I linguaggi della catechesi. La miniatura: come riscoprirne tutto il valore comunicativo

In una sola lettera si racchiude l’annuncio dell’inizio della storia della Salvezza, che continua anche con ciascuno di noi. Ecco cosa racconta, ad esempio, dell’Annunciazione

I linguaggi della catechesi. La miniatura: come riscoprirne tutto il valore comunicativo

Attraverso Speciale catechisti, dall’inizio dell’anno pastorale si stanno approfondendo i vari tipi di linguaggio che rendono l’annuncio e la catechesi più efficaci nel tradurre il messaggio evangelico. In questa prospettiva ci sono linguaggi più facili da riconoscere, come l’arte, la natura o la musica (vedi i numeri precedenti) e altri meno immediati, ma non per questo meno interessanti o sorprendenti: è il caso della miniatura.

Con il termine “miniatura” si indica quella forma d’arte pittorica destinata alla decorazione e all’illustrazione di un testo, una tecnica diffusasi in Europa tra la tarda antichità e l’invenzione con progressiva affermazione della stampa. Molti sono i soggetti che sono raffigurati nelle lettere capitali o all’interno delle pagine dei testi, e tutte hanno un valore rafforzativo di ciò che viene narrato o cantato nel testo. Potremmo dire che la miniatura nella sua preziosità rende ancora più comprensibile ed eloquente la parola.

Tra i soggetti religiosi più spesso rappresentati nelle pagine miniate dei testi sacri c’è l’Annunciazione. Proprio per questo, il tema che conobbe numerose variazioni tra Oriente e Occidente può diventare un’occasione per una catechesi orientata sull’incontro tra l’umano e il divino. La Vergine, colta nell’intimità della sua stanza o in uno spazio esterno, viene mostrata seduta o in piedi davanti all’arcangelo Gabriele, mentre quest’ultimo può assumere un ruolo preponderante o divenire semplicemente il messaggero della volontà dell’Eterno, che si inginocchia di fronte alla Madre di Dio. Tale importante modello ha conosciuto immediato riflesso in una serie di sei libri di coro realizzati per la Cattedrale di Padova, illustrati nei primi decenni del Trecento da un miniatore il cui nome si lega proprio a questi volumi: il Maestro degli Antifonari di Padova.

La presenza del divino nella miniatura è poi richiamata dai raggi di luce e dalla colomba che discendono dall’alto verso Maria. L’esempio indica come anche nello spazio ridotto di un’iniziale si potessero condensare gli elementi necessari a narrare una storia, stimolando, con la forza dell’immagine, la riflessione sulla parola e il raccoglimento della preghiera.

Nel guardare e contemplare queste immagini, sia con gli occhi di un adulto che con quelli di un bambino, lasciandosi coinvolgere nella magia dei colori e dei particolari, si può ritrovare la grandezza di un Dio che sa farsi piccolo, umano, per dirci il suo amore. La miniatura composta di particolari infinitamente piccoli, e tuttavia così perfetti, ci invita a riflettere sul fatto che in ogni microorganismo, in ogni vita, per quanto immensamente piccola, c’è sempre la bellezza e la grandezza, oltre che l’amore di Dio.

La comunicazione della fede, dunque, avviene anche attraverso questo linguaggio. Riscoprire nella miniatura la valenza comunicativa che rimanda a un messaggio evocativo può diventare ulteriore bagaglio per la catechesi. In una sola lettera si racchiude l’annuncio dell’inizio della storia della Salvezza, che continua anche con ciascuno di noi.

don Giorgio Bezze e Isabella Tiveron

(con la consulenza di Chiara Ponchia)

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