A cent’anni dalla nascita di Vinicio Dalla Vecchia, a 70 anni dalla morte

Avviato 25 anni fa il processo di canonizzazione del giovane di Perarolo, di cui quest’anno ricorrono anche i 70 anni dalla morte

A cent’anni dalla nascita di Vinicio Dalla Vecchia, a 70 anni dalla morte

Pierre Véron, scrittore francese,  considerava gli anniversari «l’eco del tempo che passa», ma possono essere anche il modo migliore per tenere viva la memoria di chi amiamo e di chi ha reso grande la nostra storia: da quella personale a quella sociale. I cento anni della nascita di Vinicio Dalla Vecchia (23 febbraio), morto a soli trent’anni scalando il Catinaccio, in Val di Fassa, assieme al religioso salesiano don Bartolomeo Dal Bianco il 17 agosto 1954, sono utili per fare il punto della situazione non solo sulla sua memoria, ma anche sul processo di canonizzazione, avviato dalla Diocesi di Padova nel 1999 dal vescovo Antonio Mattiazzo. In proposito abbiamo intervistato don Tiziano Vanzetto, direttore dell’Ufficio diocesano delle cause dei santi.

Come siamo messi a 25 anni di distanza? «Come direttore dell’Ufficio diocesano delle cause dei santi, nomina ricevuta un anno fa, sto seguendo da vicino questa causa ma anche altre. La fase diocesana relativa al giovane di Perarolo, partita assieme al parroco di Pernumia, don Lucio Ferrazzi, si è conclusa da tempo. Gli anni finora intercorsi avrebbero dovuto portare alla stesura della positio (dossier in base al quale, a livello di Dicastero delle cause dei santi, un relatore con l’aiuto di un collaboratore esterno presenta le prove sulle virtù eroiche o sul martirio del servo di Dio), ma vari imprevisti non hanno ancora portato al raggiungimento di questo passaggio. Con il vescovo stiamo valutando la nomina di un nuovo postulatore che possa curarne l’iter. Del resto per un incarico simile è necessaria una certa esperienza alle spalle che dia garanzia del lavoro che viene svolto. È una prassi che viene applicata in tutte le cause di canonizzazione. Inoltre, ai fini di elevare Dalla Vecchia agli onori degli altari, sono importanti anche altri due aspetti».

Ce li può spiegare? «Vinicio Dalla Vecchia è stato un grande trascinatore per la Diocesi di Padova, in particolare nell’Azione cattolica e nell’apostolato fra i giovani. A settant’anni dalla morte va verificata quale memoria sia ancora viva. Quale interesse rivesta ancora oggi, per giovani e adulti, la sua vita. Se la sua tomba in cimitero a Perarolo sia un richiamo per quanti l’hanno conosciuto o anche solo sentito parlare. Questi elementi, insieme a tanti altri, sono molto utili per accertare la perseveranza della sua fama di santità. Il secondo aspetto, fondamentale, è connesso all’accertamento di una qualche guarigione miracolosa che farebbe avanzare immediatamente la causa».

A questo riguardo, nei documenti raccolti, pare ci sia già un caso di guarigione miracolosa? «È la presunta guarigione di Bruno Artuso, infermo, che pregando Dalla Vecchia si è alzato in piedi e ha iniziato a camminare, anche se pochi mesi dopo è mancato. L’accertamento di un miracolo è un aspetto molto delicato in tutti i processi di canonizzazione, e anche in questo caso è indispensabile tutta la prudenza necessaria».

Che idea si è fatto di Vinicio? Il ricordo che ne conservo – anche per il fatto, nella fase diocesana, di aver svolto il compito di promotore di giustizia – riguarda tre aspetti di Vinicio: la sua fede nell’eucaristia a cui cercava di attingere quotidianamente; la dedizione verso i malati come medico; l’impegno politico nella Democrazia cristiana».

