Dialogo e fratellanza. Il vescovo Claudio è stato invitato allo stadio Colbachini per la cerimonia di fine Ramadan

Il vescovo Claudio è stato invitato, per la prima volta, alla cerimonia di fine Ramadan allo stadio Colbachini «Sono venuto volentieri in nome dei sentimenti di vicinanza che già sperimentiamo nel quotidiano»

Dialogo e fratellanza. Il vescovo Claudio è stato invitato allo stadio Colbachini per la cerimonia di fine Ramadan

Per la prima volta quest’anno – alla fine del mese di Ramadan, lunedì 2 maggio – la comunità musulmana ha invitato a partecipare alla cerimonia di chiusura e anche il vescovo Claudio che, a inizio del mese di digiuno, aveva inviato un messaggio augurale in cui esprimeva la volontà di farsi vicino in un momento così importante e sentito. Sul prato dello stadio Colbachini, a Padova, dove da alcuni anni viene celebrata la festa sacra, alle 9 si sono ritrovate più di 500 persone: uomini, donne, ragazzi e anche molti bambini. La preghiera, il discorso dell’imam in arabo e italiano e poi la festa. «Sono venuto volentieri – ha detto il vescovo Claudio – innanzitutto perché sono stato invitato e questo invito è in risposta a tanti piccoli segni di fratellanza e amicizia che si sono creati in questi decenni fra la Chiesa cattolica e la Comunità musulmana. Sentimenti che sono nati da vicinanza, dal fatto che si abita l’uno accanto all’altro, che si lavora nello stesso ambiente, che si è studiato insieme. Una storia quotidiana. Mi sono sentito in dovere di rispondere a questo invito anche perché ho ricordato che in altre occasioni la Comunità musulmana si è fatta viva per sostenere le nostre difficoltà e incoraggiarci. Mi sembra che si stia aprendo una nuova pagina di dialogo e fratellanza fra cristiani e comunità musulmane». Eid Al Fitr, festa di fine digiuno: così si chiama questa ricorrenza in cui i cuori si riconciliano, le mani si stringono e ci si scambia gli auguri; e se nei cuori ci sono tracce di liti o rancori questo è il momento per eliminarli, se ci sono volti accigliati la festa porta gioia alle anime e sorrisi sui volti. «Questo giorno è un’occasione per ogni musulmano di purificarsi dagli errori in modo che nel suo cuore non resti altro che il candore dell’intimità con Dio e la luce della fede – ha spiegato Danilo Gambi, vicepresidente del centro culturale islamico Al Farouq, traducendo il discorso dell’imam Ibrahim – La vera felicità non è arrivare all’Eid indossando abiti nuovi, né possedendo delle cose del mondo, ma la vera gioia è in colui che teme il giorno del monito, che guarda a Dio quando inizia le sue cose poiché egli ha meritato un paradiso la cui beatitudine non si esaurisce».

Il vescovo Claudio ha voluto sottolineare l’importanza di questo invito, definendolo una tappa, non un punto isolato, di un cammino iniziato da diversi anni quando in Italia e a Padova arrivarono i primi musulmani per continuare un percorso di studi presso la nostra Università e tornare poi ai Paesi di origine oppure per stabilire qui la loro casa o cercare un futuro sicuro e migliore. «Queste circostanze quotidiane – ha specificato – hanno permesso di stringere amicizie, fratellanze, porgersi la mano nella vita di tutti i giorni. E forse questo è stato il momento in cui è iniziata la possibilità di dialogo, di rispetto reciproco e di stima reciproca. Tanti volti, tante storie che oggi sono diventate famiglie, inserite nei nostri quartieri e nelle nostre città. Questi sono i protagonisti odierni del dialogo». Un percorso quotidiano e un tenace lavoro di dialogo e incontri che nella storia delle due fedi religiose ha portato a un momento fondamentale, la firma cioè del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da parte di papa Francesco e del grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. «L’invito alla chiusura del Ramadan, che non ha precedenti, segna un momento storico – ha affermato il vescovo Claudio – Di questo sento la forte responsabilità e anche la grande gioia. Ringrazio Dio che mi dà questa possibilità con voi di segnare una tappa del nostro cammino. Sono molto contento di essere in mezzo a voi. Grazie che mi avete accolto in questo momento per voi molto importante». Richiamando poi l’incipit del Documento di Abu Dhabi – «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare» – il vescovo ha concluso dicendo: «Qui con voi posso sperimentare la verità di questa espressione: in forza dell’unico Dio, arrivata a noi attraverso i nostri rispettivi testimoni e profeti, ci riconosciamo fratelli e sorelle e vogliamo sostenerci e amarci a vicenda sempre di più per servire il mondo, gli uomini, con l’aiuto dell’Onnipotente. Chi crede in Dio, lavora per la pace, l’amore, la fratellanza e l’ingiustizia. Questa prima volta spero possa essere un segno di una amicizia e collaborazione che tra religioni possiamo costruire».

Le parole dell’iman per poveri, malati...

Nelle parole dell’imam un richiamo ai poveri, perché «portare loro felicità è un atto di devozione», ai malati, che siano «pazienti perché saranno ricompensati», ai giovani, «chiamati a compiere la loro missione, il loro dovere, a conoscere il loro ruolo nel mondo» e ai padri e le madri, «attenti supervisori pieni di sentimenti di amore, tenerezza e compassione verso i figli».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)