Faedo. Sabato 21 maggio il primo Cammino Laudato si’ in Diocesi

Faedo. Sabato 21 maggio viene inaugurato il primo percorso, in tutto il Nord Italia, ispirato all’enciclica di papa Francesco sulla cura della casa comune. È promosso dalla Pastorale sociale in collaborazione con l’Ente Parco Colli Euganei. Sarà presente il vescovo Claudio

Faedo. Sabato 21 maggio il primo Cammino Laudato si’ in Diocesi

Viene inaugurato sabato 21 maggio alle ore 17 il primo Cammino Laudato si’ della nostra Diocesi. L’idea di concretizzare l’enciclica di papa Francesco in un cammino nasce in piena pandemia, nel 2020, in un periodo in cui era forte il desiderio di stare immersi nella natura e di prendersi cura del Creato. «Due anni fa – spiega suor Francesca Fiorese, direttrice dell’ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro che promuove l’iniziativa – abbiamo organizzato la prima giornata del Creato in Diocesi, il 4 ottobre, sui Colli Euganei che sono il nostro “fuori-porta” più vicino. C’era chiaro un desiderio di aprire una finestra sulla natura e l’enciclica era la bussola che ci orientava. Partiti da Faedo, il centro dei Colli, siamo arrivati fino al punto più alto, il monte Venda. Questa prima esperienza ci ha permesso di coinvolgere la comunità locale e i vicariati attorno e poi le guide naturalistiche che ci hanno aiutato a conoscere meglio la natura, mentre i catechisti coinvolti erano le nostre guide spirituali. Abbiamo messo insieme natura e creazione, curiosità e stupore per comprendere il creato». Un’esperienza riuscita talmente bene che si è pensato di replicarla in maniera stabile: è nata una collaborazione con l’Ente Parco Colli Euganei e il desidero di offrire un sentiero tracciato che fosse anche cammino spirituale. «Il rapporto con la Diocesi – interviene Riccardo Masin, presidente dell’Ente Parco Colli Euganei – nasce con il mio predecessore, Massimo Campagnolo, in occasione della giornata del Creato. Ora si fa un passo in più, il cammino diventa permanente. È un percorso che unisce valorizzazione del territorio e conoscenza dei luoghi, la parte predominante per noi, con l’attività spirituale. Collegando il tutto a una sensibilità ambientale che deve essere trasmessa a tutti i livelli. Un cammino, il primo all’interno del parco con questa sottolineatura spirituale, che è importante strumento di insegnamento. Il percorso poi è nel cuore del parco, abbraccia due comuni, Cinto Euganeo e Galzignano Terme, luoghi simbolo di questo territorio. Un aspetto importante è anche il fatto che va a integrarsi con sentieri già tracciati: un ulteriore valore aggiunto perché non si modifica lo stato dei luoghi». Il cammino parte dalla chiesa di San Pietro di Faedo, è una anello di circa sette chilometri a bassa difficoltà, percorribile in un’ora e mezza circa da tutti, suddiviso in sei tappe che invitano alla riflessione. «È un cammino spirituale – evidenzia suor Fiorese – dove la spiritualità non è nascosta perché la parola di Dio impregna le riflessioni e la Laudato si’ modella lo stile, insegnandoci che se si educa alla bellezza si fa sorgere dentro di noi il desiderio alla cura: mi immergo cioè nella natura con consapevolezza e allora riesco a scoprirne la sua bellezza e la sua preziosità e non posso che diventarne custode. A ogni tappa c’è la possibilità di leggere o ascoltare tramite QRcode un breve testo con un linguaggio semplice, di comprensione immediata, che lascia spazio a ciascuno di elaborare una propria riflessione». Camminare è la prima tappa: ci si mette nell’atteggiamento dell’andare, muovere i nostri passi, non solo fare un cammino fisico ma anche interiore. Ci poniamo in ascolto del nostro respiro, siamo in sintonia con la natura, un cammino di consapevolezza. Poi si sale e allora mettiamo a fuoco il vedere, non distratto, ma che è imparare a osservare, ed è la seconda tappa. Quando si arriva al cosiddetto “bosco dei maronari”, la tappa è sostare: per entrare in noi stessi, nelle pieghe della nostra vita, della nostra storia. «Abbiamo cercato di sfruttare metafore e analogie che la natura ci offre – chiarisce la direttrice dell’ufficio diocesano – Guardando questi alberi vecchi, segnati dalla vita, dalle intemperie, guardiamo alla nostra storia per trovare le ferite che hanno ancora bisogno di perdono, ma anche le gioie che ci arricchiscono. Nel bosco c’è anche un laghetto, una delle poche zone umide: qui gli animali vanno per pulirsi dai parassiti. Bello vedere come la natura trova le sue risorse per rinnovarsi!». Continuando poi il cammino la tappa successiva porta a Casa Marina che offre una visuale sui colli e la valle: qui si può sostare e quindi è il gustare, lo stare insieme nella convivialità, che caratterizza questa tappa. Si riprende quindi il cammino e si ripercorre un pezzo di sentiero già fatto all’andata: «Anche questo è significativo – conclude suor Francesca Fiorese – perché è un ritornare sui nostri passi rinnovati da un percorso che abbiamo fatto. E infine, ultima tappa, di nuovo la chiesa di Faedo che è ripartire perché non abbiamo fatto un cammino che poi finisce lì, ma da lì inizia il nostro impegno di custodia del Creato».

21 maggio, inaugurazione del cammino a Faedo
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L’inaugurazione del primo Cammino Laudato si’ in Diocesi è alle 17 del 21 maggio alla chiesa di Faedo con il vescovo Claudio e Riccardo Masin, presidente dell’Ente Parco Colli. Dopo un momento celebrativo, uno di preghiera e un brindisi, l’inaugurazione vera e propria per proseguire poi con il percorso del cammino e terminare con la cena al sacco nel prato di Casa Marina.

In Basilicata c’è il primo cammino in Italia

Il Cammino Laudato si’ della Diocesi di Padova è il primo nel Nord e nel Triveneto dedicato all’enciclica. Un’altra proposta è in Basilicata: 150 chilometri da Castelluccio Inferiore a Policoro, che unisce la valorizzazione del territorio e un approccio esperienziale ai temi dell’ecologia integrale.

A Montagnana, in canonica, c’è un apiario

In Diocesi c’è anche un’altra esperienza stabile che nasce dall’enciclica Laudato si’: è quella di Montagnana, “Un duomo d’api”, l’apiario nel giardino della canonica. Un’esperienza replicabile anche in altre realtà parrocchiali la cui cura e gestione è seguita da apicoltori della comunità e da un tecnico apistico. Perché le api? Per imparare un modello organizzativo dove ognuno ha un ruolo da ricoprire che crescendo può variare, come in una comunità cristiana. E poi perché nessuna ape vive da sola, far parte della comunità è vita. Le api insegnano l’importanza del prendersi cura del creato: senza di loro viene a mancare l’impollinazione.

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