Comporre e cantare la musica di Dio è lacerarsi il cuore

Il canto del salmo fa sì che le parole sacre – «come rugiada», dice, teologicamente, il maestro Alessio Randon (direttore della schola della Cattedrale) – scendano nel profondo, aprano il nostro cuore all’irruzione della verità

Comporre e cantare la musica di Dio è lacerarsi il cuore

Il canto del salmo, che la liturgia colloca dopo la prima lettura, fa sì che le parole sacre – «come rugiada», dice, teologicamente, il maestro Alessio Randon – scendano nel profondo, aprano il nostro cuore all’irruzione della verità. Non è un decoro, insiste il gregorianista e compositore, nelle lezioni che ogni anno tiene presso l’Istituto di musica e canto per la liturgia San Pio X. Le poesie di Davide non devono avere il sapore di un intermezzo gradevole. La musica ha il compito di rendere accessibile la rivelazione, ma può farlo solo sradicando, demolendo, distruggendo, abbattendo. Sono i verbi della profezia estrema. È il compito che il Signore affida a Geremia, rubandogli la giovinezza e l’amore di carne, in nome di un fiore di mandorlo germogliato in cielo. Il maestro Randon è abituato a ripetere fino all’ossessione dentro di sé le parole degli inni di Israele, per scoprire il suono della loro verità. E sa bene che la si può cercare solo dove non arrivano le retoriche, le melodie consuete, scontate. Comporre e cantare la musica di Dio è lacerarsi il cuore. È plasmarlo come polvere del suolo. Così il salmista, quando sale all’ambone: deve annientare tutto ciò che potrebbe rimandare alla propria vanità. La sua voce deve farsi anonima – ed è un modo efficacissimo per prepararsi alla preghiera cristiana. Infatti quelle che dovrebbero essere semplici lezioni di tecnica vocale si trasformano in meditazioni, dove si assaporano i frutti della più alta teologia spirituale. Alessio Randon canta con lo slancio dei muscoli, con le braccia aperte verso il cielo, con la sensibilità dei polpastrelli, che triturano l’amenità del suono e ne fanno sacramento e sacrificio. Lo sa bene chi lo conosce nella veste di direttore della schola della Cattedrale. Il suo severo perfezionismo nasce dal genio e fiorisce in grazia. Così un brano come la lauda medievale Verbum caro factum est può farsi fiume di rugiada, capace di fecondare tutte le parole del mondo, tutti i pensieri troppo umani.

Anna Valerio

«Il Signore siede re per sempre»

«La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,/ la voce del Signore scuote il deserto,/ scuote il Signore il deserto di Kades./ La voce del Signore provoca le doglie alle cerve/ e affretta il parto delle capre./ Nel suo tempio tutti dicono: “Gloria!”./ Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,/ il Signore siede re per sempre» (Sal 29, 7-9).

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