L’attesa gioiosa di Oppido-Palmi per il suo nuovo vescovo, don Giuseppe Alberti

La sua nuova Chiesa ha appena concluso il Sinodo diocesano e da tempo è impegnata su vari fronti nella lotta alla criminalità organizzata

L’attesa gioiosa di Oppido-Palmi per il suo nuovo vescovo, don Giuseppe Alberti

L a Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ha ricevuto la notizia della nomina del suo nuovo vescovo mentre era riunita in assemblea. L’attesa era febbrile dal momento che mercoledì 13 settembre quando, dopo l’udienza in Piazza San Pietro, lo stesso papa Francesco aveva comunicato a un gruppo di clown attivi in ospedali e case di riposo nella Diocesi calabrese che aveva nominato il loro nuovo vescovo e attendeva la sua disponibilità. Il video ha fatto il giro del web, fino a giovedì 21 settembre, quando si è avuta l’ufficialità. «Sapevamo che l’avvicendamento sarebbe arrivato presto, ma non pensavamo così presto. E poi non ci aspettavamo un vescovo dal Nord», confida alla Difesa don Emanuele Leuzzi, vicario episcopale per la nuova evangelizzazione e parroco di Delianuova. «Abbiamo accolto la notizia con grande gioia, per noi è la conferma che lo Spirito soffia sulle nomine dei vescovi. Attendiamo don Giuseppe con trepidazione, convinti che farà molto bene, ce lo dice il suo curriculum di parroco, di missionario e di educatore in Seminario, oltre che di attuatore di unità pastorali, un fatto importante per noi che da alcuni anni percepiamo la carenza di vocazioni». Don Emanuele, che Diocesi troverà don Giuseppe a Oppido Mamertina-Palmi? «Da circa otto mesi abbiamo concluso il nostro Sinodo diocesano partito nel 2020. Abbiamo inviato 1.500 lettere a giovani e adulti, singoli e gruppi, sacerdoti e religiosi, credenti e non credenti, raccogliendo così le attese e le critiche rispetto alla Chiesa presenti nella popolazione. Tutto il materiale raccolto è stato suddiviso per temi, approfonditi poi in una serie di convegni da cui è scaturito il “libro del Sinodo”, ogni capitolo tocca un aspetto della vita diocesana oltre a un programma pastorale. Al momento è stato anche pubblicato un documento diocesano in tema di povertà. Si tratta di una grande lavoro che costituirà un’ottima base di partenza per la nuova pagina di storia che si apre ora anche per la nostra Chiesa. Mi pare importante sottolineare come la richiesta più citata a tutti i livelli sia stato il bisogno di ascolto e don Giuseppe, nell’intervista fatta subito dopo l’annuncio, ha parlato proprio della collaborazione e della condivisione comunitaria. Abbiamo bisogno di un vescovo che stia con i preti e che valorizzi i laici: troverà un clero obbediente, magari a volte mugugnerà, ma ascolta il suo pastore». Quali sono le esperienze più importanti della vostra Diocesi? «Qui sono nati centri caritativi importanti come l’Ente Germanò di Oppido Mamertina, di cui sono presidente, e il Centro Presenza di Palmi. Il Germanò è stato il primo centro per malati di Aids costituito con fondi Cei in tutto il Sud Italia, ancora oggi abbiamo con noi 18 ospiti, molti dei quali dal Nord. A questo nel tempo si sono aggiunti un centro diurno per la riabilitazione di bambini con disabilità e una residenza per anziani. Anche il Centro presenza si occupa di disabilità e anziani. Nella nostra Diocesi poi vivono molti migranti, molti piccoli pezzi d’Africa che si sono trasferiti qui. È noto in particolare il campo profughi di Rosarno, dove vivono in tremila, impiegati in lavori stagionali: i giornali nazionali ne hanno parlato più volte fin dalla rivolta del 2010. Per questo ci sono numerose mense, nelle quali queste persone trovano cibo, ma anche vestiti e assistenza. Le parrocchie sono molto attive, ma anche le associazioni e i movimenti ecclesiali come il Rinnovamento nello Spirito Santo. In generale la Chiesa è molto presente, sono molte le persone che senza il nostro impegno non potrebbero avere una vita dignitosa». Il vostro è un territorio meraviglioso, una natura spettacolare con la montagna che si getta a picco nel Tirreno. Ma è anche un territorio piagato dalla presenza della ‘Ndrangheta… «La ‘Ndrangheta è presente e purtroppo blocca molti processi di crescita e sviluppo. La si vede nei Comuni sciolti per mafia, in certi tenori di vita di famiglie che non lavorano o lo fanno saltuariamente. La Chiesa prende le distanze in molti modi, a partire dal decreto con cui mons. Milito alcuni anni fa ha “purificato” le processioni dopo l’episodio del cosiddetto “inchino” davanti alla casa di un boss. Ora, un mese prima della celebrazioni, le parrocchie consegnato alla Questura l’elenco dei portatori della statua del santo e solo chi non ha avuto contatti con la criminalità viene ammesso. Purtroppo questa forma di mafia è più subdola delle altre perché si struttura nella famiglia, e alla famiglia si appartiene per nascita. Per questo la Chiesa fa molto anche in senso educativo, attraverso gli scout dell’Agesci e dell’Fse, il Cammino neocatecumenale e i gruppi giovani e famiglie. Tutto questo nutre la nostra speranza. Riprenderemo il nostro cammino con il nuovo vescovo, aperti a vivere nuove esperienze».

La Diocesi, numeri e caratteristiche

La Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi conta 173.418 battezzati (su 175 mila abitanti) ed è suddivisa in 66 parrocchie appartenenti a quattro vicariati e 33 comuni. Secondo l’Annuario Pontificio 2022, conta 112 presbiteri di cui 89 secolari, 27 religiosi e 109 religiose e 32 diaconi permanenti. La cattedrale di Oppido Mamertina è dedicata a Santa Maria Assunta, la concattedrale di Palmi a San Nicola di Bari. La popolazione è composta per lo più di professionisti e insegnanti, i giovani tendono a partire per il Nord per studio e a non tornare. Un polo fondamentale è il porto di Gioia Tauro che ha dato lavoro e permesso a molte famiglie di rimanere nella propria terra.

I nuovi piccoli amici di don Giuseppe

“L’arte che accarezza” è un progetto attraverso il quale due associazioni di Taurianova hanno riunito i bambini orfani di uno o due genitori. Non si tratta di un progetto diocesano, ma nel tempo il vescovo Milito se n’è preso cura, parlandone anche a papa Francesco che ha mandato un crocifisso benedetto. Ora questi piccoli attendono con trepidazione il loro nuovo amico don Giuseppe.

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