Gli scritti di Vinicio Dalla Vecchia a 69 anni dalla morte. Sì a eguaglianza e giustizia sociale

Vinicio Dalla Vecchia Nell’avvicinarsi del 69° anniversario della sua morte, il 17 agosto, pubblichiamo le sue riflessioni su comunismo e capitalismo

Gli scritti di Vinicio Dalla Vecchia a 69 anni dalla morte. Sì a eguaglianza e giustizia sociale

Nell’immediato dopoguerra, sconfitto il nazifascismo in Europa, a rendere incerto il futuro dei popoli era l’ideologia social-comunista allora in forte espansione in tutto il mondo. La Guerra fredda aveva finito per dividere il mondo in due blocchi sostenuti da ideologie opposte. Nel 1991 la dissoluzione dell’Urss sembrava la sconfitta dell’ideologia comunista e il trionfo di quella occidentale interpretata da Stati Uniti ed Europa. Con l’invasione dell’Ucraina, Putin ha cancellato in una sola notte questa lettura, riportando tutta la storia sul piano della forza rispetto ai principi di libertà connessi alla visione wilsoniana dell’autodeterminazione dei popoli. Questa lunga premessa è necessaria per capire che Vinicio Dalla Vecchia (1924-1954) qualcosa aveva intuito. L’asservimento di una ideologia finisce sempre per incasellare l’uomo dentro categorie che possono diventare catene sopprimendo il valore della persona. Forte della sua formazione basata sul Magistero della Chiesa, e corroborato dalle idee di democrazia e libertà desunte dai padri della Costituzione (De Gasperi in primis), Dalla Vecchia aveva capito i pericoli, derivanti dal comunismo – confermati dalla storia in tutti quei Paesi in cui si è tentato di realizzarlo – ma anche quelli del capitalismo là dove fosse stato lasciato libero di esprimersi senza regole, illudendosi del suo valore intrinseco. Il pensiero di Maritain, Mounier, Guardini, Sturzo, De Gasperi, Mazzolari... – sebbene poco conosciuti in Italia, alimentarono l’azione politica di Vinicio Dalla Vecchia trasformandolo in un acerrimo nemico del comunismo. Ma il giovane di Perarolo fu anche profeta critico verso gli eccessi di fiducia nei confronti del capitalismo. In un suo testo del 1946, per un comizio elettorale, scrive: «Quali constatazioni ci sono offerte da quei Paesi ove la dottrina comunista è stata applicata? Vorrei poter lasciare la parola a quelle migliaia di nostri fratelli che hanno sperimentata e conosciuta la vita di quei Paesi e che di essi hanno riportato un ricordo sì doloroso e atroce da non volerne nemmeno sentir parlare. Là ove tanto sangue è stato sparso per riconquistare, si diceva, la libertà e stabilire uno stato di perfetta eguaglianza, là milioni di uomini giacciono sotto il tallone ferrato della più stridente dittatura». Sul capitalismo Dalla Vecchia ne intravede e biasima i pericoli visto come causa «delle più gravi ingiustizie sociali: troppo ampio e profondo è il solco che divide il povero dal ricco, il debole dal potente, il servo dal padrone, perché i primi possano ancora sopportare di dovere: loro soffrire l’indigenza più misera; gli altri godere nell’abbondanza e nel lusso più smodato. Basta col capitalismo! Quando noi affermiamo che bisogna combattere il capitalismo non intendiamo distruggere il capitale, poiché questo è uno dei fattori della produzione senza del quale non è possibile la vita economica». La causa delle ingiustizie sociali, scrive il Dalla Vecchia, «sta nello spirito capitalistico, cioè nel tentativo egoistico di attirare tutto a sé, di gonfiare il più possibile il proprio portafoglio, non importa con quali conseguenze per altri. Ed è questo che non dobbiamo scordare, senza di che non si potrà avere una sana ed efficace giustizia sociale».

I pericoli del liberalismo
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Se i pericoli dell’ideologia comunista erano ben noti, non da meno lo erano quelli legati al capitalismo selvaggio. Dalla Vecchia nel 1946 attacca con fermezza anche l’ideologia liberale echeggiando l’insegnamento del magistero di papa Leone XIII espresso nella Rerum novarum del 1891: «A tutti la proprietà: non a pochi come vorrebbe il liberalismo e nemmeno allo stato come vorrebbe il socialcomunismo. In modo speciale la nuova Costituzione, secondo il pensiero della Dc, dovrà creare le condizioni per lo sviluppo e la difesa delle piccole proprietà agrarie, unite ove sia opportuno in libere cooperative, delle botteghe artigiane, delle piccole aziende commerciali: tutti istituti finora contrastati da leggi e da pesi tributari che ne rendevano impossibile la vitalità, ma di una utilità sociale immensa perché in essi si ha l’unione del capitale e del lavoro in un’unica persona: quella del proprietario [...]. Perciò le leggi della nuova Costituzione devono combattere la miseria non tanto con la beneficenza quanto invece con la libertà dalla disoccupazione [...]. Non basta, dunque, per il nostro laburismo cristiano affermare il diritto al lavoro ma bisogna anche proclamare il dovere dello Stato di creare la possibilità di lavoro! [...] Ciascuno deve lavorare secondo le proprie attitudini e deve essere ricompensato non solo secondo il suo lavoro, ma anche secondo il bisogno di sostentamento della sua famiglia. La Dc perciò rispondendo all’invito che il grande Pontefice Leone XIII, il “papa degli operai”, per primo rivolse ai datori di lavoro afferma la necessità del salario famigliare, cioè del salario proporzionato al prodotto del lavoro ma anche alla necessità della famiglia».

Un libro su Raffaello Bonfiglioli
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Il 16 settembre alle 16.30 nella parrocchia di Pontevigodarzere viene presentato il libro Raffaello Carlo Bonfiglioli. Storia di una vita, curato dai figli Gino, Paola, Andrea, Alberto. È risaputo il fervore che Bonfiglioli, negli ultimi anni della sua vita, ha riservato a Vinicio Dalla Vecchia, sostenendo e organizzando per anni il pellegrinaggio diocesano in Val di Fassa nel giorno dell’anniversario della sua morte. Il libro tuttavia ricostruisce, a suon di documenti inediti, tutta la vita di Bonfiglioli sul piano umano, politico, religioso, professionale. È impreziosito da varie testimonianze di chi gli è stato accanto in diverse circostanze. Notevole anche l’apparato fotografico che conferisce ulteriore pregio al testo. Il libro può essere richiesto al numero: 347-1472905.

Messa a Perarolo nell’anniversario della morte

Il 17 agosto alle 18.30 nella chiesa di Perarolo viene celebrata una messa in occasione del 69° anniversario della morte di Vinicio Dalla Vecchia. Presiede don Antonio Benetollo, responsabile dell’archivio e degli scritti del servo di Dio.

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