Il viaggio della "piccola" lampada della pace. In monasteri, conventi, in ospedale, all’Opsa: quanta preghiera

«La lampada della pace ha raccolto tante preghiere per la pace anche da monasteri, conventi, dall'Opera Provvidenza Sant’Antonio e dal Policlinico – afferma don Antonio Oriente, delegato vescovile per la vita consacrata – La lampada continuerà a girare perché “il tanto raccolto” attende di essere incrementato. La Chiesa di Padova ha la fortuna di essere supportata dalla preghiera e dalla testimonianza di un gran numero di consacrati e consacrate: sono un forte richiamo alla vita bella del Vangelo perché ci ricordano che tutto ha origine dal rapporto profondo con Cristo. La loro preghiera è sempre attenta alla storia, alle persone che incrociano. In queste comunità, infatti, la contemplazione sfocia nella preghiera di intercessione per le necessità del mondo e della Chiesa, perciò l’idea di portare in alcune comunità una piccola lampada per implorare il primo dono del Risorto, la pace, è stata una scelta naturale e frutto di una collaborazione fra uffici della diocesi».

Il viaggio della "piccola" lampada della pace. In monasteri, conventi, in ospedale, all’Opsa: quanta preghiera

Così la lampada della pace in novembre è arrivata nella cappella della comunità delle Suore Maestre di Santa Dorotea di via San Pietro: qui le sorelle si ritrovano in preghiera per implorare la pace nel mondo. «Sappiamo che il dono della pace non è una “cosa magica” – dicono – ci coinvolge in prima persona a compiere, ogni giorno, gesti di bontà e di perdono, a pronunciare parole che edificano e risanano, a scegliere la condivisione e la solidarietà fraterna, a preferire la logica del seme che muore e del ramo che viene potato per portare più frutto. Insieme chiediamo al Signore che le nostre case diventino luoghi di accoglienza e di carità fraterna verso tutti. Il sentiero della pace inizia proprio nel luogo dove viviamo, dove spendiamo il meglio delle nostre energie, dove mettiamo in circolo la nostra capacità di amare». È sicuramente stato un momento significativo l'arrivo della lampada nella Basilica di Santa Giustina: «La Basilica – spiega infatti il parroco Dom Federico Lauretta – da secoli è custodita da noi monaci benedettini e il monachesimo rappresenta da sempre quel legame spirituale mai interrotto tra Chiesa d'Oriente e Chiesa d'occidente per cui il pregare per i fratelli cristiani d'Ucraina e di Russia è stato un ulteriore segno di quella tradizione che coinvolge i monasteri in una rete di preghiera e di grazie spirituali. La scritta "PAX" che si trova in ogni portineria di un'abbazia rimanda a quel monito di San Benedetto "nulla sia anteposto all'amore di Cristo" perché solo lui è la vera Pace!». Era un giorno di festa invece quando la lampada venne affidata alle suore Clarisse di Montagnana: l’11 febbraio infatti celebravamo il 60esimo di fondazione del monastero. «Quel giorno quasi non ci accorgemmo della sua presenza tra noi – raccontano – la Pace è discreta e silenziosa, non si impone con la forza, è luce gentile. In quei giorni, abbiamo imparato che custodire accesa la fiamma di una lampada non è cosa semplice: bisogna fare attenzione alle correnti d’aria che potrebbero spegnerla, ricordarsi di rabboccare l’olio, aver cura di spostarla con delicatezza da un posto all’altro. La lampada ci ha insegnato che non è cosa semplice disarmare il cuore e custodire la Pace in noi e tra di noi. Ogni volta che entravamo nella nostra cappella per la preghiera, la lampada ci ricordava a quale compito siamo chiamate, quale grande responsabilità ci è affidata. Sì, perché la Pace, che tanto desideriamo in questo tempo, dipende dalle piccole scelte di ciascuno di noi. Alimentare l’olio di quella lampada è responsabilità di ogni uomo! Fare il primo passo incontro al fratello, abitare con mitezza le relazioni, parlare con benevolenza, volerci bene … è costruire un mondo pacificato e pacificante. Perché ogni nostra azione, ogni nostro gesto nei confronti del prossimo può costruire pace oppure alimentare guerre».

