Chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione di padre Bernardo Aquilino Longo

Domani, venerdì 3 novembre, alle ore 19, nella chiesa parrocchiale di Santa Giuliana a Curtarolo (Pd), il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla presiederà la sessione di chiusura della fase diocesana per la causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio padre Bernardo Aquilino Longo, nel 59° anniversario della morte del religioso dehoniano, avvenuta il 3 novembre 1964 a Nduye in Congo, ucciso dai guerriglieri simba.

Chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione di padre Bernardo Aquilino Longo

La causa di beatificazione di padre Longo era stata avviata dalla Diocesi di Padova, su richiesta della congregazione dei Dehoniani, nel 1992. Dopo un periodo di stasi, il percorso venne ripreso nel dicembre 2022 con l’avvio di un’inchiesta suppletiva, ottenuta dal postulatore della congregazione dei Dehoniani, padre Ramón Domínguez Fraile, per ampliare l’eroicità delle virtù anche “al martirio in odio alla fede”.

Per confermare la “fama di santità secondo il martirio”, in questi mesi ha lavorato un’apposita commissione storica e il tribunale (composto da: mons. Antonio Oriente, delegato del vescovo; mons. Tiziano Vanzetto, promotore di giustizia, e mons. Nicola Tonello, notaio) ha ascoltato numerosi testimoni e valutato gli esiti dell’approfondimento della commissione storica.

Con la chiusura dell’inchiesta diocesana, tutta la documentazione sigillata verrà consegnata al Dicastero per le cause dei santi, che proseguirà la valutazione.

Nato a Curtarolo (Pd) il 25 agosto 1907, Bernardo Longo, frequentò per tre anni il seminario minore di Padova. Entrò poi nella congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) e fu ordinato nel 1936. Due anni dopo partì per l’Argentina, ma ben presto, con l’imminenza della guerra, prese la strada dell’Africa, e più precisamente si orientò nella zona dell’alto Zaire (ex Congo belga), che divenne la sua terra di missione. Nel 1939 fondò una missione nel piccolo villaggio di Nduye nel cuore della foresta dell’Ituri, dove visse per 26 anni, fino alla morte.

Questa missione raccoglieva tribù e gruppi etnici piuttosto dissimili: dai walesi ai pigmei, a neri arabizzati e altri protestanti. Un po’ alla volta sorsero una chiesa, una casa per i padri e per le suore che nel frattempo avevano raggiunto padre Longo, una scuola per ragazzi, una per ragazze e un dispensario e poi anche un’officina e una scuola per fabbri-meccanici.

La situazione politica dello Zaire era piuttosto instabile: dopo l’indipendenza (1960) il paese era caduto nell’anarchia più assoluta e la ribellione cominciava a serpeggiare. Gruppi di rivoluzionari, tra questi i simba, trascinarono il paese nel terrore. I rivoluzionari trucidarono moltissima gente, tra cui anche parecchi missionari, incluso padre Longo, che volle fino all’ultimo rimanere «tra il suo gregge».

Il 29 ottobre del 1964 padre Longo e le suore della sua missione furono arrestati dai rivoluzionari simba, che avevano occupato Mambasa da qualche mese. Processato davanti a un tribunale del popolo, padre Longo fu condannato a morte e trucidato alle porte di Mambasa il 3 novembre 1964 colpito ripetutamente al petto da una lancia. La sua salma fu sepolta nel cimitero di Mambasa da un pietoso infermiere protestante, suo amico.

Definito «missionario dal cuore generoso», padre Longo era un «vulcano di idee e di iniziative, a sostegno dell’evangelizzazione e per la promozione umana e spirituale della gente»: dalla coltivazione di banane e caffè alla lavorazione del legno, da scuole di taglio e cuciti al dispensario…

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Fonte: Comunicato stampa