Il credente invoca: «Insegnaci a contare i nostri giorni»

«Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai»: questa formula, che la Chiesa usa per il rito delle Ceneri, è ispirata a Genesi 3,19. Dopo il peccato, il Signore ricorda all’uomo la fatica del lavoro e il limite della vita

Il credente invoca: «Insegnaci a contare i nostri giorni»

«Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai» («Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris»). Questa formula, che la Chiesa usa per il rito delle Ceneri, è ispirata a Genesi 3,19: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,/ finché non tornerai alla terra,/ perché da essa sei stato tratto:/ polvere tu sei e in polvere ritornerai». Dopo il peccato, il Signore ricorda all’uomo – Adam – la fatica del lavoro e il limite della vita: ritornerai alla terra (adamah), perché sei polvere (afar). Ricordare il limite libera l’uomo dal desiderio-concupiscenza di potere che lo porta a farsi “dio”, senza Dio e in opposizione a lui, come suggeriva il serpente ingannatore. Ed è la premessa per una visione giusta di Dio: non è “geloso” dell’uomo, ma è il Signore provvidente e amico, che si prende cura di lui anche dopo il peccato donando il vestito e la fecondità (la moglie è Eva, colei che dà vita). Prendere coscienza del limite – «polvere e cenere» è la frequente definizione dell’uomo nella Bibbia – il cui segno più angosciante è la morte, aiuterà l’uomo a fidarsi di Dio e delle sue promesse, chiedendo aiuto, e a non essere arrogante con il prossimo, ma a vivere bene le relazioni umane. A iniziare dalla donna, che lo desidera, mentre lui tende a rispondere con il dominio e il possesso (v. 15). È dunque un pensiero “disarmante” che Dio suggerisce, per “ritornare a lui”, vivere con serenità anche le debolezze, trovare in lui forza e coraggio di agire, sperare e rischiare. Infatti, se l’uomo è come l’erba e il fiore del campo, che secca e appassisce, la parola di Dio dura per sempre e porta a compimento i suoi progetti (Isaia 40,6; 55,10-11). Allora il credente invoca: «Insegnaci a contare i nostri giorni, e acquisteremo la sapienza del cuore»: è ritrovare equilibrio, il cuore della sapienza, sotto lo sguardo di Dio, che dà consistenza all’opera delle nostre mani (salmo 89/90,12.17). Una corretta relazione con il Signore, in ascolto e obbedienza, fiducia e libertà, ci guiderà ad attendere da lui anche il superamento della morte: sarà il frutto della Pasqua, dono gratuito.

Adulti in Cristo, nell’intelligenza e nella sapienza

«È necessario che noi siamo dei bambini in Cristo [...] solo in quanto privi di malizia, ma adulti nell’intelligenza e nella sapienza. L’Apostolo chiama bambini tutti gli infedeli, perché, non essendo capaci di cibo solido, hanno ancora bisogno di latte, proprio come dice lo stesso Apostolo: “Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci e neanche ora lo siete” (1Cor 3,2). Noi invece dobbiamo essere adulti» (Ilario di Poitiers).

don Marcello Milani
Biblista

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