Coronavirus. Intelligente e creativa: è carità! Intervista al direttore di Caritas Padova don Luca Facco

Accanto ai gesti che ciascuno può compiere, continua l’impegno di Caritas Padova, a tutti i livelli, per stare accanto a quanti vivono in situazione di disagio. #ciaocomestai Caritas Padova invita tutti, nessun escluso, a compiere un semplice ma significativo gesto di vicinanza: fare una telefonata a un parente, un vicino, una persona che non si sente da tempo... "Abbiamo chiesto ai parroci e ai centri di ascolto di raccontarci i bisogni che raccolgono. Ci aiuteranno a capire come continuare a stare accanto alle persone".

Coronavirus. Intelligente e creativa: è carità! Intervista al direttore di Caritas Padova don Luca Facco

Come cambia la carità nei giorni del Coronavirus? Senza celebrazioni e incontri in parrocchia, con una vita sociale ridotta al minimo per via delle misure cautelative decise dal governo, quali forme di carità ci rimangono in questo momento? Lo abbiamo chiesto a don Luca Facco, direttore di Caritas Padova.

Quale carità è possibile oggi?

«Questa è la domanda essenziale. Nessuno, anche se le nostre celebrazioni sono interrotte, ci può togliere la carità, una carità che possiamo esprimere in maniera intelligente e creativa. Per questo, come Caritas Padova abbiamo lanciato la campagna #ciaocomestai, per dire che tutti quanti, nessuno escluso, possono, in maniera personale ma concreta, contattare per telefono il vicino di casa, il parente, l’amico, la persona che non si sente da molto tempo. È un modo per farsi prossimi. Con il pretesto del Coronavirus si può avere l’occasione di sentire quelle persone che da troppo tempo non sentiamo, per dire loro un “Ciao, come stai?”, per ascoltare, soprattutto, e per dare loro, se possibile, le corrette informazioni sull’epidemia, specie per non alimentare le fake news in circolazione. Questo è il primo livello di carità, che vale per tutti. Poi, come Caritas, c’è il tema delle persone senza dimora e di quelle in situazione di povertà: per questo c’è continuità, anche con forme diverse, dei servizi garantiti dalle Cucine economiche popolari, per cui colgo l’occasione di ringraziare gli operatori e le religiose».

Le persone senza dimora: in Italia c’è chi è stato multato perché si trovava fuori casa, anche se una casa non ce l’ha…

«Il servizio di accoglienza invernale è terminato nelle parrocchie il 15 marzo, com'era previsto, ma ci siamo attivati per non lasciare queste persone in strada. Dal 16, una cinquantina vengono ospitate in alcune strutture ricettive messe a disposizione dalla cooperativa Città So.La.Re. Abbiamo anche attivato una collaborazione con la Croce Rossa, per avere dei presidi sanitari sia davanti alle Cucine economiche popolari sia presso questa accoglienza straordinaria. Anche in questo caso, ringrazio tutte le realtà e le persone che in questi giorni di crisi, pur con le dovute precauzioni, hanno continuato a rivolgere la loro attenzione ai senza dimora».

Nei giorni scorsi ha preso il via il progetto “Per Padova noi ci siamo”, pensato da Comune, Diocesi e Centro servizio volontariato per mettere insieme, in queste settimane così complicate, i bisogni e le disponibilità.

«La Diocesi ha scelto convintamente di aderire per offrire una risposta unitaria: ognuno, pur nell’assoluto rispetto delle proprie caratteristiche, capacità e competenze, può lavorare insieme. E il lavoro di ciascuno, se inserito in un quadro più ampio di collaborazione, diventa ancora più prezioso. Questa emergenza ha messo in luce come per fortuna, a Padova, esista questo clima di cooperazione, del quale ringraziamo, per dare risposte convinte alle persone, specie i senza dimora».

Quali altre criticità si manifestano in questi giorni di isolamento?

«C’è preoccupazione per le situazioni che si stanno vivendo dentro le case. Il virus tocca tutti, ma tra chi resta chiuso in casa c’è chi già prima viveva situazioni abitative precarie, o chi viveva liti e tensioni, amplificate ancora di più dall’obbligo di stare a casa. Bisogna stare molto attenti a queste necessità. Mai come oggi, però, è importante superare la vergogna e avere il coraggio, se si è in difficoltà, di chiamare la Caritas, i parroci, i centri d’ascolto vicariali, i servizi sociali. Mai come oggi è importante segnalare, perché le situazioni non degenerino. Si trovi il coraggio di chiamare e parlare, proprio perché il virus ha reso le persone più vulnerabili, fragili e tese».

Caritas parrocchiali e centri d’ascolto vicariali: come cambia la loro attività oggi?

«Abbiamo chiesto a tutti di sospendere ogni servizio di apertura al pubblico, ma allo stesso tempo di tenere aperti i canali di comunicazione telefonica con le persone. Di più: abbiamo chiesto alle Caritas di essere ancora più proattive e di chiamare loro per prime le persone con cui erano in contatto per un momento di ascolto, di condivisione e di raccolta dei vari bisogni e necessità».

Com'è che queste settimane cambieranno l’approccio di Caritas verso i problemi del territorio?

«Con una lettera a tutti i parroci, alle Caritas parrocchiali e ai centri d’ascolto abbiamo chiesto a tutti di ascoltare i bisogni ma anche di scriverci, in modo che anche noi, come Caritas diocesana, possiamo ricevere suggerimenti e piste di lavoro, così da avere un tempo di riflessione che si traduca poi in nuove risposte verso le povertà che questa situazione eccezionale farà emergere. Bisognerà reinventare attenzioni e servizi verso chi vive un momento di povertà e verso tutti coloro che, proprio a causa di questo tempo difficile, potrebbero trovarsi in una situazione di maggiore fragilità».

Per Padova noi ci siamo: i numeri utili

“Per Padova noi ci siamo” è la campagna che vede coinvolti Diocesi, Comune e Csv. I bisogni saranno raccolti dal Comune: 049-2323009. Le disponibilità saranno raccolte e vagliate dal Csv: 049-8686849 o cisono@padovacapitale.it

#ciaocomestai: un invito per parroci e volontari

#ciaocomestai. Caritas invita parroci e volontari a sollecitare i cristiani delle comunità a telefonare alle persone che vivono sole, in modo da alleggerire la situazione in questo momento di limitazione delle attività sociali.

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