Covid-19, la difficile situazione delle vaccinazioni in Africa. Don Dante Carraro (Medici con l’Africa Cuamm) fa il punto della situazione

In Europa nessuno più vuole vaccinarsi con AstraZeneca. Attorno al vaccino più economico e meno difficile da diffondere è scesa una cappa definitiva di sfiducia da parte della popolazione, complici gli errori comunicativi della stessa casa farmaceutica britannico-svedese, ma anche gli effetti avversi oggettivi riscontrati specialmente nelle giovani donne.

Covid-19, la difficile situazione delle vaccinazioni in Africa. Don Dante Carraro (Medici con l’Africa Cuamm) fa il punto della situazione

Ma i contratti parlano chiaro: da qui a gennaio l’Ue acquisterà altri 200 milioni di dosi, mentre altri milioni sono tuttora nei magazzini delle strutture commissariali dei Paesi membri: l’Italia, per esempio, ha iniettato solo 13 dei 40 milioni di cui è in possesso, stessa quantità inoculata in Germania, che però di dosi a disposizione ne ha 56 milioni.

Cosa accadrà di tutti questi vaccini? Verranno donati all’Africa, come ha detto la Commissione europea. Gli studi del prof. Andreas Greinacher, ordinario di Immunologia dell’ateneo tedesco di Greifswald, hanno dimostrato il nesso di causalità tra l’inoculazione della prima dose di AstraZeneca e la formazione anomala di coaguli alla base di trombosi cerebrali e trombosi piastrinopeniche. Solo che il numero di casi preoccupa nelle donne giovani, in particolare con età compresa tra i 30 e i 39 anni, dove le reazioni gravi sono tre su 100 mila iniezioni – come prova uno studio dell’Agenzia europea per il farmaco – mentre di fatto scema sopra i 50 anni. Il problema è che in Africa spesso non ci sono i medici in grado di intervenire prontamente per evitare le eventuali gravi conseguenze.

Il direttore di Medici con l’Africa Cuamm, don Dante Carraro, fa il punto della situazione di un continente un cui solo il 5 per cento della popolazione a oggi ha avuto accesso alla vaccinazione e dove anche AstraZeneca è meglio di nessun siero, vista la carenza di personale e di reparti di terapia intensiva, ma le donazioni a ridosso della scadenza e gli arrivi, spesso ingenti e improvvisi, non permettono una programmazione adeguata delle inoculazioni.

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