Dalla “tre giorni” dei vicari foranei. Mai più preti soli, mai più comunità da sole

Desidero condividere con i lettori della Difesa del popolo alcune sottolineature dei tre giorni vissuti dai vicari foranei a fine giugno, un appuntamento ormai tradizionale, insieme al vescovo Claudio e ai vicari episcopali.

Dalla “tre giorni” dei vicari foranei. Mai più preti soli, mai più comunità da sole

«Meglio fare meno, ma in comunione; che di più, ma in disunità»: così aveva terminato la sua relazione don Nicola Giacopini, direttore dello Iusve, nella Festa di san Gregorio Barbarigo il 19 giugno scorso. Tale è stato il clima respirato con i vicari foranei a Villa Immacolata. Era la prima volta che vi partecipavo, in quanto sono subentrato a don Giuseppe Alberti, trasferito nella parrocchia di Solesino all’inizio dell’anno pastorale. Appena arrivato alla casa di spiritualità diocesano non riuscivo a nascondere un po’ di timore e di curiosità. Ma dopo alcune ore sono stato coinvolto dallo spirito collegiale e fraterno dei vicari foranei. Con schiettezza e decisione sono emerse le diverse posizioni, accolte sempre nel pieno rispetto di ciascuno, cercando di valorizzare tutti senza cadere nella contrapposizione. I vicari episcopali hanno esercitato per di più un ruolo di coordinamento, mentre il vescovo ha esercitato la virtù dell’ascolto: e questo ha fatto molto piacere e penso non solo a me. Perché saper leggere con verità la situazione in cui vivono i preti e le loro comunità è indispensabile per poter poi procedere con le decisioni. Finalmente ho capito cosa significhi concretamente la parola “collegio” (dei vicari foranei): dice unità, condivisione, rimanda alla realtà di qualcosa di compatto. In effetti ci siamo schiariti alcune idee per poter arrivare alla condivisione di alcune proposte. Di cosa si è discusso? Di molte cose, soprattutto del nuovo cha avanza e a cui cerchiamo di preparaci. Le idee più forti che mi sono portato a casa: mai più preti da soli. Il che non significa che si debba per forza vivere insieme (anche se questa ipotesi viene suggerita), ma che nessun prete si debba sentire solo e abbandonato. Mai piu! Altra idea per me interessante: mai più comunità da sole. Tutte sono invitate a camminare in collaborazione (non identificazione) con altre comunità vicine. Attenzione: anche le parrocchie più grandi non sono esenti da questo lavoro di condivisione, anzi dovranno favorire per prime il lavoro sinodale con le parrocchie confinanti. Già, appunto: «Meglio fare meno, ma in comunione; che di più, ma in disunità» Ha il sapore del Vangelo!

don Paolo Pegoraro
Vicario Foraneo di Limena

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