I migranti costruttori. La politica che sfrutta il tema non guarda alla realtà: l'Italia ha un disperato bisogno di lavoratori

È l’“approccio” al fenomeno migratorio sottolineato dal papa nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Paolo Tosato: «La politica continua a parlare di barconi, rotte e clandestini, non non guarda la realtà: il nostro Paese, per andare avanti, ha un bisogno tremendo di lavoratori»

I migranti costruttori. La politica che sfrutta il tema non guarda alla realtà: l'Italia ha un disperato bisogno di lavoratori

L’immigrazione? Fa bene soprattutto a noi. Anzi, senza le braccia dei migranti le nostre aziende rischiano di chiudere.
Domenica 25 settembre, mentre gli italiani sono chiamati alle urne, i cristiani celebrano la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, giunta alla 108a edizione. Papa Francesco, nel suo messaggio “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” ricorda, citando Isaia, come «l’arrivo degli stranieri» sia nella Bibbia «presentato come fonte di arricchimento».

«Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati – scrive il papa – significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11)». Sebbene il tema non sia “così di moda” come cinque o sei anni fa, anche in questa tornata elettorale si sono riaccesi i discorsi sull’immigrazione. Paolo Tosato, responsabile del Progetto di accoglienza del Consorzio Veneto Insieme per Federsolidarietà, da anni si occupa di migranti dalla prospettiva occupazionale: attraverso il suo lavoro, persone arrivate in Italia per mille strade diverse diventano risorse essenziali per il mondo produttivo del Nordest. In questi mesi, infatti, fabbrichette artigianali e grandi stabilimenti accusano due grandi crisi: la crisi energetica e quelle delle braccia.

«La politica – spiega Tosato – continua a parlare di barconi, rotte e clandestini, ma non guarda alla realtà, cioè al fatto che il nostro Paese, per andare avanti, ha un bisogno tremendo di lavoratori». Di più: la politica, per confermare la sua narrazione, non fa nulla per migliorare sistemi lenti e farraginosi che rendono difficile, se non impossibile, per le imprese del territorio reperire lavoratori. «Il Sai, Sistema accoglienza e integrazione, che un tempo si chiamava Sprar, e che in teoria dovrebbe permettere a queste persone di essere regolarizzate, ha tempi infiniti. Solo per il pronunciamento delle commissioni a Padova bisogna aspettare dieci mesi, a Bologna otto, a Venezia quattordici. Aggiungendo i tempi del primo ricorso e del ricorso in Cassazione, una persona può arrivare ad attendere quattro anni».

Un sistema pachidermico – anche per le spese dello Stato – che, ben lungi dall’offrire ordine e sicurezza, spedisce migliaia di persone nel “reame degli invisibili”. Caso ben noto è quello della cancellazione, da un giorno all’altro, dei permessi di carattere umanitario contenuta nei decreti sicurezza del primo governo Conte. Nel frattempo, le cosiddette “vie ufficiali”, non offrono soluzioni: «Ho presentato una dozzina di domande per far arrivare dei lavoratori stagionali per alcune aziende, ma non giungono mai, e se arrivano non avviene in tempo. Ho dovuto persino chiudere il ramo agricolo della nostra impresa sociale perché non trovavamo persone da far lavorare».

Uno dei settori in cui la carenza di lavoratori si presenta in tutta la sua drammaticità è l’edilizia: «A Camin – racconta Tosato – c’è una bella scuola. Ma escono solo dieci/dodici ragazzi ogni anno, mentre le nostre imprese avrebbero bisogno di duemila muratori». Nonostante le difficoltà, c’è chi opera per il vantaggio reciproco di aziende e lavoratori immigrati. A Padova, prima della pandemia, gli enti locali e il terzo settore hanno cercato di offrire percorsi virtuosi per coloro che sarebbero stati colpiti dal “decreto sicurezza”, finanziando borse lavoro della durata di sei mesi, in modo tale da permettere a queste persone di ottenere dalla questura un permesso di lavoro. «Abbiamo avuto più di 300 persone in oltre un anno e mezzo – conclude Paolo Tosato – Di queste, 180 hanno trovato un’opportunità lavorativa stabile, ma comunque per l’80 per cento di loro si sono prodotte conoscenze e altre opportunità lavorative». In questa rete trovano nuove opportunità anche stranieri e italiani che vivevano in situazioni di grave degrado, con storie di dipendenze e di emergenza abitativa. Storie di redenzione quotidiana che danno fiducia a chi continua a impegnarsi per i diritti dell’uomo e la salvaguardia del tessuto economico.

Perché chi arriva in Italia trova lavoro... all’estero?

Numerosi fattori – tra cui i ragionamenti della politica (il blocco navale) e le lungaggini della burocrazia italiana – hanno reso difficile l’immigrazione legale. «E intanto le nostre aziende rischiano di morire per crisi di manovalanza»

«Non appena sono ripresi un po’ i numeri degli sbarchi la politica ha di nuovo ripreso a tuonare sul blocco navale. Nel frattempo, però, le nostre imprese rischiano di morire di crisi energetica e di crisi di manovalanza». Paolo Tosato, responsabile del Progetto di accoglienza del Consorzio Veneto Insieme per Federsolidarietà, spiega come il “sistema” attualmente vigente, ovvero il combinato disposto delle campagne d’odio a mezzo stampa, dei ragionamenti della politica e delle lungaggini della burocrazia abbia reso difficile l’immigrazione legale e abbia criminalizzato, respingendola nell’ombra, l’immigrazione che c’è. «I lavoratori migliori che arrivano in Italia – spiega – nel giro di poche settimane, attraverso le loro reti di conoscenze, finiscono a lavorare in condizioni migliori in altre zone d’Europa. Perché, nonostante alcuni di questi abbiano già iniziato l’iter burocratico in Italia, non vengono respinti nel nostro Paese da Francia o Germania? Forse perché francesi e tedeschi sono più pragmatici, ragionano meno di pancia e trasformano in risorsa – economica e sociale – ciò che da noi viene descritto solo come un peso. Intanto, da noi, mentre i politici parlano di blocco navale per qualche sbarco in più, le aziende chiudono perché non trovano lavoratori». E gli italiani? «Per formare un metalmeccanico in Italia ci vogliono otto anni. Alle imprese servono subito». I dati del Viminale nel frattempo confermano come gli sbarchi nel 2022 siano aumentati rispetto al 2021, ma non in maniera vertiginosa. Oltre 65 mila i nuovi arrivi sulle nostre coste, di cui solo 7.300 nel mese di settembre per via del mare calmo. I richiedenti asilo sono per la maggior parte tunisini (22 per cento), egiziani (19), del Bangladesh (15), afghani (8), siriani (6), ivoriani (3), eritrei (3), pakistani (2), guineani (2) e infine iraniani (2). Il restante 18 per cento è proveniente da altri Stati o ancora è in corso per loro la procedura di identificazione.

Richiedenti asilo: i più numerosi dalla Tunisia

La maggior parte delle persone che richiedono asilo nel nostro Paese provendono da Tunisia (22 per cento) ed Egitto (19 per cento) e Bangladesh (15).

Stefano Talamini, una vita a servizio dei più poveri

Il 14 settembre è mancato Stefano Talamini, amico e volontario della Caritas. Per molti anni si è dedicato ai più poveri. «Lo ricordiamo per il suo impegno, la sua dedizione e il suo entusiasmo anche nell’aver coordinato attività per la Caritas vicariale e diocesana».

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