15 agosto. È tutta la storia che danza con Maria disegni d’amore

Dalla storia alla profezia. Dalla fragilità del presente all’eternità del per sempre, dalle case degli uomini alla casa di
Dio.

15 agosto. È tutta la storia che danza con Maria disegni d’amore

Un “continuum” che non conosce distinzioni di luoghi e di tempi, ma è tutto un costruirsi compatto nella fedeltà che sa trasformare anche le inevitabili cadute in controspinte di cielo. La forza e la direzione vengono dalla Parola. Lei sta all’inizio di ogni «santo viaggio» (Sal 83,6). E da sempre fa tutto ciò che esiste e riconosce ovunque gli echi della sua voce. Succede a Nazaret con Maria non appena accetta la parola spropositata che l’angelo depone alla porta della sua libertà. Di colpo davanti a lei si allargano orizzonti impensati, da brividi. Tanto son fuori di ogni misura e dentro ogni attesa. E tutto perché «il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio» (Sal 44,12) ci spiega il salmo. C’è da credergli? «Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre» (44,11): è il suggerimento che gli viene da ogni dove.  Ed, ecco, appena l’angelo se ne va, «Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda» (Lc 1,39). Gliela aveva indicata lui, l’angelo. E lei va a vedere. Sa cosa l’attende. Una donna in pianto da una vita, perché il suo grembo è rimasto vuoto. Nonostante le tante preghiere fatte e il servizio che Zaccaria, suo sposo, sa dare al tempio. Non era servito a niente, niente di niente. Una vergogna, che suona quasi maledizione da quelle parti. Ma, ecco «entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo» (1,40-41). È il riconoscimento più spontaneo che si possa pensare. La Parola, ingravidata in Maria, riconosce a parola ingravidata in Elisabetta. A loro basta incontrarsi e subito parte un canto di carne, un tripudio incontenibile, una voglia di correre fuori a gridare ai deserti più assolati i pascoli che stillano abbondanza sotto la sabbia più desertica. Questo è Dio!

A uno sguardo superficiale, quello registrato dai giornali di tutti i giorni, il mondo continua a essere pieno di mostruosità. Draghi rossi si piazzano davanti ai sogni più alti a sgonfiarne l’ardore e a tarparne le ali: hanno «sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra» (Ap 12,3). Ma più grande dello spauracchio del male, c’è un segno grandioso nel cielo! «Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto» (12,1-2). È l’umanità tutta, che, visitata dalla Parola di Dio, investita dalla più smisurata bellezza di Dio mette il tempo sotto i piedi, aprendo cantieri di sapienza ovunque, decisa a partorire fuori quello che la grazia di Dio le ha seminato dentro. Sono «le vergini, sue compagne, che condotte dietro a lei in gioia ed esultanza, sono presentate nel palazzo del re» (Sal 44,15-16).

Lo scontro più pauroso si trasforma in un canto a due voci. «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,44) dice Elisabetta, leggendo il miracolo di grazia che Maria porta dentro di sè. «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore – le risponde Maria – perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (1,46-48). È un rimando alla grandezza di un Dio che trova d’incantare il suo cuore sulle creature più semplici, anche dentro città da cui non può venire niente di buono. «E beata colei – rilancia Elisabetta – che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (1,45). È la prima beatitudine del Nuovo Testamento e porta con sé il seme di tutte le altre beatitudini che Gesù lancerà dal monte. Basta lasciargli libertà di movimento – continua a cantare Maria – e lui «grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (1,49-50). No, non è un favore che Dio concede solo a qualcuno. È piuttosto una strategia di salvezza con cui lui amministra tutta la storia degli uomini. «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (1,51- 53). E ora è tutta la storia che lo riconosce. La voce di Maria non fa che ripetere come un eco la traccia segreta che tutti conoscono e riconoscono. «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi – le dà conferma Elisabetta – il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (1,44). Non di paura come succedeva un tempo per le montagne e i torrenti, ma di gioia incontenibile. Contento che Dio si è ricordato di lui: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (1,54-55).

È storia di ieri, che dà garanzie sicure alla storia di oggi! «In Cristo tutti riceveranno la vita – assicura Paolo – Ognuno, però, al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza» (1Cor 15,22-24). È certo! Finiremo tutti a casa di Dio, in corpo e anima. È questione solo di tempo! «È necessario, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi» (15,25-26). «Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”» (Ap 12,10). Non è più solo il piccolo Giovanni in grembo a Elisabetta, ma è tutta la terra e l’universo intero che ora sussultano in grembo alla storia, a dispetto di tutti i draghi e del loro inutile fracasso indiavolato. L’umanità è al sicuro! Ha la luna sotto i piedi e sul capo una corona di stelle, perché ha Dio nel cuore.

frate Silenzio

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