Al Policlinico di Padova

La lampada è arrivata anche all’Ospedale Policlinico. Vi è giunta il 21 marzo ed è rimasta davanti all’altare maggiore della chiesa Madonna della Salute del Monoblocco, fino al 19 Maggio 2023. Davanti alla lampada è stata posizionata una preghiera: “Signore, ti preghiamo per la pace nel mondo, in particolare tra Russia e Ucraina: fa che prevalga il desiderio del bene, il dialogo costruttivo, il senso di responsabilità. Infondi in noi il coraggio di compiere quotidianamente gesti concreti di pace che come onde si espandano in tutto il mondo, e contribuiscano a spegnere e placare i tanti focolai di guerra e violenza”. «La nostra Chiesa del Monoblocco – spiega Padre Adriano Moro, vicedirettore dell’Ufficio di Pastorale della Salute e assistente spirituale Azienda ospedaliera di Padova – è molto frequentata durante il giorno da varie persone: malati che cercano gli occhi amorevoli della Vergine Maria, Madonna della salute; familiari di malati che angosciati per i loro cari cercano aiuto nello sguardo benevolo di San Camillo, patrono dei malati; operatori sanitari che, in una breve sosta di preghiera, cercano un ristoro benefico per continuare con più entusiasmo il loro difficile servizio accanto ai malati. Siamo certi che tutti questi visitatori sono passati anche davanti alla “Lampada della Pace...in Cammino” e hanno innalzato questa preghiera, contribuendo al desiderio di affrettare il progetto di pace che tutti noi vogliamo si realizzi al più presto».  

 

Nelle infermerie

«L’abbiamo collocata sopra l’altare nella Cappella dell’infermeria – raccontano le Suore San Francesco di Sales  – luogo di preghiera incessante da parte di tante sorelle ammalate e di quelle della grande comunità della Casa madre che spesso sostano davanti al Santissimo Sacramento. Un’incessante preghiera silenziosa, adorante, saliva a Dio implorando pace per il mondo intero, ma soprattutto quei luoghi in conflitti che non accennano a trattative di pace. Abbiamo vissuto giorni di un impegno speciale, accesi di speranza e di fiducia perché la preghiera fatta con fede arriva al cuore di Dio. La lampada della pace ardeva sull’altare della cappella dell’infermeria, luogo santo dove la preghiera si mescola alla sofferenza e diventa offerta preziosa. Ci siamo lasciate condurre, come comunità, dalla certezza che pregando insieme, in comunione con i fratelli colpiti da tanta ingiustizia, dà coraggio e forza per superare le tante prove». Verso fine di gennaio il pellegrinaggio della lampada giunge sull’altare della cappella dell’infermeria della comunità delle suore Dimesse. «Ogni mattina la lampada è stata portata in chiesa, durante la Celebrazione Eucaristica – testimonia suor Marilena Bazza, responsabile della Comunità di Casa Madre – Con il segno di quella luce, in comunità abbiamo intensificato la preghiera per la pace in tutto il mondo, in particolare in Ucraina. Per quindici giorni, circa, questa luce ci ha ricordato di convertirci alla Pace, di essere operatori di pace e ci ha abilitato a continuare a pregare per la pace». La lampada ha anche toccato, in una sorta di passaggio del testimone di comunità in comunità, le case di riposo, le infermerie delle suore terziarie francescane elisabettine. «Il custodire accesa la fiamma giorno dopo giorno– raccontano le elisabettine – è diventato impegno ad invocare, adorare, offrire; abbiamo affidato al Signore speranze, sofferenze, attese di chi soffre, dei paesi in guerra, consapevoli che la pace va soprattutto richiesta a Colui che, solo, è la nostra pace. E nello stesso tempo ci siamo sentite provocate a divenire custodi di pace, a partire dal nostro cuore, dalle nostre comunità, dalle nostre case, sapendoci parte di una Chiesa che coralmente invoca e s’impegna per un deciso sì alla pace».

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