Convegno nazionale dei centri d'ascolto Caritas. Il valore dell'ascolto, ecco il vademecum

Centri d'ascolto. Sono più di 3.350 in Italia e l'11 e 12 giugno si sono riuniti a Roma. Presentato un documento che aiuta a riorientarne l'azione finché le comunità (cristiane e civili) non saranno accoglienti e inclusive. I centri d’ascolto sono strumenti per mettersi in prossimità con le persone in stato disagio, ma la loro presenza non esclude mai il coinvolgimento della comunità ecclesiale (e territoriale) tutta.

Convegno nazionale dei centri d'ascolto Caritas. Il valore dell'ascolto, ecco il vademecum

Sono più di 3.350 i centri d’ascolto Caritas che operano in parrocchie, vicariati e diocesi in tutta Italia. Ed è un dato certamente per difetto, in quanto molti di questi centri sfuggono ai radar dello stesso ufficio studi di Caritas Italiana. La loro è una funzione fondamentale, sia per Caritas sia per la stessa Chiesa italiana. L’11 e il 12 giugno si è svolto a Roma, nel centro congressi della Conferenza episcopale italiana, il loro incontro nazionale, rappresentati dalle Caritas diocesane e dagli esperti che osservano questa galassia e che l’aiuta a sviluppare ulteriormente il suo servizio.

Durante la due-giorni sono stati presentati il documento con l’esito della riflessione svolta, che fa sintesi di un ricco cammino di ricerca iniziato nel gennaio 2017 nell’ambito delle azioni attuative del Piano integrato di formazione, e il nuovo vademecum per i centri d’ascolto, che contiene gli elementi essenziali e le attenzioni da avere per operare al meglio.

«L’idea di rimettere al centro dell’attenzione i centri d’ascolto – spiega Francesca Levroni dell’ufficio formazione e animazione di Caritas italiana – è nata a seguito di un processo partecipato con le delegazioni regionali sui temi della formazione. Si è capito come fosse prioritario l’ascolto in quanto, in quel periodo, stavamo ancora uscendo dal pieno della crisi economica, che aveva fatto sì che i centri d’ascolto fossero presi d’assalto da persone in stato di bisogno. Gli operatori si sono trovati “schiacciati” da prese in carico, da persone da accogliere, da un numero esorbitante di risposte da dare, lasciando un po’ in disparte la dimensione pura dell’ascolto e dell’accompagnamento in progetti a lungo termine».

Il team di lavoro per questa operazione di “messa in ordine” concettuale, ma decisiva per riorientare gli sforzi di tutti, ha visto la costituzione di un gruppo di ricerca formativa con 18 rappresentanti di varie Caritas d’Italia coadiuvati da un facilitatore. In questo consesso sono emersi i punti di forza, le debolezze e gli elementi su cui investire. «Il percorso si è svolto in quattro tappe – racconta Francesca Levroni – Quattro seminari collegati l’uno all’altro in un contesto di parità tra tutti i partecipanti, in quanto tutti esperti un campo». Al termine del percorso è stato redatto un documento, utile alla creazione di un vademecum per i centri d’ascolto. Vademecum, non linee guida: «Le linee guida – spiega ancora Levroni – enucleano qualcosa che va fatto assolutamente. Un vademecum, invece, già dall’etimologia, sta a significare “vieni con me”, uno strumento che accompagna. E dunque, in un vademecum non diciamo cosa va fatto, ma elenchiamo gli elementi essenziali che devono muovere l’agire di un centro d’ascolto, incarnandosi in realtà molto diverse tra loro: Padova è altra cosa rispetto a Vicenza, figuriamoci a Monreale, Agrigento o Sassari».

Gli elementi essenziali, emersi in questo lavoro che ha visto protagoniste le voci dei territori, danno il nome ai cinque capitoli del vademecum. Il primo si sofferma su “Identità e valori di riferimento dei centri di ascolto Caritas”, perché «è fondamentale ricordarsi sempre da dove nasciamo e chi siamo». Nel capitolo, tra box e schede, ci si sofferma sul lavoro in rete, ma si approfondiscono anche temi d’attualità quali il reddito di cittadinanza e il decreto sicurezza. Il secondo capitolo indaga “L’organizzazione nei Centri d’ascolto”, dai temi più materiali quali gli spazi, la logistica, l’equipe ma anche elementi di metodo come l’ascolto diffuso, il progetto operativo e la tutela di minori e adulti in stato di fragilità. Il terzo passaggio è dedicato alla “Presa in carico e costruzione del percorso di accompagnamento”, cioè a «come si costruisce un percorso personalizzato con persone in stato di fragilità». Il capitolo si sofferma con alcuni esempi concreti di percorso, con tanto di fac-simile di schede operative e sull’ascolto e la presa in carico. Il quarto capitolo, forse il meno ovvio e il più “caratterizzante” la proposta, è quello su “La cura di chi si prende cura”, focalizzato sia sulla dimensione della formazione degli operatori, sia sulle fatiche dell’accompagnare e il bisogno di supporto e di sostegno. Infine, il quinto capitolo sulla “Funzione pastorale della raccolta dati”, spiega l’importanza delle informazioni raccolte dai centri d’ascolto per aiutare la Caritas a comprendere e prevenire i fenomeni di povertà nei territori. «È decisivo cogliere anche i primi campanelli d’allarme dei fenomeni – racconta Levroni – Qualche anno fa, ad esempio, siamo stati tra i primi ad accorgerci del peggioramento delle condizioni generali dei padri separati. Capire come cambiano le fragilità è cruciale per il nostro lavoro».

Il lavoro prodotto in questi anni con il documento e il vademecum assume ancora più importanza se confrontato con i dati numerici dell’opera dei centri d’ascolto. Nei 1.435 centri d’ascolto delle 150 Caritas diocesane che aderiscono alla rete Ospoweb, nel 2018 sono stati effettuati 208 mila interventi di ascolto, orientamento e consulenza, un milione e 17 mila erogazioni di beni e servizi materiali come viveri, vestiario e buoni pasto e 176 mila interventi di accoglienza residenziale. E va considerato come i centri d’ascolto siano più del doppio di quelli per cui sono disponibili i dati (1.435 su 3.364 in Italia).

Ma i centri d’ascolto non possono restare da soli. «Va ripresa la dimensione del coinvolgimento delle comunità. I centri d’ascolto sono strumenti per mettersi in prossimità con le persone in stato di disagio, ma la loro presenza non esclude mai il coinvolgimento della comunità ecclesiale (e territoriale) tutta. Quando le comunità saranno integrate, accoglienti e solidali i centri d’ascolto non saranno più necessari, perché sarà la comunità a farsi carico di sé stessa». In attesa di quel giorno, il coinvolgimento delle comunità sarà fondamentale anche per trasformare i centri d’ascolto in strumenti educativi di promozione e testimonianza della carità, una dimensione che deve essere comune a tutti.

Esperienze forti: un sito per cercarle e offrirle

L’estate entra nel vivo, ed è tempo di esperienze forti. Sul sito www.esperienzedivolontariato.it sono presenti oltre 60 proposte. Il sito, promosso da Caritas Padova, è utile sia a chi cerca esperienze di servizio, sia a chi le propone.

Lavoro, Fondo prorogato al 31 luglio

È prorogato fino al 31 luglio 2019 il Fondo Straordinario di Solidarietà per il lavoro. Sul sito www.caritaspadova.it sono pubblicate tutte le info utili sia per le persone inoccupate sia per gli enti potenzialmente interessati.

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