Assemblea territoriale di Noi Padova. Relazioni? Al cuore del servizio

Assemblea territoriale Numerosi spunti, soprattutto di stile, sono giunti da don Dante Carraro e Johnny Dotti su due “temi” chiave: il mettersi a servizio e l’importanza delle relazioni

Assemblea territoriale di Noi Padova. Relazioni? Al cuore del servizio

Bella partecipazione, il 31 gennaio nel centro parrocchiale di Mandria, all’assemblea territoriale di Noi Padova. Dopo la preghiera iniziale guidata dall’assistente don Mirco Zoccarato, i saluti del presidente uscente Fabio Brocca e della nuova presidente Giorgina Garbo, l’intervento di don Leopoldo Voltan e quello di don Alberto Sonda (per lanciare la proposta del Grestyle, di cui Noi Padova è partner). Hanno “colorato” la serata le voci di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, e di Johnny Dotti, pedagogista, formatore e imprenditore sociale (oltre che amico di Noi Padova, dato che ha guidato alcune proposte formative). I due – attingendo dalla propria storia ed esperienza – hanno “accompagnato” i referenti dei circoli Noi dentro a due temi chiave per chi sceglie di impegnarsi nella propria comunità parrocchiale: il mettersi a servizio e l’importanza delle relazioni. Ma... cosa hanno portato a casa i partecipanti all’incontro? Cosa hanno raccolto – in termini di stile ma anche a livello operativo – per il loro spendersi nella Chiesa?

Tutto è relazione!
È questa la sintesi di Andrea Varotto, presidente del circolo Noi di Rio e consigliere di Noi Padova. «Per fare comunità, come per tanto altro – anzi tutto! – devi relazionarti. È il pilastro fondamentale della vita. E, pensando alla serata del 31 gennaio, è un tema di interesse per tutti. Soprattutto perché è trasversale: in famiglia, a scuola, al lavoro, in parrocchia...». L’esperienza di don Dante Carraro, in particolare, ha colpito il consigliere: «Ci ha parlato di un mondo, quello in cui opera Medici con l’Africa Cuamm, che non conosciamo o di fronte al quale, a volte, ci tappiamo gli occhi. Ci ha consegnato cosa vuol dire per lui, e per tutte le persone con cui lavora, mettersi a servizio e avere cura delle relazioni. Tema su cui, anche a livello di consiglio di amministrazione di Noi Padova, stiamo molto puntando. È al centro degli incontri con i circoli che si stanno svolgendo a livello vicariale».

Guardare negli occhi l’altro...
«Quella sera non immaginavo di rientrare a casa cambiato – racconta Francesco Rapisarda del circolo Noi della parrocchia del Crocifisso in Padova – Sono uscito dalla sala con il cervello che andava a mille! Pieno di idee. Ricco di insegnamenti (almeno io li ho percepiti come tali). Man mano che si parlava di mettersi a servizio e di importanza delle relazioni molti dei dubbi che avevo, che pesavano sul mio servizio, andavano sparendo. Erano legati alla difficoltà che stiamo provando negli ultimi anni nel creare le relazioni e fiducia reciproca. Ho imparato che dobbiamo essere noi stessi; se dici menzogne non stai creando una relazione». Per creare una relazione «possiamo stare anche in silenzio a guardare negli occhi l’altro, a fargli un sorriso, ad ascoltarlo senza giudicarlo. Così riusciremo a scoprire cosa vuole raccontarci della propria vita. Se riusciamo a strappargli un sorriso, allora stiamo creando “la relazione”, stiamo creando un gruppo, una comunità». E ancora: «Quello che ho imparato è che non esiste un metodo per stare al mondo, un metodo per creare una relazione. La relazione è il mondo! Le relazioni generano consenso, comunità, familiarità. Le comunità più vere sono composte tra diversi e non tra uguali e la familiarità porta sempre affetto e l’affetto traina la confidenza tra le persone».

L’io va convertito in tu, noi, voi...
Tommaso Rossi, vicepresidente del circolo Noi Perarolo, ha portato a casa – dall’ascolto dei relatori – questi spunti: ♦ dobbiamo pensare al “noi”: travolti come siamo dalla nostra volontà di potenza, dal mito individualista, dal tutto e subito... dobbiamo essere in grado di fermarci e utilizzare intelligentemente il pensiero critico, convertire e trasformare l’io in tu, noi, voi, essi, loro; ♦ c’è da rigenerare la comunità: dobbiamo fare un atto di conversione e trasformazione; condividere quello che siamo e che abbiamo, superare l’idea di possesso, vivere la proprietà come una responsabilità e non un’esclusività. Non c’è uomo senza comunità, non c’è società senza comunità. La comunità si genera nella condivisione delle idee, delle esperienze, delle parole e degli spazi. Solo condividendo si fa esperienza di fraternità. Di fraternità con tutti. Si fa esperienza di Dio; ♦ il patronato è un luogo dove seminare la speranza, dove creare ponti di pace. Deve esprimere il desiderio profondo di ciascun membro della comunità di un posto in cui sentirsi a casa, dove vivere in pace, come fratelli; ♦ avere cura del Creato: insegnare alle nuove generazioni e a tutta la comunità a salvaguardare l’ambiente e il pianeta che ci ospita. Spesso ci si dimentica come il vero cambiamento possa arrivare “dal basso”, mettendo in pratica piccole ma preziose azioni quotidiane che possono nel tempo dare frutti.

Ma quanto bello è il rammendo?
«Siamo la società del lamento. Impariamo a passare dal lamento al rammendo». Giorgina Garbo, nuova presidente di Noi Padova, è stata provocata da queste parole di don Dante Carraro, che si trovano anche nel libro – scritto con Paolo Di Paolo – Quello che possiamo imparare dall’Africa. «È vero! È diventato più facile lamentarsi, meno impegnativo – sottolinea la presidente – Ma quanto bello è il rammendo? Iniziando da poco, semplicemente volgendo uno sguardo alle nostre comunità, potenziando l’importanza di ciascuna persona, apprezzando l’essere del mio fratello». Altro spunto emerso dal dialogo tra don Dante Carraro e Johnny Dotti: «Il bello del nostro servizio è il mettersi in ascolto dell’altro. Ascoltare il bello e ascoltare le criticità. Ascoltare senza giudicare. Ascoltare dando un senso all’altro. Penso che l’ascolto sia il perno del nostro essere volontari, del nostro metterci a servizio delle comunità. Ascoltare i bisogni, le necessità e tradurli con senso in gesti concreti. E questo mi porta a un’altra sollecitazione importante: la relazione come modalità per stare al mondo. Nelle nostre comunità condividiamo quotidianamente legami che hanno a che fare con esperienze vissute insieme, con le nostre emozioni, con il nostro sentirci accolti, ascoltati. Penso che investire del tempo nelle relazioni sia un servizio importante in questo frangente in cui siamo sopraffatti da fragilità e insicurezze».

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