Vi ho chiamato amici. Amico è colui che incontro lungo la mia strada e che mi interpella con il suo volto, la sua storia

“Un vero amico non ti abbandona nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona”, afferma Francesco

Vi ho chiamato amici. Amico è colui che incontro lungo la mia strada e che mi interpella con il suo volto, la sua storia

Non più servi ma amici. È Giovanni che nel suo Vangelo evidenzia, con questa frase, l’amore di Gesù verso i suoi discepoli; di più, è proprio l’amore che nasce da Dio che deve presiedere i rapporti tra i discepoli. Siamo ancora nel Cenacolo e Gesù si rivolge con queste parole ai suoi: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
È il grande comandamento dell’amore, che non chiede nulla in cambio e che anzi arriva prima di ogni e qualsiasi richiesta. Spesso noi guardiamo ai dieci comandamenti, parliamo di tavole della legge, e, come diceva Papa Benedetto XVI, li paragoniamo a tanti “no”, a tanti limiti che dobbiamo osservare. Ma ecco le parole ci indicano che il vero principio che anima la legge è l’amore, perché Gesù è venuto sulla terra per cercare e salvare ciò che era perduto, per dare la vita – afferma padre Davide Maria Turoldo – a ciò che non aveva più vita; è un Dio che si fa mendicante, mendicante di amore.
Tutto ciò che ha detto, fatto, vissuto rientra nella sfera dell’amore, in Gesù. Amare significa cercare i malati e guarirli, avere per amici peccatori, la samaritana, gente lontana, nemica, rifiutata. Dio è amore, scriveva Benedetto XVI nella sua enciclica Deus caritas est, “e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”. Parole, si legge ancora nel testo, che “esprimono con chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino”. Un messaggio “di grande attualità e di significato molto concreto”, scriveva ancora Benedetto, “in un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza”.
Non più servi ma amici. È vero nella Bibbia, lo ricorda al Regina caeli Papa Francesco, ci sono servi “speciali” ai quali “affida missioni importanti”: Mosè, re Davide, il profeta Elia. E anche il Papa tra le sue qualifiche ha anche quella di “servo dei servi di Dio”. In proposito, c’è un aneddoto che appartiene alla vita di Giovanni XXIII. Andando a trovare un sacerdote al Santo Spirito, venne accolto da una suora che così si presentò: sono la Madre Superiora dello Spirito Santo. Roncalli rispose: “beata lei, che carriera. Io sono solo il servo dei servi di Dio”.
Amci, dunque. Perché a Gesù, afferma Papa Francesco al Regina caeli, “per dire chi siamo noi per lui, ci vuole di più, qualcosa di più grande, che va al di là dei beni e degli stessi progetti: ci vuole l’amicizia”. Un’esperienza che facciamo sin da bambini ricorda il vescovo di Roma; agli amici confidiamo segreti, offriamo lealtà, condividiamo soddisfazioni e preoccupazioni, e da vecchi “condividiamo i ricordi, le considerazioni e i silenzi di lunghe giornate”.
Amico è colui che incontro lungo la mia strada e che mi interpella con il suo volto, la sua storia; è colui che mi spinge a uscire dalle mie sicurezze, e a fare un pezzo di strada insieme. A Firenze, al Convegno della Chiesa italiana, Francesco diceva ai delegati: “uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso. Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, zoppi, storpi, ciechi, sordi. Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”.
L’amicizia, così le parole del Regina Caeli, “non è frutto di calcolo, e neanche di costrizione: nasce spontaneamente quando riconosciamo nell’altro qualcosa di noi”. L’amicizia vera “non viene meno neanche di fronte al tradimento; per i suoi amici Gesù ha dato la vita anche se non è stato compreso: Giuda lo ha tradito con un bacio – “amico per questo sei qui” – e Pietro lo ha rinnegato tre volte. “Un vero amico non ti abbandona nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona”, afferma ancora Francesco.
Nelle parole dopo il Regina caeli, gli auguri per le Chiese Ortodosse che celebrano la Pasqua: il Signore risorto “conforti quelle che sono nella prova”; e preghiere per l’Ucraina, per la Palestina e Israele: “che ci sia la pace, affinché il dialogo si rafforzi e porti buoni frutti. No alla guerra, sì al dialogo”.

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Fonte: Sir