I giovani padovani dal Papa. Da mille strade, con un solo sogno

Anche i giovani della nostra Diocesi hanno accolto l’invito di Francesco a incontrarlo l’11 e il 12 agosto. E così, dopo aver partecipato numerosi a sette cammini lungo il territorio diocesano e oltre, in 500 sono partiti alla volta di Roma. L’intensa esperienza li ha incoraggiati alla santità feriale.

I giovani padovani dal Papa. Da mille strade, con un solo sogno

«Come sono belli i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza» cantava il profeta Isaia. E allora come sono belli i piedi, i bastoni, gli zaini, ma anche le biciclette e pure le canoe di queste migliaia di giovani italiani che dal 5 al 10 agosto hanno percorso chilometri su chilometri, prima di arrivare a Roma per l’abbraccio con il papa, per annunciare una nuova primavera per la Chiesa italiana.

Una primavera di «sogni in grande», come dirà Francesco al Circo Massimo nel pomeriggio di sabato 11 agosto. Sogni che «fanno un po’ paura agli adulti» e proprio per questo da non lasciarsi rubare. Sogni come quelli di Francesco d’Assisi: «Era un giovane come voi, ma come sognava! Dicevano che era pazzo perché sognava così, e tanto bene ha fatto perché sognava continuamente».

La strada, appunto. Per Padova questa via è stata una “direttissima” tra il Sinodo diocesano dei giovani e il Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre. Una strada lungo la quale far viaggiare le domande, le aspirazioni ma anche l’entusiasmo vissuto nelle parrocchie fino a Roma, perché i padri sinodali ne possano fare tesoro. Erano sette i percorsi “ufficiali” diocesani lungo le strade dei santi locali tra Padova e dintorni.

Per mille strade, chiamati alla santità – Facciamo alla nostra Chiesa il dono di nuovi santi” è il nome del percorso scelto dai giovani del vicariato di Dolo, da Caorle a Camposampiero, con partenza dalla comunità monastica Piccola famiglia della Risurrezione, dove sperimentare la dimensione di una Chiesa accogliente verso i poveri. «Mi sono sentita chiamata a una santità che chiede di far partecipare i poveri alla nostra stessa vita – raccontava in quei giorni Sara Baldan – ma mi sono sentita invitata anche a lasciarmi educare e guidare dai poveri».

C’è chi, poi, ha voluto camminare insieme “ai confini della carità” con i poveri nel tessuto cittadino: erano i giovani che hanno accolto l’invito delle suore Elisabettine e dei frati conventuali a prestare servizio all’Opsa, alle Cucine popolari e a casa Maran. «Certamente arriviamo stanchi la sera, ma felici e contenti di avere conosciuto così tante persone», spiegava al telefono il 26enne Simone Lazzaretto di Maserà, mentre tornava, in auto con suor Paola Bazzotti, a casa Santa Sofia dopo una giornata di servizio all’Opsa. «Sembra una frase scontata, già sentita mille volte, ma è vera: ci portiamo a casa molto più di quello che abbiamo dato».

Assieme ai giovani di casa Sant’Andrea alcuni hanno affrontato le vie d’acqua, da Morgano all’isola di San Francesco del deserto nella laguna di Venezia. Una sfida contro le proprie paure, una pagaiata dopo l’altra, a partire dalle sorgenti del Sile, simbolo delle sorgenti della fede cristiana in queste terre: «Stiamo riscoprendo la nostra fede come sorgente d’acqua fresca e inesauribile – ci indicava Luca – proviene da lontano, ci è stata tramandata e ha sicuramente trovato degli ostacoli, ma è qui, pronta a risorgere».