Una testimonianza viva. Da far conoscere

«Quella di Vinicio è una testimonianza bella, piena e viva». Lo dice convinto Francesco Simoni, presidente diocesano dell’Azione cattolica di Padova, associazione nella quale il giovane di Perarolo ha dedicato moltissime energie volendo rimanere vicino ai giovani e sostenendo le molteplici attività che ruotavano attorno all’Ac parrocchiale prima e diocesana poi. «Tuttavia c’è qualcosa che ci allontana e qualcosa che ci avvicina. Anzitutto abbiamo bisogno di entrare in dialogo con lui leggendo i suoi testi (Le undici lettere d’amore alla fidanzata, il Diario spirituale), le sue tracce scritte, conoscere la sua vita. All’opposto, c’è anche qualcosa che ci allontana. La sua vita può essere poco attraente per un giovane di oggi, è molto forte il rischio che possa apparire un’immagine un po’ da santino, una figura stilizzata come riferimento ideale. Ci tengo a ricordare quanto scrive papa Francesco nella Gaudete et exsultate: “Non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili”. (n. 11). Dalla Vecchia è una figura che ci stimola e ci motiva, non per copiarla poiché oggi sono diversi gli stili di vita».

In che modo allora può essere presentato ai giovani di oggi? «Dalla Vecchia rimane una figura con la quale possiamo entrare in dialogo attraverso la totale immersione nella quotidianità. Nella vita piena di molte persone scorgo quell’affanno e quella stanchezza che furono anche di Vinicio quando, in una lettera alla fidanzata Maria del 27 luglio 1954, scrive: “Alla sera sono stanco ma contento. E mi pare di essere un po’ più degno che non al mattino del dono che il Signore mi ha fatto incontrandoti”. In queste poche parole (ma anche in tanti altri suoi scritti), ci possiamo specchiare quando arriviamo alla fine di una giornata stanchi e stressati da mille impegni».

Guardando agli anni Quaranta e Cinquanta, come può essere valutata la sua testimonianza di vita? «Quella di Vinicio è stata la generazione che ha costruito il nostro Paese. Se guardiamo i suoi compagni di strada... vediamo che hanno costruito Villa Immacolata e Casa Pio X, hanno reso credibile l’impegno nella politica».

Fin da giovanissimo si è impegnato in Azione cattolica
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Il 23 febbraio 1924, a Perarolo di Vigonza, nasce Bonifacio Vinicio Dalla Vecchia. Fin da giovane si impegna nella Giac-Gioventù italiana di Azione cattolica. Non riuscendo a iscriversi alla facoltà di agraria di Bologna, a causa della guerra, nel 1945 entra a medicina a Padova e si laurea nel 1951. A Perarolo fonda il gruppo Dc e ne diventa segretario. Muore il 17 agosto 1954 sulla parete est del Catinaccio.

Perarolo, iniziative per il centenario

L’anniversario della nascita di Vinicio Dalla Vecchia accompagnerà un po’ tutta l’attività pastorale dei prossimi mesi a Perarolo. Il parroco, don Andrea Segato, non ha dubbi: «La vita di Vinicio è una eredità da tenere viva, facendolo conoscere, destando curiosità attorno al suo nome. Le persone più anziane lo ricordano ancora molto bene, i giovani un po’ meno. Nel 2024 ricorderemo non solo i 100 anni dalla nascita, ma anche i 70 dalla morte». Il 23 febbraio, giorno della nascita, ci sarà una messa alle 18.30 nella parrocchiale di Perarolo, preceduta dal rosario (ore 17.50). Il 1° marzo, alle 21, si terrà una serata di adorazione in chiesa a Perarolo dove verranno sottolineati alcuni momenti della sua vita. Le due settimane del grest, dal 10 al 22 giugno, saranno dedicate a farlo conoscere ai più piccoli. La prima domenica di settembre si terrà un concerto con i The Sun. Nel contesto della sagra paesana, è in programma una seratastorico culturale con l’intervento di Patrizio Zanella, biografo di Dalla Vecchia.

Tante “luci” nella generazione di Dalla Vecchia

«Penso al teologo Luigi Sartori (1924-2007) ma anche al vescovo Filippo Franceschi (1924-1988) – sottolinea Simoni – Una generazione uscita dalla guerra che ha dato e fatto tanto e Dalla Vecchia è fra questi, e ci sta come una luce, non da solo». A Vinicio l’Ac di Padova dedicherà parte dell’assemblea diocesana elettiva di sabato 24 febbraio.

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