Estate a Merlara e Minotte. C’è voglia di rinascita

Merlara e Minotte cercano di nuovo il sorriso, dopo aver perso 34 nonni della casa di riposo nei mesi più critici dell’emergenza Covid-19. Due le serate di festa «per rinascere insieme, come comunità». La testimonianza di Patrizia, rimasta in casa giorno e notte ad assistere la figlia disabile: «Il lavoro di cura non mi è pesato, dovevo proteggere mia figlia. Come mi sono fatta forza? Pregando». 

Estate a Merlara e Minotte. C’è voglia di rinascita

È tempo di tornare a sorridere per le comunità di Merlara e Minotte, che in questi mesi di pandemia hanno perso 34 nonni ospiti della casa di riposo Scarmignan, la prima a essere stata colpita nel Padovano e una di quelle che ha pagato il prezzo di vite più alto. Un lutto collettivo che le due parrocchie stanno cercando di elaborare. La terapia passa anche attraverso la condivisione di serate di festa come quelle in programma la prossima settimana alle 20.30 negli impianti sportivi di Merlara: la sfida tra artisti locali “Talenti sotto le stelle” di lunedì 10 agosto e il concerto de “I Reds”, giovedì 13. Il gruppo è una vecchia conoscenza della casa di riposo, perché in più occasioni ha rallegrato i pomeriggi della Scarmignan. Quest’anno è troppo rischioso ma gli ospiti potranno comunque godersi lo spettacolo, grazie alle registrazioni. «Le serate di festa sono un modo diverso, più leggero, di ricordare le vittime della pandemia, in particolare i nostri 34 nonni» spiega il parroco, don Lorenzo Trevisan.

C’è stato un tempo per piangere questi anziani, morti senza la possibilità di abbracciare i loro cari per l’ultima volta. I più fortunati hanno mandato un bacio o un addio in videochiamata. C’è stato poi un tempo per lenire le ferite, attraverso la messa in ricordo delle vittime, le parole di conforto del vescovo Claudio, la benedizione dal cielo del Santo e l’udienza da papa Francesco durante la quale il parroco ha consegnato al pontefice le lettere dei nonni superstiti.

Adesso le due comunità cercano di nuovo il sorriso, senza dimenticare il calvario iniziato quella domenica 8 marzo con la scoperta del primo contagio, a cui poi se ne sono aggiunti altri 62 su un totale di 73 ospiti. Ma con la voglia di guardare avanti «per rinascere insieme, come comunità, in tempo di pandemia» come si legge nello slogan stampato sui volantini dei due eventi organizzati dalle parrocchie in collaborazione con le Acli. L’amministrazione comunale sta organizzando invece un concerto con Moviechorus, sulla falsariga di quello che il mese scorso ha emozionato Vo’.

«È un’estate dimessa – afferma don Lorenzo – perché mancano molte attività, come il grest e i tornei di pallavolo e beach volley a cui partecipavano molti giovani. Ci sono ancora molte incognite sull’anno scolastico e pastorale e anche la festa dedicata a Maria Bambina, patrona di Merlara, verrà ridimensionata (a maggio Minotte aveva già rinunciato alla festa di Maria Ausiliatrice, ndr). Però questo tempo sospeso ci offre un’occasione per pregare». La messa solenne dell’8 settembre, dedicata alla natività di Maria, sarà preceduta infatti da una settimana di preghiera, con la recita del rosario a cui parteciperanno ogni sera alcuni gruppi dell'iniziazione cristiana. «Nelle comunità vedo ancora un po’ di incertezza, ma la volontà di incontrarsi non manca» conclude il parroco, ammirato dalla forza d’animo con cui molti dei suoi parrocchiani hanno affrontato il lockdown.

È il caso di Patrizia, 60 anni, mamma di una ragazza nata con una grave malformazione cerebrale. Silvia ha 33 anni, ma Patrizia la chiama ancora "bambina". Difficile non farlo visto che la ragazza pesa soltanto 30 chili ed è alta un metro e trenta. Vive in passeggino e parla con gli occhi e con il sorriso. Prima dell’emergenza Silvia frequentava la struttura per disabili Fondazione Franchin Simon onlus di Montagnana. Poi è rimasta a casa con i genitori. «Il lavoro di cura non mi è pesato perché pensavo a quanto fosse importante proteggere mia figlia dal contagio. Mi è mancata però la vita parrocchiale – confessa questa mamma coraggiosa, che tutti gli anni offre ai cresimandi la sua testimonianza di vita e di fede –. Come mi sono fatta forza? Pregando. Quando prego parlo con Dio come ad un amico e sento che Lui mi ascolta».

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