamo un poco più dritto il collo e riusciamo a guardare la mamma non solo dal basso, attaccati a bere il suo latte, ma anche “in braccio”, occhi negli occhi, con i primi sguardi di un amore ancor più reciproco e puro. Quando ci affidiamo al Signore così, di cosa avremo paura? Anche nella tempesta più violenta, il cuore non vacilla e l’umiltà – che forse consideriamo una virtù inarrivabile – anche se da assumere ogni giorno come una postura dell’anima – diverrà la forma stessa del respiro.

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Fonte: Sir