Un rap… “in uscita”. Il mandato a ritmo di rap del vescovo di Innsbruck Hermann Glettler

E come comunicare, oggi con chi è alla ricerca di qualcosa di più alto e di più profondo?

Un rap… “in uscita”. Il mandato a ritmo di rap del vescovo di Innsbruck Hermann Glettler

“La vostra sia una presenza discreta, sicura di sé e pronta ad agire”. Questo l’invito che domenica scorsa (22 ottobre) il vescovo di Innsbruck Hermann Glettler ha rivolto ai 31 giovani a cui ha affidato un mandato ecclesiale. Saranno impegnati in servizi diversi in parrocchie, scuole e altre istituzioni ecclesiali.

“È stata una gioia grande – ha scritto mons. Glettler sul suo profilo Ig – perché è diventato visibile un volto vivo della Chiesa e la gioia di essere pronti a diventare attori creativi e credibili della propria fede”. 

Rifacendosi idealmente all’immagine della Chiesa come ospedale da campo, tanto cara a Papa Francesco, il vescovo di Innsbruck ha iniziato la sua riflessione prendendo spunto dalla recente pubblicità della Croce Rossa, che ha scelto come motto “Wir sind da!”, “noi siamo qui!”. 

“Radici locali e rete mondiale” è lo slogan che la Croce Rossa ha scelto per invogliare nuovi volontari. “Probabilmente – sottolinea il vescovo di Innsbruck – potrebbe anche essere considerato un tratto distintivo della pastorale ecclesiale, un segno della pastorale cattolica. Noi ci siamo! Nei momenti di gioia, nei momenti in cui la vita va celebrata con gratitudine a Dio, ma anche nei momenti di crisi esistenziale e di minaccia”.

“Forse alcuni di voi si sono posti la domanda: che cosa sono effettivamente mandato a fare ufficialmente dal vescovo oggi? – prosegue mons. Glettler –. Qual è la vera missione? Rendere le persone ‘devote’, portarle in chiesa? Rendere più facile la vita delle persone? Dovrei essere una brava persona che fa il suo lavoro nel modo più discreto possibile e non da fastidio a nessuno? O la mia missione è più un impegno sociale? Accompagnare le persone? O il mio compito è quello di rendere felici coloro che sono ancora interessati alla Chiesa? Un po’ di tutto questo, sicuramente. Ma fondamentalmente molto di più”. 

Per spiegare ai nuovi collaboratori la finalità del loro servizio, il vescovo di Innsbruck si affida al linguaggio visivo. “Circa vent’anni fa, Philipp Harnoncourt, professore di liturgia a Graz, propose un concorso artistico sul tema della’Trinità’. Si trattava di una sfida teologica e di un’aspettativa molto forte”. A vincere il concorso fu Markus Wilfling. Sul muro bianco della chiesa scrisse con un pennarello nero a punta fine “Wir sind da!”, “noi siamo qui!”. Tre parole che si riferiscono alla presenza e all’assenza allo stesso tempo. Le parole testimoniano una presenza, una presenza tangibile. D’altra parte, Dio si nasconde dietro queste tre parole. “Tutto qui – commenta mons. Glettler – Una banalità o una promessa del Dio Trino?”. Il Dio che a Mosé dice “Io sono qui”. “Un Dio così appassionatamente impegnato nella salvezza del suo popolo. Un Dio dal nome tanto astratto quanto concreto – prosegue il vescovo di Innsbruck –. Ogni servizio pastorale deve rendere tangibile e comprensibile la promessa di Dio all’uomo: essere presenti per qualcuno! Il battito del cuore di Dio non può essere trasmesso nella modalità di un lavoro, o solo nel contesto di un esercizio obbligatorio. Ha bisogno di una presenza cordiale, di entusiasmo e di competenza in tutti gli ambiti in cui siamo chiamati a prestare il nostro servizio”. “È probabilmente il compito più importante del nostro tempo nervoso quello di testimoniare una speranza. Con Do c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio”.

“Noi siamo qui – puntualizza mons. Glettler – come comunità. La Chiesa è un corpo organico, un ‘noi’ e non un concerto solitario di qualcuno. La Chiesa è sinodale per natura, in cammino insieme come popolo di Dio, differenziato in varie vocazioni, ministeri e uffici. Il sinodo mondiale è un insegnamento e una lezione per la Chiesa. Siamo tutti Chiesa, nel rispetto reciproco, nella complementarietà e nel servizio comune per la gente”. 

Anche là dove si incontra il rifiuto. “Nella società del benessere sembra che non ci sia bisogno della fede e della Chiesa. Forse è ancora nascosta, sotto altri ‘termini di ricerca’ (spiritualità, energia divina…), ma l’’offerta ecclesiale’ non è davvero richiesta, se non per i rituali a cavallo della vita. E anche lì c’è già concorrenza con i fornitori di rituali gratuiti”. 

E come comunicare, oggi con chi è alla ricerca di qualcosa di più alto e di più profondo?

Mons. Glettler tenta una sintesi un po’ insolita. Una sintesi fatta di barre, ritmo e poesia. Un rap. Un rap “in uscita”, che dalla celebrazione del duomo di Innsbruck è arrivato su Ig.

“Wir sind da – da-für! Noi siamo qui – qui per! Sì per, non contro. Il sì è la prima parola di Dio. Dono di vita, ogni giorno nuovo, ogni giorno da stupire. Avete già ringraziato oggi? Per il vostro cammino? Siamo qui per rafforzare le persone, non per spaventarle. Il sì è il nostro segno, non siamo qui per lamentarci. Sì per questo! Con te!”.

“Wir sind da – da-gegen! Noi siamo qui – qui-contro! Beh, certo. A volte c’è bisogno di dire no. Nessun perdono. La resistenza è necessaria per rendere le cose più giuste. Debole? Non prendetevela. Contro la fretta, contro l’odio. Chiaramente contro – io resisto! La bontà ha bisogno di spazio, di più cuore, di più spirito! E di coraggio. E di te!”-

“Wir sind da – da-neben! Noi siamo qui – qui accanto! Questo fa male, onestamente. Abbiamo bisogno gli uni degli altri – nessuno è estraneo al senso di impotenza. Tutti possono fare qualcosa, tutti sono necessari. Sostenuti da molti – osare cose nuove, lo spirito di Dio sempre attivo. Completamente accanto – talvolta, ma meglio dell’orgoglio. La gioia ci rende forti. Anche te!”.

“Wir sind da – da-hinter! Noi siamo qui, dietro! Completamente dietro. Con il cuore, solo così si può vivere. Con fiducia, da parte di Dio. Con gioia, non solo per dovere. Dietro e dopo – dopo Gesù. Vivere l’essere discepoli! Siamo tutti plasmati da Lui. La sua immagine in noi, radiosamente chiara. Inviati da Lui. Mai soli. Noi siamo qui!”.

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Fonte: Sir