"Oggi è Tempo di annunciare il Vangelo"

«Questo è Tempo di annuncio del Vangelo, non di cose da fare. E sulla capacità di annunciare misuriamo anche la validità delle iniziative». Nella conclusione dell’omelia del vescovo Claudio, c’è il senso e lo stile della nuova stagione che la Chiesa di Padova si appresta a vivere. Sabato mattina l'apertura con l'assemblea diocesana in Cattedrale.

"Oggi è Tempo di annunciare il Vangelo"

«Questo è Tempo di annuncio del Vangelo, non di cose da fare. E sulla capacità di annunciare misuriamo anche la validità delle iniziative». 

Nella conclusione dell’omelia del vescovo Claudio, c’è il senso e lo stile della nuova stagione che la Chiesa di Padova si appresta a vivere. Se lo scorso anno è stato segnato dal percorso sinodale dei giovani, concluso con la Lettera scritta dall’assemblea raccogliendo gli stimoli provenuti da oltre 5.000 coetanei, il prossimo avvio della visita pastorale rappresenta un nuovo tassello di un cammino che si annuncia lungo, complesso, ed entusiasmante.

Tra un mese il via alla visita pastorale

L’icona del Seminatore non è solo un passo del Vangelo a cui guardare.
È un impegno da assumere nella quotidianità, sicuri come siamo – e lo ricorda con forza il vescovo Claudio – che «Il seminatore esce e uscirà a seminare, oggi e nel futuro. E anch'io con la mia visita pastorale voglio venire a seminare con generosità, senza calcoli. Seminare le cose di Dio, non le nostre: sentimenti di pace, fraternità, giustizia, amore, comunione. Vorrei seminare su tutti i terreni, anche le comunità più piccole, senza chiedere nulla in cambio. Vi penso tutti come terreni buoni e fertili, vi chiedo di saper accogliere non tanto me, che sono solo un segno, ma il Signore e la sua Parola».

La parrocchia, conta "essere" più che "fare"

Da cosa riconoscere, allora, una comunità matura e autentica nella fede?
Non tanto nelle iniziative che sa organizzare, ma nella sua capacità di “essere un solo corpo”, testimoniando nella vita quell’unità nel Vangelo e quella comunione dello Spirito a cui i cristiani sono chiamati.
È un impegno forte, quello a cui il vescovo richiama la sua chiesa, che risuona anche nella testimonianza di Camilla Forza, una dei membri dell’assemblea sinodale.

I giovani: fede e vita, dimensioni da unire

C’è una dicotomia tra fede e vita, che i giovani sentono e di cui soffrono.
«Se per gli adulti di oggi i patronati erano anche il luogo del tempo libero, dello sport, del divertimento, oggi per noi sono esclusivamente il luogo dove facciamo esperienza di Dio. Il resto della vita è fuori, altrove… ma può la fede vivere senza abbracciare studio, lavoro, amicizie? E possono studio, lavoro, amicizie avere davvero senso una volta escluse dall’orizzonte della fede?».

Naturalmente no, verrebbe da rispondere. Ma ricomporre quell’unità perduta chiede almeno due condizioni: una chiesa realmente “in uscita”, non rinchiusa nei recinti angusti delle strutture parrocchiali; e «adulti che ci mostrino come la fede ha plasmato la loro vita. Sono le nostre vite ad annunciare Cristo, se siamo felici, perché Cristo cambia le persone che incontra e rende bella la loro vita».

Tracce per un anno attento allo stile più che ai calendari

Per incamminarsi su nuove rotte, le Tracce rappresentano una bussola.
A settembre sono state presentate in ben 16 incontri nel territorio, evidenziando alcuni aspetti chiave che ne hanno guidato la stesura: il desiderio di brevità, chiarezza, l’esigenza più volte manifestata in passato di non inventare sempre nuove cose ma rispettare i tempi lunghi di assimilazione nelle comunità.

«Il testo – ha sottolineato nel presentarlo don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale – vuole offrire una reale restituzione di quanto vissuto in questi mesi, dal cammino sinodale alla riflessione sulla parrocchia, mettendo al centro l’orizzonte della evangelizzazione e la parrocchia come soggetto unitario di evangelizzazione, in cui vivono carismi e ministeri, in cui ogni battezzato deve avere la consapevolezza di costituire ed essere chiamato a costruire la comunità. Ecco perché indica più uno stile che calendari, scadenze e compiti. Guardiamo al modo di essere più che alle cose da fare, anche oltre l’anno che oggi apriamo. Camminare è un'arte, silenziosa e umile».

La strada è aperta, è tempo di andare.

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