I giovani dell’Aponense hanno scelto di andare alla ricerca de “La santità in mezzo a noi”, quella che si trova dietro l’angolo di casa. Oltre alla figura della beata Liduina Meneguzzi, originaria di Giarre, hanno potuto scoprire le bellezze del territorio locale, quelle vie tra i campi, all’ombra dei Colli euganei, chissà quante volte viste scorrere velocemente a bordo di un’auto. Tra le fermate però non sono mancate la visita alla comunità per disabili La Tenda, nata dalla volontà di alcuni giovani di Montegrotto, e ai rifugiati accolti nel progetto Sprar. «È decisamente un’esperienza diversa dalle altre, che richiede fatica, ma che nutre lo spirito. Ed è proprio per questo che sono venuta» confidava Alessandra Borra.

Sul Grappa le fonti della grazia” è stato invece il titolo dell’itinerario scelto dai giovani del Cittadellese: «Abbiamo scelto di riscoprire l’Eucarestia, di cui hanno parlato Giovanni Bosco e san Pio X e la figura di Maria, che punta alla concretezza». La meta finale il monte Grappa, ancora grondante del sangue della prima guerra mondiale, ma “rinfrescato” dal sacello della Madonna del Grappa, meta e consolazione per queste terre martoriate, ma anche così ricche di Grazia.

Erano un’ottantina i giovani dei vicariati del Piovese che hanno seguito “Benedetto on the road – In cammino con san Benedetto”, partendo da Correzzola il 6 e arrivando a Santa Giustina il 9 agosto. Anche qui un cammino alla scoperta delle radici più antiche della propria fede, innestata nelle terre del Piovese dalla testimonianza dei monaci benedettini anche grazie alle più concrete e visibili tra le loro opere. Infine, c’è chi ha percorso 38 chilometri in tre tappe a piedi da Verona a Limone sul Garda “Sulla strada di san Daniele Comboni” e del suo amore per l’Africa.

Tanti altri sono stati i percorsi alternativi di parrocchie e singoli gruppi di giovani che hanno voluto arrivare a Roma nei modi più disparati: c’è chi, come i ragazzi di Legnaro, ha camminato lungo la via Francigena, chi, come quelli di Borgo Veneto, hanno visitato i luoghi di san Francesco e altri ancora che abbiamo raccontato nella Difesa del 5 agosto. A questi si aggiungono altre esperienze, anche piccole, gestite pure in totale autonomia da parte di alcuni gruppi di ragazzi che si sono comunque ritrovati a Roma per l’abbraccio con il Papa.

Tra i padovani presenti a Roma l’11 e il 12 agosto, cinquecento giovani, tra cui i reduci dai sette cammini “ufficiali”, hanno scelto di partire per la capitale dopo il doppio abbraccio al vescovo Claudio e ad Antonio in Basilica. Imponente la scena che si è presentata ai pellegrini più mattinieri, poco prima delle 9, sul sagrato del Santo. Un lungo corteo di ragazzi, proveniente dall’isola Memmia, ha fatto il suo ingresso in basilica in modo ordinato e allegro, circondato dalle telecamere delle televisioni e dai taccuini dei giornalisti. «Non so se avete notato anche voi gli occhi delle persone che vi vedono. Sono tutti sorpresi – ha sottolineato il vescovo Claudio – sembra impossibile che oggi vi siano così tanti ragazzi desiderosi di guardare avanti e di puntare in alto. Siamo così abituati alle cose brutte che quando c’è qualcosa di bello c’è un effetto sorpresa. Ma questo ci deve far piacere: stiamo realizzando un’esperienza forse non prevedibile, una novità».

Il vescovo ha parlato di fiducia a partire da quel “Confide” impresso sul suo motto episcopale. Una fiducia nell’ascoltare la voce che ci spinge a domandarci quale sia la volontà di Dio per ciascuno di noi, resistendo alla tentazione che cerca di distoglierci da questa ricerca.

«Io so che amando voi – ha concluso il vescovo – il Signore fa un dono a tutta la nostra Chiesa, fatta anche da adulti, da anziani, da persone a volte stanche o sconfitte dalla vita. Ora tocca a voi giovani prendere in mano le redini e trascinare questa Chiesa verso prospettive di speranza, di fiducia, di obbedienza alla Parola di Dio».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)