Ma... cosa offre la Chiesa? Le risposte di Pastorale dei giovani, Azione cattolica e Agesci

È la domanda che sta dietro alle riflessioni di don Paolo Zaramella (Pastorale dei giovani), Gianluca Carraro (Azione cattolica) e Chiara Fabris (Agesci). Servono risposte condivise

Ma... cosa offre la Chiesa? Le risposte di Pastorale dei giovani, Azione cattolica e Agesci

Offre ulteriori spunti di riflessione, don Paolo Zaramella, da sette anni alla guida dell’ufficio diocesano di Pastorale dei giovani. «È vero, i giovani non sono molto presenti nelle assemblee domenicali, e nelle comunità si vedono a singhiozzo; c’è da chiedersi che cosa facciamo noi adulti per loro. Credo che sia necessario impostare delle relazioni, i giovani chiedono di esserci e di potersi raccontare. Percepisco, inoltre, il loro bisogno di spiritualità che trova risposta solo se si è in grado di coinvolgerli in tutte le dimensioni umane: fisica, spirituale, intellettuale. Penso sia importante tornare al primo annuncio di Gesù, alla Buona notizia, proprio come ci dice papa Francesco nella Christus vivit». Un altro aspetto su cui don Zaramella si interroga riguarda il linguaggio: «Oggi ci manca quello giusto per parlare ai giovani. Credo poi che, in chiesa, sia necessario far respirare loro un clima di benessere, la presenza di una fraternità che vada oltre il tempo della messa: prima di qualsiasi relazione con loro, chiediamoci che cristiani vogliamo essere».

«La nostra associazione sta cercando di guardare più al valore delle relazioni e meno ai numeri – gli fa eco Gianluca Carraro, 30 anni, vicepresidente rappresentante dei giovani dell’Azione cattolica di Padova – Non è semplice dire perché alcuni giovani non partecipino alla vita delle comunità, forse a volte si sentono chiamati solo per svolgere “servizi” e non siamo in grado di offrire qualcosa di più profondo; il periodo del Covid non ha aiutato e le parrocchie si sono trovate ad affrontare altre priorità». L’Azione cattolica si interroga molto, «per questo stiamo aprendo dei “cantieri” su ambiti come inclusione, bioetica, omosessualità, coppie conviventi. C’è poi il progetto “Simbolo” che vuole accompagnare i giovani nel loro cammino di fede, mediante la presenza di una guida spirituale. In generale credo che tutti i giovani si pongano le domande esistenziali: a noi spetta il compito di metterci in relazione con ciascuno di loro e continuare, con la nostra vita, a offrire una testimonianza di fede». «Rappresentiamo un osservatorio privilegiato dove il giovane vive il servizio, sia in ambito parrocchiale sia al di fuori, immerso comunque in una dimensione spirituale – afferma Chiara Fabris, responsabile Agesci per la zona dell’Alta Padovana – Al percorso scout si avvicinano molti ragazzi che, crescendo, non sempre rimangono nel gruppo; purtroppo a volte non riusciamo a far vivere loro pienamente la fede o non li aiutiamo a riconoscerla. Più in generale, credo che i giovani che non frequentano la Chiesa o la parrocchia, siano diffidenti; forse la chiave giusta è far vivere loro esperienze dove possano sperimentare una dimensione di vita reale, pratica, fatta anche di fatiche, ma che ti accompagna in un bellissimo cammino di fede. Nel mio percorso ho conosciuto grandi figure di preti e di educatori che sono stati di esempio per ragazzi e giovani, mettendosi loro accanto».

Il Sinodo dei giovani ha interrogato la Chiesa locale
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Nel periodo settembre 2017-maggio 2018, quasi 5 mila giovani della Diocesi di Padova sono stati coinvolti nel Sinodo dei giovani, attraverso il quale hanno voluto rispondere alla domanda del vescovo Claudio: «Cosa secondo te vuole il Signore per la Chiesa di Padova?». Il frutto del lavoro di discernimento è stata la Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova, che ha evidenziato il loro pensiero, racchiuso in quattro macrotematiche: accompagnare ed essere accompagnati; prendersi cura della comunità; liturgia, preghiera e Sacra Scrittura; vivere la fede negli ambiti di vita. Le riflessioni contenute nella Lettera dei giovani hanno contribuito in questi anni a definire le linee progettuali della pastorale giovanile. Tra i frutti del Sinodo anche i “cantieri” su affettività, carità e liturgia, la Scuola di preghiera online, la Formazione per accompagnatori spirituali.

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