Monteortone. Casa del Pellegrino, Casa di tutta la comunità

Monteortone La Casa del Pellegrino da vent’anni è un centro di spiritualità, cultura, accoglienza e carità per la parrocchia. Fino al 31 gennaio ospita una mostra sul meraviglioso e martoriato Yemen

Monteortone. Casa del Pellegrino, Casa di tutta la comunità

La Casa del Pellegrino di Monteortone da vent’anni rappresenta un volano di pastorale, carità e cultura per tutta l’unità pastorale. In questi giorni, in particolare nei locali adiacenti al bar della struttura, è allestita la mostra fotografica “Yemen, il paese dell’incenso e delle Mille e una notte” che rimarrà aperta fino al 31 gennaio e raccoglie immagini di questa terra all’estremità meridionale della penisola araba, scattate nel corso di due viaggi effettuati prima del 2008 da Francesco Carmignoto, medico in pensione amante della fotografia, che definisce lo Yemen «terra misteriosa che ha sempre attirato storici, geografi e avventurieri alla ricerca di città incantate e di regni favolosi, che merita di essere conosciuta e ammirata».. Non è la prima volta che la Casa del Pellegrino viene utilizzata per avvicinare le persone alla cultura. «L’anno scorso abbiamo allestito una mostra sulla storia di Monteortone nel Novecento – spiega il volontario Ferruccio Bernardi – Dopo il successo di questa iniziativa abbiamo pensato di ripeterla». Tuttavia, la Casa del Pellegrino è anche ospitalità e attenzione al prossimo. Un tempo, la struttura era appannaggio dei pellegrini che si recavano al santuario da ogni parte d’Italia. Di proprietà dei Salesiani dagli anni Trenta del Novecento, era adibita in parte a stalla e rustico di campagna, nel 1995 l’edificio è stato acquistato dalla parrocchia e ristrutturato anche grazie a un contributo statale. Inaugurata nel 2003, ha mantenuto l’aspetto originario, con le travature in legno, i pavimenti in cotto e parte degli intonaci, ma gli spazi sono stati organizzati in modo da ricavarne sei piccoli appartamenti destinati alle emergenze abitative. Al suo interno sono presenti una cappellina e alcune sale in cui si tengono catechesi e incontri di formazione, per corsi di yoga e altre iniziative. «Da vent’anni la Casa è stata accogliente in tutti i sensi: per i pellegrini, per la comunità (con le varie attività dai più piccoli ai più grandi), per chi aveva bisogno di una casa almeno temporaneamente. Tutto questo grazie al contributo di tanti, sia nella fase dei lavori sia nel tempo della gestione», commenta il parroco di Monteortone, don Giuseppe Galiazzo. In una struttura così vivace non poteva mancare un bar – punto di incontro per la comunità e servizio utile ai pellegrini dell’antico Santuario della Madonna della Salute. Qui ha sede anche l’ufficio della Caritas dell’unità pastorale, che ha in carico una settantina di famiglie. Dall’inizio della pandemia, continuando l’iniziativa promossa dalla Diocesi “La carità nel tempo della fragilità”, sta aiutando le famiglie non solo con i generi alimentari ma anche con il pagamento di bollette e affitti, grazie alla generosità di molti che continuano a sostenere questa iniziativa

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