Dio è veritas e caritas. In lui tutto continua a cominciare

«Misericordia e verità s’incontreranno...» Il Salmo 84, che si canta nella Liturgia delle Ore, ci pone la domanda epistemologica per eccellenza: cosa manca alla verità che la misericordia debba aggiungere?

Dio è veritas e caritas. In lui tutto continua a cominciare

«Misericordia e verità s’incontreranno,/ giustizia e pace si baceranno./ La verità germoglierà dalla terra/ e la giustizia si affaccerà dal cielo». Il salmo 84, che si canta nella Liturgia delle Ore, ci pone la domanda epistemologica per eccellenza: cosa manca alla verità che la misericordia debba aggiungere? Cosa significa integrare èmet (la roccia cui rimandano i nostri “amen”) e hèsed (quel moto fisico che esprime commozione, rimescolandoci le viscere)? Nel testo originale, sembra che il canto di Davide voglia disintegrare la saldezza in un sospiro. Agostino scrive: «Non si giunge alla verità se non attraverso la carità». Ma se Dio è sia veritas che caritas, la tensione rimane e l’obiettivo che la filosofia occidentale si è posta – scoprire la verità dell’essere –sembra all’improvviso meta provvisoria di un cammino ben più esigente. Nel rigoglio di Genesi, troviamo un Dio che chiede vita alle creature. Il primo comandamento, in anticipo di millenni sull’impronta che il dito della destra del Padre lascerà sulle tavole di pietra, è la fecondità. Alla coppia che ha posto nel giardino, il Signore comanda: «Siate fecondi», cioè promuovete la vita, in modo da realizzare la somiglianza piena con lui. Lo stesso sapore ha il primo incontro con Mosè. Il fuoco che brucia il roveto non consuma neanche l’arbusto in cui si manifesta, perché Dio è puro essere, puro creare. In lui non esiste il no. Interrogato da Mosè su quale sia il suo nome, il Signore gliene rivela uno in cui è inscritto il futuro, sospeso nella fluidità di due verbi modali ebraici, che si preciseranno solo in una relazione con l’uomo, come sintesi dell’esperienza che ognuno avrà fatto di lui. Dice di un Dio in cui tutto, sempre, continua a cominciare. Che ci chiede di uscire dalle ossessioni puntuali, dalla paralisi delle parole vuote con la maiuscola – parole anche stupende: Vita, Salvezza, Amore. Di distaccarci dalle formule di sapore gnostico, dai rigori arroganti della Stoà e di Mani, da cui ci salvano ancora le parole: tu, io, noi, fatte carne e carità.

“Una Chiesa penitente” a Villa Immacolata

Il 25 marzo e il 1° aprile, dalle 9.30 alle 12.30 a Villa Immacolata, don Gianandrea Di Donna proporrà – nell’ambito de “I sabato della Quaresima” – un breve itinerario dal titolo “Una Chiesa penitente”. Il primo incontro sarà su “Il cuore di Dio irrompe nella storia”; il secondo: “Ma la penitenza si celebra...”. Info: villaimmacolata.net

«La carità è il principio a cui tendere...»

«La carità è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. È il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. Agendo con riguardo a essa o ispirati da essa, nulla è disdicevole e tutto è buono» (Beato Isacco, abate del monastero della Stella).

Anna Valerio

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