Emergenza esoterica e mondo giovanile. La giornata di studio sulla sfida pastorale. C’è un “di più” da vivere

Emergenza esoterica e mondo giovanile Una giornata di studio, promossa dalla Diocesi di Verona, ha ragionato su quanto tale “rapporto” sia una sfida pastorale

Emergenza esoterica e mondo giovanile. La giornata di studio sulla sfida pastorale. C’è un “di più” da vivere

“L’emergenza esoterica e il mondo giovanile: una sfida pastorale” è il titolo della giornata di studio promossa lo scorso 31 gennaio dalla Diocesi di Verona indirizzata a insegnanti e operatori pastorali, laici e consacrati, a cui hanno partecipato anche alcuni sacerdoti di Padova. È stato il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, a consegnare ai partecipanti la chiave di lettura con cui accostarsi all’evento, attraverso una riflessione teologica incarnata nella realtà odierna. A poco giova l’approccio di una semplice curiosità volta a conoscere dettagli e microstorie di quel mondo esoterico, dove sono implicati i più giovani; è utile, invece, inserire questo fenomeno dentro un contesto culturale più ampio in ordine alla sfida dell’evangelizzazione. Assistiamo oggi a un ritorno del sacro – ha sottolineato mons. Pompili – ma sovente attraverso categorie pre-razionali che, in atmosfere neo-gotiche, premono per avere una sorta di rivincita: in questo contesto come Chiesa stiamo solo balbettando qualcosa, in primis di fronte alla morte, specie con i più giovani. Il mondo del satanismo è quindi prima di tutto un fenomeno che sfida la nostra capacità di evangelizzare, quando i più giovani, faticando a trovare nella fede risposte credibili alle loro domande, le ricercano altrove. Padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazione internazionale esorcisti, nella sua relazione ha messo in luce come il fascino dell’esoterismo passi anche per forme che sembrano positive e affascinanti, apparentemente in sintonia con il cristianesimo, ma che in fondo piegano la libera volontà del soggetto, barattata in cambio dell’appagamento dei propri desideri e di poteri particolari. Il gioco del maligno consisterebbe nel far credere all’uomo che la figliolanza con Dio sia in realtà una forma di schiavitù a cui ribellarsi, in nome di una volontà avulsa da ogni legame. Padre Mario Mingardi, esorcista della basilica del Santo di Padova, ha quindi condiviso la sua testimonianza, puntualizzando le domande che emergono in controluce da quel mondo giovanile ferito che si avvicina ai culti esoterici, chiarendo come tale avvicinamento sia un tentativo pericoloso di esorcizzare un dolore che fatica a trovare risposte e cura.

La tavola rotonda pomeridiana – ricca di figure a contatto con il mondo giovanile – ha cercato piste di lavorare in chiave pedagogico-pastorale per offrire risposte a questi bisogni. Non basta, infatti, parlare con i giovani di questi temi, con il rischio di spaventare, rinforzare narrazioni di cui già si nutrono nel virtuale o aumentare la loro curiosità,
ma serve rendere concreta e amabile la vita, facendo intravedere quel magis, quel di più della vita cristiana come lo definiva sant’Ignazio, per far sperimentare che un’altra vita è possibile. In questo ciascun attore coinvolto, insegnante, educatore o consacrato che sia, non può esimersi dal “raccontare l’amore con l’amore”, ossia dall’evangelizzare
avendo a cuore i giovani che si hanno di fronte, non semplicemente esponendo concetti, ma facendo vivere loro qualcosa di diverso. Dall’ascolto dell’universo giovanile emergono due dimensioni centrali, che diventano anche due strade da percorre: il piacere e la fragilità. Per i giovani oggi è il gusto il senso tra i più attivi, perché da più parti sono sollecitati a cercare il piacere: come Chiesa è possibile offrire il gusto di una vita bella, facendosi carico di questa ricerca senza biasimarla. Infine, serve recuperare il valore della fragilità laddove, continuando a presentare il volto di una Chiesa forte e inossidabile, si rischierebbe di non trovare più interlocutori tra quei giovani che in maniera più o meno esplicita chiedono che la loro fragilità sia ascoltata e presa sul serio.

Cristiano Vanin

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