Caritas Padova. Far conoscere garanzie e diritti dei lavoratori in Italia

In agricoltura. I giovani “arruolati” sui campi si accorgono che qualcosa non quadra solo quando non vengono pagati

Caritas Padova. Far conoscere garanzie e diritti dei lavoratori in Italia

Vengono sfruttati, ma hanno così poca fiducia nel mondo da considerare la loro situazione normale. E il più delle volte
arrivano a denunciare solo quando si vedono negata anche la miseria che era stata loro promessa. Il legale Marta Michelon, socia dell’associazione Avvocato di strada onlus, da anni segue situazioni di sfruttamento lavorativo. «Nella Bassa Padovana – racconta – ho seguito molti casi di sfruttamento nel lavoro agricolo, specie stagionale, durante l’estate o nel tempo della vendemmia. Ma il fenomeno colpisce anche altri settori».

Quello che rende difficile il contrasto del lavoro agricolo in schiavitù è la sua natura stessa: «Ogni giorno c’è un punto di ritrovo diverso, le persone vengono spostate in luoghi diversi e non è facile capire chi stia sfruttando chi». Per anni sono emerse puntuali le mancanze di dispositivi di protezione come i guanti, tutele sanitarie assenti e soprattutto il controllo costante dei loro aguzzini. Ma che siano aguzzini e non datori di lavoro non tutti arrivano a comprenderlo: «Capiscono che qualcosa non quadra solo quando non vengono pagati».

Cosa si può fare allora? «Bisogna istruire questi giovani alla consapevolezza di che cosa significa lavorare in Italia, ovvero, quali sono le garanzie e i diritti dei lavoratori». Un ostacolo, ovvio forse, ma decisamente presente è la barriera linguistica. Un altro, invece, è la barriera sociale. Il muro che li separa dalle comunità, e, soprattutto, da chi si avvantaggia anche indirettamente del loro lavoro: «I proprietari dei terreni agricoli – conclude Michelon – quando affidano a intermediari i loro campi, dovrebbero assicurarsi delle garanzie di lavoro di chi andrà a calpestarli».

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