Catechesi ed evangelizzazione. Essere in intimità con Gesù Cristo

Catechesi ed evangelizzazione. Dopo la stagione della dottrina cristiana non è facile definire il compito della catechesi, ma è di grande aiuto non perdere di vista lo scopo. Dal Direttorio: «Solo una catechesi che si impegna perché ciascuno maturi la propria originale risposta di fede può centrare la sua finalità»

Catechesi ed evangelizzazione. Essere in intimità con Gesù Cristo

Al mattino presto prima di andare a scuola, oppure al sabato pomeriggio aggiungendo un calcio al pallone: risulta facilmente associabile a simili ricordi la parola “catechesi”; per alcuni era “andare a dottrina”, per altri al “catechismo”, con le diverse sfumature che hanno caratterizzato queste attività a seconda delle stagioni storiche e dei contesti a cui ci si riferisce. Per molti, nella memoria recente, è iscritto il rimando a una proposta di tipo scolastico, che aveva l’obiettivo di “riordinare le idee” della vita cristiana a cui in famiglia si veniva precedentemente introdotti.

La radice greca del termine “catechesi” conduce al significato di “fare eco”; questa traduzione permette di intuire il compito prezioso che essa ricopre nella storia come eco di Vangelo, ripetizione e mediazione nel tempo della Parola viva che interpella la coscienza dell’uomo. Come riprende il Direttorio per la catechesi: «Lo scopo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo» (Catechesi tradendae, 30). Nella scelta dell’incarnazione, Gesù insegna che questa eco scaturisce sempre dall’ascolto dei bisogni dell’uomo, dalla comprensione per ciò che l’umanità vive nella gioia o nel dolore. Una eco che muove grazie a una ricchezza di linguaggi suscitati dallo Spirito per rendere accessibile la Parola del Vangelo a tutti.

Questa “ripetizione” non indica solo il riverbero nel tempo del messaggio originario, ma richiede anche un esercizio di attenzione verso i destinatari, un ascolto contestuale dell’uomo nel tempo e nella fedeltà al suo modo di capirsi. Questo viene bene descritto nell’introduzione del Direttorio: «Il complesso processo di interiorizzazione del Vangelo coinvolge tutta la persona nella sua singolare esperienza di vita. Solo una catechesi che si impegna perché ciascuno maturi la propria originale risposta di fede può centrare la finalità indicata» (n. 3). Dopo la stagione della dottrina cristiana non è facile definire il compito della catechesi, ma è di grande aiuto non perdere di vista lo scopo. Davanti a chi ha smarrito l’alfabeto della fede, o non lo ha mai ricevuto, la catechesi deve necessariamente essere declinata in forma di evangelizzazione. La prima mediazione da proporre non consiste in un’esposizione organica delle verità della fede, ma dal riverbero delle parole più significative ed essenziali che la possono suscitare.

Essere evangelizzati significa aver incontrato una parola decisiva nella nostra vita, che ci ha aperto all’incontro con Gesù e alla scelta libera di essere discepoli. Parliamo quindi sempre più, nel nostro contesto, di catechesi come evangelizzazione, istruendo il compito irrinunciabile per la Chiesa di essere madre che genera nuovi figli. L’insegnamento che viene offerto richiede da parte di chi lo riceve una vera reinterpretazione e una riespressione la quale a sua volta darà forma a un rinnovato annuncio che attraverso nuovi carismi diverrà parola significativa per altri uomini e donne e per la Chiesa stessa che sempre attende di essere evangelizzata.

don Alberto Zanetti
direttore Ufficio per l’Annuncio e la Catechesi della diocesi di Treviso

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